Hai il mio odore addosso

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"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore."

-Giovanni 4:8

Quando Ciel tornò nel salotto del suo appartamento, teneva tra le mani due tazze ripiene di caffè amaro.
"Grazie" gli disse Aurora accennando un sorriso mentre il ragazzo poggiava la tazza fumante sul tavolino.
"Sei ancora spaventata?" Si interessò il demone sedendosi vicino lei.
Aurora scosse la testa. Aveva un'aria tranquilla ma i suoi occhi emanavano altro. Erano ancora increduli.
"Non posso credere che questa sia la verità. Ho sempre pensato che questa potesse essere la verità ma esserci dentro fa uno strano effetto. Mi sembra un film con una trama avvincente e originale ma fa schifo esserne la protagonista" spiegò con gli occhi colmi di lacrime. In quei pochi mesi stava venendo fuori la sensibilità e i pianti celati dalla sua freddezza per diciassettenne anni.
Ciel la guardava compassionevole. Si era legato tanto a quell'essere così raro e avrebbe fatto di tutto per vederla sempre sorridere.
"Ti abituerai piano piano. Anche a me risulta tutto assurdo sai?! Non credevo che noi demoni o angeli potessimo procreare. Ci sono ancora tanti misteri sotto" svelò il biondo. Aurora, però, non lo ascoltò. Il suo sguardo si era perso tra il fumo del caffè.
"Ehy" la richiamò Ciel.
Piano la russa volse i suoi grandi occhi sul volto innaturale del ragazzo davanti lei.
Era buio e lui si lasciava illuminare solo dai freddi, chiari e argentei raggi della luna che filtravano dalla finestra. La sua carnagione sembrava più pallida, bianca come un alabastro, liscia come il marmo. Sembrava una statua animata dalla volontà divina e molti avrebbero sostenuto che fosse così.
"Sei bellissimo" sussurrò con voce soave e bassa.
Ciel sgranò gli occhi. Era consapevole della sua bellezza angelica e dell'attrazione che tutte le ragazze e alcuni ragazzi avessero per lui ma detto da lei sembrava qualcosa di sconosciuto.
"I-io" balbettò Ciel.
Aurora capì di aver messo in imbarazzo il demone così posò la tazza ormai vuota e si alzò per tornare a casa ma Ciel le afferrò il polso e la spinse verso sé circondandola con le sue braccia.
Aurora arrossì mentre sentiva il suo cuore esplodere.
Con dolcezza prese il mento della ragazza tra il pollice e l'indice per coinvolgerla in un bacio passionale. Nel frattempo le sue mani fredde accarezzavano il viso della ragazza finché non scesero all'altezza del bacino. Per un breve istante Ciel interruppe il bacio e tolse ad Aurora la bralette in pizzo. Poi prese a giocare con i suoi seni mentre la sua lingua era tornata a fare lo stesso con quella della figlia di Lucifero.
C'era un divano in pelle con dei cuscini bianchi, lì Ciel guidò il corpo, oramai, nudo della ragazza che si sdraiò aspettando che il biondo facesse lo stesso per poi poterlo stringere.
Le loro mani si sfiorarono più e più volte, le lingue si carezzavano mentre gli abiti del ragazzo seguirono quelli di Aurora.
Rimasero tutta la notte a fare l'amore illuminati dalla luce delle stelle. Sentivano di appartenersi, di essere destinati da sempre l'uno all'altra. Quando Ciel era entrato dentro Aurora si era sentito capito per la prima volta perché in fondo, nella loro diversità erano simili. Erano due maledetti: lui rancoroso, arrogante, egocentrico, incapace di perdonare e forse era questa la sua colpa più grande che lo aveva fatto cacciare dal paradiso. Mentre lei, anche se a volte fredda e distaccata, era buona, nascondeva una dolcezza infinita e una sensibilità sconosciuta. Per questo suo padre non l'aveva mai voluta, anche se a volte si era preoccupato per lei. Era diversa da ciò che era diventato lui. A volte la disprezzava per questo l'aveva lasciata sulla terra con la madre. Esiliata dall'inferno con il fine di proteggerla.
Lui un angelo attratto dalle tenebre mentre lei un demone, un mezzo demone, attratto dalla luce. Erano nati nel posto sbagliato. Ma ora che erano insieme avevano capito di aver trovato il loro posto.
Era mattina, ormai inoltrata. Il sole era nascosto dietro le nuvole grigie che non promettevano bel tempo.
Aurora era ancora addormentata sul divano di Ciel. Il suo corpo candido era coperto da un coperta di lana. Il demone non era di fianco a lei, si era alzato molto presto per poter riflettere su quella situazione. Era seduto sul tavolo a braccia conserte e con una tazzina di caffè di fronte. Guardava la bionda che dormiva beata e non poteva fare a meno di sorridere.
Si avvicinò lentamente ad Aurora e appoggiò una mano vicino al suo viso pallido. La baciò con dolcezza, le sue labbra avevano il sapore dell'aroma di caffè ed erano ancora calde dal contatto con la tazzina.
Aurora si svegliò di buon umore sentendo quei baci sul suo collo. Nonostante fosse sconvolta dalla vera identità del padre, con Ciel si sentiva in paradiso e riusciva a scordare ogni cosa.
"Buongiorno, non l'ho mai detto a nessuno pensandolo davvero quindi ritieni fortunato" scherzò Aurora ricambiando i suoi baci.
Gli occhi erano ancora chiusi e infastiditi dalla luce, i capelli biondi erano sconsigliati ma il viso era rilassato e privo di occhiaie e segni del cuscino.
"Ti alzi o vuoi restare lì in eterno?" Domandò Ciel allontanandosi da lei. Le indicò l'orologio sulla parete e Aurora notò che erano le undici passate.
"Avevo sonno" si giustificò. Il demone sorrise per poi andare in cucina.
'Ti preparo la colazione, avrai fame" questa era stata la ragione della sua fuga. Aurora approfittò di quel momento di solitudine per vedere il telefono. Sbuffò quando notò che era quasi scarico e sapeva che Ciel non aveva un caricatore.
Quel 15% di batteria le diede il tempo per poter rispondere ai sette messaggi della madre preoccupata. Aveva provato a chiamarla una decina di volte ma lei non aveva risposto. Aurora fu costretta a dirle la verità, purtroppo sua madre aveva chiamato anche Irina che, giustamente, le aveva detto che non era da lei. Aurora, inoltre, pregò sua madre di non dire niente a Lucifero.
"Eccomi" disse Ciel con un vassoio in mano. Aurora sorrise e spense il telefono.
"Voi demoni siete tutti così servizievoli?" Ironizzò.
Ciel si sedette accanto a lei e la fissò.
"Come ti senti?" La sua voce sembrava preoccupata.
"Sto bene. Dopo questa notte poi..." rispose spontanea Aurora maledicendosi, poi, per l'ultima frase.
Ciel non poté fare a meno di ridere.
"Capisco ahahah. Non avevo mai avuto un rapporto con un'umana prima di ieri sera e devo ammettere che è una sensazione piacevole" confessò il demone.
Aurora arrossì. Il.cornetto le sarebbe andato di traverso se lui avesse continuato con quelle battutine.
"Quindi..." cercò di dire lei.
Ciel smise di sorridere e guardò negli occhi la bionda. Aveva capito quello che voleva dire.
"La risposta è sì. Io e te ora siamo una coppia, abbiamo una relazione. Definiscici come vuoi. Tanto sarai mia per sempre, almeno la tua anima ora mi appartiene. Un legame tra demoni e umani dura per sempre anche dopo la morte e generalmente nasce da un'unione sessuale" spiegò Ciel avvicinandosi al collo di Aurora.
"Hai il mio odore adsosso"
Aurora non poté fare a meno di sorridere. Sentiva di provare qualcosa per Ciel e ogni giorno era sempre più forte. Non aveva dato tanto peso alla questione 'dura per sempre, anche dopo la morte' poiché come ogni adolescente innamorata, pensava che la relazione fosse stata eterna ed era troppo presa dal loro presente per poter badare al loro futuro.
"Ora capisco perché i miei genitori stanno ancora insieme. Mamma è legata a lui" comprese Aurora. Ciel annuì.
"A proposito Ciel, ho tante domande" gli confessò Aurora ma Ciel le mise un dito sulle labbra.
"Piano ti spiegherò tutto ma ora rilassati. La tua mente potrebbe esplodere"
E detto ciò, la baciò. Ciel si nutriva di quei baci pieni di passione. L'amore che provava Aurora nei suoi confronti era capace di far tremare l'odio che da anni regnava sovrano in lui.

La Redenzione Del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora