Stai con me

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"Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra; con lui furono gettati anche i suoi angeli."

-Apocalisse 12:9

"Con l'avanzare dei giorni il tempo peggiora. Il mese di febbraio è stato caratterizzato da un caldo torrido a differenza di questo marzo, appena iniziato, che è fatto di burrasche e vortici d'aria. Gli scienziati parlano del cambiamento climatico, siamo ai vertici di questo fenomeno ma il presidente Trump lo nega. "Il sole c'è tutto l'anno e quindi è normale che a febbraio abbia fatto caldo, non piove solo in inverno ma anche in estate" ha affermato il successore di Obama. Ma molti sostengono che si sbagli. Il mondo sta morendo, tutta la vegetazione è distrutta dalle fiamme."

Aurora ascoltava e osservava attentamente il telegiornale e le immagini che trasmetteva. Le foreste in fiamma erano identiche a quelle che aveva sognato. Forse il Dragone che sputava fiamme era solo una metafora. Il diavolo aveva a che fare con la fine del mondo, lui aveva corrotto gli uomini che avevano distrutto il mondo quindi la colpa era, anche, sua.
Lucifero prese il telecomando e spense la televisione.
"Lascia stare queste cazzate".
Aurora lo fissò e andò fuori in terrazzo da sua madre.
"Fa davvero freddo. Non oso pensare che staranno passando i nonni in Russia" disse Aurora avvicinandosi alla madre. Alexandra fissava il cielo grigio e cupo.
"Sicuramente corrono meno pericoli di noi. È qui che si scatenerà la battaglia decisiva" svelò ad Aurora.
La figlia di Lucifero non rispose. Sapeva già tutto.
''Mi chiedo solo quando avverrà. Ormai mancano soltanto poche ore al mio compleanno' pensò la ragazza.
Alexandra si voltò verso la figlia e le prese il volto tra le mani.
"Bambina mia, non voglio che tu esca di casa. Ho paura per te. Se davvero sei l'Anticristo, tu, sei destinata a morire e io non posso permetterlo" le confessò. Aurora la guardò compassionevole.
"Mi spiace mamma ma sei tu quella che dovrà rimanere qui. Sei tu l'umana non io. Io sono speciale".
Le due si abbracciarono.
"Alexandra, vieni" la chiamò Lucifero.
La donna si staccò da Aurora e corse dal compagno.
"Cosa succede?"
"Dobbiamo andare a Central Park, tutti i demoni sono radunati lì. Sta accadendo qualcosa" le spiegò.
"Va bene".
Alexandra prese la giacca e si preparò ad uscire.
"Tesoro noi andiamo a fare la spesa" mentì e poi uscirono.
'Il diavolo che fa la spesa? Pessima scusa mamma. Da qui si vede Central Park e vedo quelle ombre nere che lo avvolgono'.
Aurora si staccò dalla ringhiera del terrazzo e andò in cucina.
"Non penserai mica di uscire vero?!" Domandò Ciel apparando davanti la porta.
Che ci faceva lui lì?
"Tuo padre mi ha chiesto di controllarti e mi spiace ma non posso farti uscire"
"Ah sei un bastardo" lo insultò Aurora per, poi, tornarsene in salotto. Doveva trovare il modo di fuggire. Doveva portare Ciel dalla sua parte e convincerlo ad aiutarla.
"Non fare quella faccia. Lo so che vorresti andare ma non puoi. Dai, domani tra poche ore è il tuo compleanno così ho chiamato Dimitri e Irina a cena qui, questa notte" le rivelò. Aurora decise di stare al gioco, si voltò e sorrise.
"Davvero? Grazie mille. E siccome è il mio compleanno decido io che mangiare. Una bella pizza a mezzanotte e faremo una sorta di pigiama-party" disse Aurora con dolcezza. Doveva ingannarlo.
"Va bene" rispose Ciel.
La conversione tra i due fu interrotta dal suono del campanello, i due erano arrivati. Aurora andò personalmente ad aprire la porta. Era la sua occasione.
"Dov'è la quasi maggiorenne?" La salutò Luna gettandosi al collo di Aurora. Dimitri le sorrise.
"Ragazzi venite dentro ed ascoltatemi" disse mettendosi davanti la porta.
"Dovete distrarre Ciel mentre io vado a Central Park. Sta accadendo ora non vogliono farmi andare" gli raccontò. Irina scosse la testa.
"Se non vogliono mandarti significa che è pericoloso e io non voglio perderti. Non ti lascerò andare" l'avvertì Irina. Dimitri era d'accordo.
Aurora sospirò e li coinvolse in un abbraccio.
"Vi ho sempre voluto bene e mi dispiace che, a volte, sono stata una merda ma mai e dico mai dovete dubitare dell'importanza che avete nella mia vita. Se vado è perché devo, per rivederci. Solo io posso fermarli. La mia nascita era un segnale, c'è un motivo se avverrà durante il mio compleanno. Forse Ciel ha ragione. Non sono l'Anticristo ma altro" confessò Aurora mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Irina la strinse forte e comprese.
"Va bene ti lasceremo andare ma promettimi che non morirai" disse piangendo. Aurora le asciugò le lacrime.
"Te lo prometto"
Dimitri sorrise alle due.
"Aurora, ti voglio bene". Aurora lo fissò. E ricambiò il suo sorriso.
"Anch'io e abbi cura di lei".
Prima di andarsene, Aurora si alzò la manica della felpa e mostrò il tatuaggio sul braccio destro. Un bracciale di spine. Il sacrificio. Si sarebbe sacrificata per loro, per chi amava come sempre aveva fatto. Aurora era arrogante, egocentrica e troppo sicura di sé ma sempre disponibile per gli altri. Quando la bionda vide che Ciel stava vendendo in cucina scappò.
"Aurora fermati" le urlò ma Dimitri e Irina lo bloccarono mentre Aurora correva verso il suo destino.
Il cielo era diventato nero e privo di sole, nuvole, stelle e luna.
Central Park era avvolto da una fitta nebbia e gli alberi erano bruciati e divelti sul suolo arido.
Tutti i demoni erano lì, in cerchio, con le spade in mano. Lucifero era davanti loro accompagnato da Alexandra.
Il loro sguardo era rivolto verso l'alto dove c'erano gli angeli del Signore senza di lui.
"Arrenditi Satana" gli intimò Michele, principe delle milezie celesti, mentre armeggiava la sua spada.
"Mai Michele. Ti farò ingoiare quelle dannate piume e sprofonderai negli abissi" gli urlò contro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Michele sorrise.
"Sai che non sarà così, il destino è già stato scritto" gli ricordò, ma a Lucifero non importava quello che diceva uno stupido libro.
"Preparati" lo avvertì Michele. Prese la sua spada e gliela puntò contro. Lucifero ghignò. "Sono pronto, vai" lo sfidò.
Michele esitò un momento. Non faceva altro che ripensare a suo fratello, quell'angelo così buono e gentile che ammirava. Come aveva potuto diventare un mostro del genere? Non voleva ferirlo ma poi ripensò a tutto il male causato da lui e lanciò la spada.
"Noo" urlò una voce femminile. Tutti si voltarono e in un secondo Aurora si mise davanti al padre e la spada le attraversò il petto. In quell'istante scattarono le 3:33 della mattina. Tutto finì nel momento stesso in cui iniziò.
Aurora si accasciò a terra mentre il sangue fuoriusciva dal suo petto. Alexandra tremò e cadde a terra come la figlia.
"No, no. Bambina mia" disse tra le lacrime. Il suo corpo era paralizzato dal dolore. Voleva andare da Aurora e stringerla ma non riusciva a muoversi. Tutti guardarono il corpo immobile della giovane ragazza. Gli angeli avevano un volto dispiaciuto e gli occhi chiari colmi di lacrime. I demoni, invece, era confusi, non sapevano niente e non capivano chi fosse quella ragazza. Solo Belzebù sapeva ed era arrabbiato.
"Di nuovo" disse arreso.
Anche Ciel aveva assistito alla scena ed era distrutto. Avrebbe voluto urlare ma non aveva fiato in corpo. Sotto gli occhi di tutti, si avvicinò al corpo freddo e senza vita di Aurora e lo strinse a sé.
"Stai con me" gridò.
La voce rotta, il fiato in gola, continuava a rianimarla, le lacrime gli solcavano il viso gocciolando a terra.
"Resta con me".
Stringeva il suo cuore cercando di darle calore.
Le sue dita calde sfiorarono quella mano gelida che tanto desiderava.
Esitò un attimo prima di coglierla, ma pensò che avrebbe preferito distruggersi per stringere il suo corpo ed arrivare magari al suo cuore, piuttosto che vivere, se così si poteva dire, senza averla più al suo fianco.
Al contatto conobbe un dolore disarmante. Quegli occhi infuocati erano i soli a motivare l'allucinante tortura.
La stringeva tra le braccia e, nonostante si stesse lentamente annullando, si chiese come fosse possibile che un angelo caduto trovasse il suo vero paradiso nell'abbraccio della figlia del diavolo.
Lucifero fissava la scena e anche lui non poteva far a meno di piangere. Sua figlia era appena morta davanti ai suoi occhi.
Dentro di sé stava esplodendo. Era come se si stesse liberando della sua malvagità per trovare la bontà e il coraggio di urlare di dolore per la morte della figlia.
Era una lotta all'ultimo sangue, era questione di sopravvivere o soccombere, lasciarsi assalire, farsi attaccare senza reagire dalla ferocia di quei morsi o tentare il tutto per tutto e appellarsi alle ultime forze disperate ed opporsi a quel sentimento selvaggio che, spietato, stava divorando l'ultimo barlume di ragione che possedeva.
D'un tratto urlò e dalla sua bocca uscirono ombre nere che circondavano tutto Central Park e sembravano voler colpire tutti i presenti ma si bloccarono quando la luce divina le illuminò.

La Redenzione Del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora