16: Astrid

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Sto correndo così veloce che sento il cuore martellare nel petto con una forza incredibile e la mia treccia "fluttuare" dietro la mia testa.

La campanella è appena suonata e io ho messo il mio biglietto per Emerald nel famoso armadietto del secondo piano, e sono dovuta scappare via perché avevo sentito dei passi salire le scale. Avevo una paura tremenda che fosse lui, e sinceramente non volevo che mi vedesse.

Se non voleva che sapessi chi fosse, non volevo nemmeno scoprirlo. Arrivo in fondo al corridoio così da scendere le altre scale e non incontrare nessuno e soprattutto per non imbattermi in lui, poi esco velocemente dalla scuola.

Il mio obiettivo adesso è uno ed uno solo, il suo nome inizia con "Testa" e termina con "Tufo".

Il mio migliore amico non è meno importante di nessuno, nemmeno di uno strano corteggiatore che manda biglietti anonimi che mi fanno battere il cuore in modo anomalo e stranamente piacevole.

L'ho detto davvero, uoh.

Solo una volta arrivata nel cortile, però, ricordo un dettaglio importante: Tufo ha sempre preferito aspettare che fossero usciti tutti prima di andarsene, così da non imbattersi in tutta la massa di ragazzi che corrono alle scale e verso le porte.

E così eccomi qui, correndo in senso contrario rispetto a tutti i ragazzi che sono appena usciti da scuola per tornarsene a casa. 

Dopo essermi fatta strada come una biscia fra tutti i ragazzi che borbottavano perché continuavo a strisciare tra la folla, impedendogli quindi di uscire in fretta, lo vedo. È appoggiato con una spalla alla porta, i due piedi incrociati e le mani in tasca; ha lo sguardo basso e il cappuccio dal quale fuoriescono i suoi rasta biondi, forse ha anche le cuffie.

"Tufo!" Urlo il suo nome per farmi sentire, ma non ottengo nessun risultato. Deve avere davvero le cuffie. Quando riesco ad oltrepassare tutte le persone mi dirigo alla porta con passo spedito, il quale però rallenta mano mano che mi avvicino a lui.

E ora che mi vede... che faccio?

Mi fermo a pochi passi da lui constatando questo mio pensiero, ma la dea bendata della fortuna non si gira mai dalla mia parte, e infatti Tufo -magari accortosi della presenza di qualcuno- alza la testa e mi guarda negli occhi, forse per cercare di capire cosa volessi dirgli dato che ero muta come un pesce. Ero stranamente muta come un pesce.

"Astrid." Mi dice semplicemente e si toglie il cappuccio dalla testa, poi sfila le cuffie che effettivamente aveva nelle orecchie.

"Tufo..." sussurro, poi abbasso la testa. "Io vorrei dirti qualcosa ma non so nemmeno da dove iniziare-"

"Non dire niente" la sua voce mi interrompe e io alzo lo sguardo confusa. No, non volevo assolutamente rimanere zitta e rimandare la questione, non era un'opzione.

"Tufo ascoltami... io- lo ammetto, ho sbagliato...però sii sincero con te stesso. Come potevo sapere che provi ancora qualcosa per me se non me l'avevi mai detto?" arrivo dritta al punto e in maniera forse troppo diretta, dato che lo vedo trattenere una risatina amara.

"Non sono cose che si dicono, Astrid. Si scoprono nel silenzio dei gesti che qualcuno fa per te" queste sue parole mi lasciano a bocca aperta, non l'ho mai sentito tanto serio. "Quello che mi ha dato fastidio è che mentre io ci provavo c'era anche quel neopoetico del tuo ammiratore" sbuffa in maniera sarcastica e io mi faccio scappare una risatina.

"Effettivamente a volte usava termini e frasi veramente strane..." sorrido solo ripensandoci, poi alzo la testa.
"So che sto per chiederti qualcosa di altamente egoista... ma forse dovremmo solo... andare avanti. Sia io sia tu."

Mi rivolge uno sguardo leggermente triste, il quale a dir la verità mi fa sentire una stretta fitta e dolorosa allo stomaco.

"Proprio non ho speranze, mh?" Abbassa lo sguardo tenendo quel sorriso rammaricato e consapevole in faccia, quello che più odio vedere sulle persone e per di più a causa mia.

"Preferisco averti come fratello che come possibile compagno amoroso... abbiamo capito entrambi che l'amore può farci star male" lo guardo negli occhi sperando che capisca a cosa mi riferisco, ovvero al nostro passato, a quanto abbiamo sofferto, a quanto quella misera relazione abbia sottratto al bellissimo rapporto che avevamo prima, a quanto sia stato difficile riappacificarci.

"Volevo solo una seconda possibilità... ma ho appena capito che dovrò accontentarmi di passare le notti con te e mia sorella a mangiare pizza e guardare serie tv" lo sento ridere, e dal suo sguardo mi sembra di capire che sia una risata veramente divertita. La cosa fa sorridere anche me.

A un certo punto sento la sua risata scemare piano piano, il suo sguardo si fa sempre più serio. Fa un passo verso di me e avvicina una mano sulla mia guancia che io guardo con una leggera diffidenza. Non mi allontano, però, anzi permetto alla sua mano di poggiarsi e al suo pollice di accarezzarmi lo zigomo.

"Hai un sorriso così bello..." mi sussurra, io ho una strana sensazione nello stomaco che non vorrei sentire. "Spero tu trovi qualcuno che ti faccia sorridere sempre così, qualcuno che non ti faccia piangere mai come ho fatto io" e dopo quelle parole mi scocca un leggero bacio sulla fronte.

"Tufo..."
"In senso fraterno, tranquillo" si stacca e mi guarda sorridendo. "Il primo che ti fa soffrire si ritrova senza palle, parola mia" e detto ciò mi rivolge un altro sorriso rassicurante, forse aspettando che sorrida anche io e che mi convinca. Non posso evitare di sorridere anche io, infatti, e solo a quel punto lo vedo tendermi una mano.

"Vieni a mangiare da noi? Ordiniamo cibo cinese se vuoi"
Afferro la sua mano consapevole del fatto che meglio di lui non mi conosce nessuno e accettando silenziosamente la sua proposta.
"Tutta tua."

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Bᴜɴᴄʜᴇs ᴏғ Qᴜᴇsᴛɪᴏɴs  ||Hiccstrid||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora