Me li meriterò un giorno come i tuoi baci

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"Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio»".

-Atti 5:3-4

Quando Aurora fu in camera sua, sbatté la porta e si sedette davanti la sua scrivania.
Prese a scrivere qualcosa in russo, qualcosa che l'aiutasse a sfogare la rabbia. Non sopportava più quell'uomo tanto altezzoso quanto arrogante. Non poteva tornare così dal nulla e far finta di niente, come lei non poteva lasciarsi distruggere da quella situazione.
A quel pensiero Aurora smise di scrivere. Pensò che in fondo certe cose era meglio lasciarle stare e non pensarci.
YOLO.
Era la parola che Dimitri le aveva sempre detto. "Yuo only live once". Si vive una volta sola. Aurora ci pensò a lungo ma poi lasciò stare. Era più forte di sé. Dava troppo peso a tutto quello che sentiva. E cambiare se stessa non era il modo giusto per affrontare quella storia. Tanto ci avrebbe sofferto ugualmente ma non lo avrebbe dato a vedere. Come sempre avrebbe lasciato al tempo tutto quanto.
"Cosa scrivi?" Le domandò la voce di sua madre.
Aurora si voltò. Aveva fatto irruzione in camera sua, probabilmente, quando era immersa nei suoi pensieri.
"Niente di che" si limitò.
"Sei arrabbiata con tuo padre?" Continuò Alexandra sedendosi sul bracciolo della sedia.
"Sì ma non solo mamma. Ho tante emozioni negative dentro me che vorrei esplodere. Lo odio" affermò digrignando i denti.
Alexandra rise.
"Hai la sua stessa buffa faccia quando si arrabbiava da ragazzo. Comunque, io capisco che per te è tutto nuovo e troppo difficile da accettare ma ti prego di dargli una possibilità" le consigliò sua madre carezzandole la bionda chioma.
Aurora sbuffò.
"Lui a me non ha mai dato una possibilità"
"Ma tu non sei lui, non fare come ha fatto lui. Ti prego Rory" la supplicò.
"Non lo so. Ci proverò" affermò con voce flebile la bionda.
Sua madre sorrise e se ne andò.
Aurora prese dal cassetto della sua scrivania un pacchetto di sigarette ed iniziò a fumare.
"Ho bisogno di parlare con Ciel"
pensò.
Era incredibile come nel giro di due giorni quel ragazzo si fosse trasformato dall'essere più irritante al mondo, al suo miglior confidente.
Aurora pensò anche che avrebbe dovuto dirlo a Irina ma non era pronta a sentirsi dire "perdonalo". Certo anche Ciel le aveva consigliato la stessa cosa ma sentirlo da una persona che non sapeva niente di lei, era diverso.
Dopo aver gettato fuori il fumo, prese il telefono e cercò il numero del biondo per proporgli di fare colazione insieme. Ma si fermò quando realizzò che non aveva il suo numero.
"Merda" pensò.
Arresa gettò il telefono sul letto ignorando i messaggi di Irina e Micheal.
"Quei due si comportano in maniera strana ultimamente" disse Aurora vedendo la notifica dei loro messaggi.
"Ma ho troppe cose per la testa per dedicarmi a loro" fece spallucce.
"Secondo me ti nascondono qualcosa" disse una voce maschile.
Aurora si morse il labbro e si girò verso la figura di suo padre appoggiato alla porta.
"Sai gli esseri umani sono strani bambina mia. E strani in senso negativo intendo. Lasciali stare. Ti faranno diventare cattiva come è successo al tuo papà" disse l'uomo con una voce così acuta e ironica da non capire se stesse scherzando o se fosse la verità di una persona ubriaca e fatta.
Aurora non rispose. Guardò un attimo l'uomo con un volto interrogativo e poi prese parola.
"Ma che stai dicendo? Parli di noi come se tu fossi un alieno o una creatura soprannaturale"
L'uomo accennò un sorriso inquietante. Poi si avvicinò in una maniera lenta  al volto della figlia.
"Capirai tutto a tempo debito bambina mia" disse a pochi centimetri dal suo volto per, poi, scoppiare in una risata isterica che terrorizzò Aurora tanto che non rispose.
Soddisfatto si voltò e si diresse verso la porta, però si fermò per un breve istante.
"Ah bambina, la prossima volta che torni a casa con la puzza di marijuana adosso e le pupille dilatate, sappi che ti darò tante di quelle botte che ti pentirai di essere nata" l'avvertì con un tono serio.
Aurora deglutì. Non ci aveva proprio pensato a togliersi di dosso quell'odore. Piano annuì al padre e poi ringraziò qualcuno lì su per aver fatto in modo che sua madre non l'avesse scoperta.
Sollevata prese il telefono e vide che oltre i messaggi di Irina e Michael c'erano anche quelli di Dimitri.
Irina Burinova: Aurora tutto bene?
Potresti anche rispondere, sei sempre con il telefono in mano...😠
Micheal Smith: Aurora ti prego rispondi a Irina che mi sta rompendo il cazzo da due ore.
Dimitri Ivanov: Ciao Aurora, domani ti va di fare colazione insieme?
Aurora rise di gusto a leggere i messaggi dei suoi migliori amici ma sbuffò davanti quello di Dimitri.
"Questo si sta illudendo troppo"
Dopo aver detto a Irina di non preoccuparsi, scrisse a Dimitri che domani ci sarebbe andata con piacere a patto che offrisse lui.
Per non avere altre rotture, la russa disabilitò whatsapp e decise di vedere un film horror, suo genere preferito. Dopo varie ricerche e imprecazioni per la poca originalità nelle trame, decise di rivedere un vecchio classico come "L'esorcista".
La mattina seguente, i raggi del sole appena sorto si riflettevano sulle palpebre chiuse di Aurora. La ragazza strizzò gli occhi, che aprì lentamente, e con fatica. Per via della luce, l'iride sembrava più chiara.
La ragazza posò il braccio sopra i suoi occhi per evitare alla luce di accecarla e con una lentezza quasi disarmante si alzò.
Sbadigliò più volte per poi accorgersi di avere il computer sulle gambe insieme al cellulare che segnava l'ora.
8:25
"Merda" pensò.
"Sono in ritardo"
Di fretta e furia si alzò dal letto che non rifece e andò in bagno a sciacquarsi il viso.
Non avendo tempo, prese dall'armadio le prime cose che gli capitarono a tiro:dei jeans strappati ed un top nero avente dei lacci che si legavano intorno alla vita.
Poi, dopo aver indossato le super star e un giacchetto di pelle, corse fuori casa.
Nel frattempo, a scuola, Irina guardava con preoccupazione il banco vuoto di Aurora. Non poteva pensare che fosse in ritardo in quanto era sempre stata una ragazza precisa e puntuale. Però anche l'ipotesi che fosse malata era da escludere perché glielo avrebbe detto come sempre. Sin dalle medie si dicevano i giorni in cui mancavano per non stare da sole con le vipere false e senza personalità della loro classe.
"Aurora è malata?" Domandò la professoressa di educazione fisica a Irina.
"Non saprei, non mi ha detto niente" rispose sconsolata senza voltarsi.
"Mi guardi in faccia Burinova quando le parlo" la rimproverò.
"Che palle questa" disse piano Irina, rivolgendole il suo sguardo assente.
"Probabilmente Aurora sta ancora dormendo nel letto del suo nuovo amante. Zoccola com'è" commentò la voce acuta e fastidiosa di Karen.
"Ripetilo un po' se ne hai il coraggio" sbottò Irina verso la ragazza che le sorrideva soddisfatta.
Karen Allen era la nemica giurata di Aurora, almeno lei si considerava così dato che Aurora non la considerava minimamente. Chiunque l'avrebbe descritta come una ragazza ninfomane e narcisista. Troppo insicura di sé tanto da attaccare sempre le ragazze considerate più belle di lei come Aurora.
La sua paura di essere giudicata si notava dalla voce tremolante di quando insultava e quindi, lei, cercava di nascondersi dietro chili e chili di trucco. Però non era brava a truccarsi. Aveva una carnagione olivastra ma usava un fondotinta di tre toni più chiari, tingeva i capelli castano scuro di biondo e nascondeva i suoi occhi marroni dietro delle lentine azzurre perché era convinta che la bellezza dipendesse dai capelli biondi, gli occhi azzurri e la carnagione chiara. Cercava di imitare Aurora persino nello stile ma sembrava un salame insaccato in quanto più bassa e paffuta della bionda.
"È la verità tesoro mio, Aurora è un grande puttanone da battaglia" continuò ad insultarla.
"Adesso ti spacco la faccia" si alzò Irina ma Micheal la trattenne consigliandole di mantenere la calma perché tanto non né valeva la pena.
"Bravo Micheal, non né vale la pena. Sto dicendo solo la verità e quella lì non merita di stare vicino Ciel" disse rivolgendo uno sguardo da gatta morta al ragazzo in questione che ricambiò lo sguardo solo per prenderla in giro.
"L'insegnante di inglese dice che è una ragazza così profonda e una brava scrittrice ma secondo me la da a tutti, maschi e femmine. Vuole fare l'indifferente, far finta di fregarsene dei cazzi altrui, pensa di ingannarmi. Ma io l'ho capita sai Irina?! Lei i cazzi altrui li vuole tutti in mano. E non parlo in senso figurato" disse Karen diventando pesante.
"Li voglio in mano per metterli in bocca a te finché non soffochi" rispose ad una certa Aurora in piedi davanti la cattedra.
Tutta la classe rise mentre Karen sbuffò non sapendo cosa ribattere.
"Ben arrivata signorina. Tutto bene?" Domandò la professoressa con un sorriso sul volto. Le piacevano le discussioni tra le alunne per questo non era intervenuta.
"Sì mi sono solo svegliata tardi" si giustificò dirigendosi al suo posto.
"Finalmente Auri" disse Irina piena di gioia ricevendo il dolce sorriso dell'amica.
"A me non hai mai sorriso così" ironizzò Ciel. Aurora alzò gli occhi al cielo. Ma come?! Ieri l'aveva consolata e si era dimostrato fin troppo dolce mentre adesso era tornato il solito sbruffone di sempre.
"Non te li meriti i miei sorrisi" rispose Aurora facendo ridere il biondo.
"Me li meriterò un giorno come i tuoi baci" disse prendendo con un dito il mento della ragazza. Aurora arrossì più per l'imbarazzo che per il fastidio.
"Ehy piccioncini dobbiamo andare in palestra" li avvertì Micheal. I due si guardarono perplessi per poi ricordarsi che era l'ora di ginnastica.
'Merda, ho i jeans'  pensò Aurora.
Veloce si alzarono e corsero in palestra dove Aurora iniziò a tirare pugni contro il sacco da box, sport che praticava da tre anni a quella parte.
Irina, invece, si sedette sul materassino e iniziò a navigare su instagram mentre Micheal e Ciel giocavano a basket con gli altri maschi.
Ma Ciel smise di giocare quasi subito quando notò un ragazzo dai capelli biondi avvicinarsi ad Aurora.
"Ti ho aspettato tanto questa mattina" disse arrabbiato.
"Dimitri sei tu!" Notò Aurora continuando ad allenarsi.
"Mi dispiace ma mi sono svegliata tardi e se non ci credi puoi guardare anche sul registro di classe"
Il ragazzo strinse i pugni. Si sentiva offeso. Era buona educazione guardare negli occhi chi ti parlava mentre lei lo ignorava.
"Mhm tu che fai tardi... non è da te" disse tornando calmo.
"Puoi anche non credermi, non mi interessa" fu la risposta di Aurora. Il suo tono era davvero disinteressato.
"Ma che hai?! Potresti guardarmi sai?!" Si arrabbiò.
"Non ora Dimitri, ho così tanta rabbia dentro me che finirei per mandarti all'ospedale con un solo pugno" l'ammonì.
Il ragazzo si preoccupò di quella risposta.
"È successo qualcosa? Hai una rabbia repressa, poi hai ripreso a fumare erba..."
Aurora si fermò e si girò verso il suo ex. Poggiò delicatamente la sua mano sul viso di lui.
"Tranquillo" sussurrò dolce.
"Aurora io.." non fece in tempo a finire la frase che Ciel si presentò davanti loro.
"Zuccherino è finita l'ora, torniamo in classe" disse afferrando il polso della bionda e la trascinò via da Dimitri.


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