9: Astrid

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Caro Emerald,
Perdonami la calligrafia orribile e le poche parole che ti scriverò ma sono in una situazione un po'... scomoda.

Di fatto sto scrivendo con il foglio appoggiato al muro e non è una delle posizioni migliori. Per stare più comoda poggio un piede sulla parete dietro di me e metto il foglio più in basso, poi continuo.

Questa non è una domanda a cui si può rispondere velocemente... avrei bisogno di pensarci. Ma allo stesso tempo devo consegnare il biglietto entro l'ora di pranzo.

Quale posto vorrei visitare? Bella domanda. Vorrei saperlo anche io. Ci sono un po' i classici posti... sai: l'Italia, l'India, la Grecia, il Giappone... quei paesi che bene o male vogliono visitare tutti quanti.

In particolare, poi, vorrei andare in Norvegia. Ad Oslo dov'è nata mia madre, magari. Mi piacerebbe visitare anche di più l'America... è il posto dove viviamo ma non tutti sappiamo quant'è bello il nostro paese. Tutti lo definiscono un paese senza storia, io non penso sia così. Magari è ridotta rispetto ad altri paesi, ma abbiamo anche noi qualcosa.

Rileggo la mia risposta e la mia espressione continua ad essere insoddisfatta: è una risposta così monotona e... spenta, non lo so.

Torno dritta in piedi e sbuffo, poi mi siedo sulla tazza poggiando il foglio sulle gambe e guardandolo con fare scrupoloso.

E se...
No. Non posso.
Ma sarebbe veramente una bella risposta, quella lì...

Mi mordo il labbro rigirandomi la penna tra le mani, poi sospiro e decido di aprirmi totalmente a Emerald con quello che stavo per scrivere. Ormai la mia penna non conosce più limiti, questi biglietti sono diventati una sorta di diario.

Poi... se fosse possibile, vorrei poter visitare la mente delle persone. Un labirinto di muri e di specchi così contorto e confuso, pieno di graffiti e immagini sbiadite, qualcosa che vorrei poter decifrare o capire. Nessuno può capire a pieno una persona e la cosa mi dà i nervi: per me deve essere tutto chiaro, senza giri di parole inutili, maschere, finzioni...Ma ahimé, penso resterò all'idea dell'America.

Mi lascio scappare un sorriso e firmo il biglietto, poi esco dal bagno e mi dirigo velocemente al secondo piano con il foglio ripiegato e stretto nella mia mano.

Sono così nervosa... non penso di aver mai detto uno dei miei tanti pensieri assurdi a qualcuno, nemmeno Testa Bruta.

E invece... ora li avevo scritti proprio a Emerald...

"Attenta!!" Sento una voce femminile di fronte a me e alzo la testa di scatto, dato che avevo lo sguardo perso di fronte a me per via dei miei pensieri.

Non faccio in tempo a fermarmi però che mi ritrovo di colpo per terra, ma la prima cosa che faccio è stringere nel pugno il mio tesoro di carta.

"Ma perché non guardi dove vai, Hofferson?" Sbotta nervosa e si rialza, al che alzo anche io lo sguardo per capire chi fosse.

Ah... Heather. Abbiamo qualche corso insieme, o lo avevamo, non ricordo...

"Ero distratta, non farne un dramma se ti si è sgualcita la giacca" le rispondo cercando di buttarla sul ridere, ma lei mi lancia una solita occhiata gelida e si aggiusta i capelli col suo solito fare altezzoso.

Solita acida Heather.
Quella mi odia senza un motivo, io non le ho fatto mai niente... sarà che sono l'unica alla quale non può mettere i piedi in testa, boh.

"Sei sempre il solito disastro, non cambierai né crescerai mai" e dopo questa importante lezione di vita, la corvina si sistema la giacca e prosegue lungo il corridoio.

"Cose da pazzi..." mormoro scuotendo la testa, poi decido di tornare in classe: avrei consegnato il biglietto dopo la pausa pranzo, prima dovevo fare una cosa.

~

Bᴜɴᴄʜᴇs ᴏғ Qᴜᴇsᴛɪᴏɴs  ||Hiccstrid||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora