X Reader e sindrome di Stoccolma, insomma, un casino

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Hello my fello, bitches, i have returned

Già, di nuovo qui con tutto il mio trash a rompere le palle a voi umani innocenti.

Lo so che scrivo di rado in questo periodo, ma piuttosto che pubblicare tanti capitoli schifosi ne faccio uno pelloh quando me la sento. Non è un capriccio, anzi: mi piacerebbe avere tante idee e comunicare maggiormente con voi, ma la mia ispirazione è più assente della pace nel mondo.

Lo so che gli autori che aggiornano poco qui si posizionano nella casta dei rifiuti umani, ma cercate di avere pazienza con me. Non odiatemi.

Detto ciò, possiamo dare il via alle danze.

Prima di arrivare al punto, mi pare giusto spiegare di cosa andremo a parlare. Anche se si tratta di nomi che circolano spesso, non è automatico che tutti li conoscano e da parte mia sarebbe poco saggio cominciare il discorso dando tutto per scontato.

Allours. Le X Reader, in italiano X Lettore/trice, sono storie dove il lettore stesso è uno dei protagonisti. Grazie a ciò si ha la possibilità di immaginarsi fidanzati con il proprio cantante/personaggio/attore/tiziocaio preferito.

Alcune sono carine, ma la maggior parte gronda trash. Questo dettagliuccio tenetelo a mente.

Per descrivere la sindrome di Stoccolma vi lascio la definizione del vocabolario: l'atteggiamento di comprensione e collaborazione da parte di un ostaggio nei confronti dei sequestratori.

Detto in parole povere, la vittima collabora o addirittura si innamora di chi la abusa o tiene in ostaggio, arrivando spesso a ritenere una giusta punizione la violenza fisica e psicologica.

Ecco. Quando questi due elementi si fondono in una trama, può nascere una situazione difficile e potenzialmente pericolosa per i lettori.

Questo perché la sindrome di Stoccolma è pur sempre una malattia e quando si mettono le persone a contatto con essa non è assolutamente il caso di essere superficiali.

Perché ne sto parlando? Che succede nel fandom?

Succede questo: nella storia la creepypasta di turno non viene trasformata in un amorino diabetico e anzi, è effettivamente una criminale spietata. Quando incontra la protagonista (ovvero la lettrice) non si fa scrupolo di picchiarla, rapirla, minacciarla di morte e abusarla.

Le storie, scritte dal punto di vista della vittima, fanno immedesimare facilmente e quando appaiono i sintomi della sindrome di Stoccolma questa faccenda dell'immedesimarsi comincia a scappare di mano.

Il problema è che il confine tra il far capire il punto di vista della persona malata e il far passare per sensate le sue idee distorte è molto sottile. Se l'autore non ha l'esperienza e l'abilità necessarie per trattare questi argomenti, spesso e volentieri la differenza non si percepisce.

Molte volte le lettrici finiscono per stare dalla parte della creepypasta e supportare quella che è chiaramente una relazione abusiva, perché sono, appunto, influenzate dai pensieri tossici del proprio "alter ego letterario".

Per via del modo di presentare l'argomento al pubblico (esempi facili facili: quando siamo nel mezzo di un pestaggio e il criminale è descritto come bellissimo o quando quest'ultimo fa dei gesti apparentemente gentili per ingannare la sua vittima e farsi vedere come il buono), le lettrici non colgono gli elementi sbagliati e vedono l'abuso, l'essere un assassino, come cose normali.

Il rischio che questo accada è doppio rispetto alle storie con un tizio qualsiasi nel ruolo del criminale tenebroso, perché molti lettori cominciano a leggere già con la convinzione che le creepy siano una sorta di idoli.

I fan, insomma, sono abituati a ignorare il fatto che siano degli assassini psicolabili perché "sono fighi hihihi". Poi arriva la sindrome di Stoccolma descritta male e per loro è solo la conferma che le azioni delle creepy non sono poi così terribili.

Sembra assurdo da dire, ma è proprio quello che succede.

Il "saltino mentale" che serve a capire la gravità delle vicende narrate è molto breve. La cosa che più mi scoccia è che tanti lettori non si prendono il disturbo di farlo perché gli piace pensare che nel comportamento delle creepypasta non ci sia nulla di sbagliato.

Ma il problema non sono solo i lettori, ovviamente. Chi per primo pubblica queste storie ha una grande responsabilità.

Tu, autore, non puoi far percepire una malattia mentale come un fenomeno normale e venirmi a dire che è solo il punto di vista del protagonista.

No. C'è modo e modo di trattare questi argomenti. Ho letto libri scritti dal punto di vista di criminali e assassini, ho capito (almeno in parte) la loro mentalità, ma non sono mai finita a dargli ragione.

Nessuno ti vieta di parlare di violenza e malattie, sia chiaro. Ma se tre quarti dei tuoi lettori danno ragione all'aguzzino ci arriverai a capire che stai sbagliando qualcosa, su.

E no, le storie non sono un insieme di parole senza nessuna importanza, perché la gente finisce per prenderle sul serio.

La cosa brutta è che molte volte è l'autore stesso a condividere questi approcci malati all'amore e alle relazioni e scrivendo non fa altro che esternare quello che pensa davvero.

Non so voi, ma a me non va di essere circondata da tizie che vogliono avere una relazione tossica. Oltre a sentirmi infastidita e incazzata, sono anche spiazzata e spaventata. Soprattutto per loro.

D'altro canto, non tutti gli autori ignorano la gravità della malattia, è solo che non sono in grado di trattarla.

L'importante, quando si parla di tematiche simili (che tra l'altro rischiano di avere una cattiva influenza sugli altri), è fare sempre in modo di rappresentarle per quello che sono, ovvero azioni terribili e indegne.

Se nei commenti troverete qualcuno esaltato dalla violenza nonostante l'approccio rispettoso e attento che avete con l'argomento, fate in modo che si scandalizzi in seguito.

Non vi sto dicendo di scrivere scene così tremende da farvi segnalare il libro, limitatevi a far comprendere, anche attraverso le piccole cose, che chi abusa è nel torto. Se la protagonista è una vittima circuita da un criminale, rendete sempre chiaro che sbaglia a crederlo un rapporto sano e romantico.

Per chi invece vuole restare un lettore ed evitare di lanciarsi in trame difficili da trattare: vi prego di stare sempre attenti alle storie con la sindrome di Stoccolma, perché spesso non rendono l'idea di quanto la condizione sia grave.

Lasciate perdere il vostro attaccamento alla creepypasta e riconoscete quando fa qualcosa di sbagliato. Se dei fatti di cronaca nera non sono realmente accaduti e/o sono compiuti da qualcuno che considerate figo, non diventano qualcosa di buono ed esemplare. Restano dei reati.



Qui risponderò alle domande di giulia0494 :

1) Qual è il tuo cibo preferito?

Non so se si può definire salato, ma adoro il panino con il polpo, le patate e la maionese. Gnumm. Come dolce invece adoro la cheesecake che fanno in un bar della mia città.

2) Hai animali? Se sì, quali?

Ho un Golden Retriever di quasi sette anni di nome Taky. È più pigro di me e  questo vi dice tutto.

3) Libro preferito?

Non ne ho uno, me ne piacciono troppi. Se dovessi consigliarne uno sul momento direi "Il bambino che parlava con i cani" di Eva Hornung.

4) Scrivi solo Fan Fiction o anche storie originali?

Allours. Essendo la sottoscritta una perfezionista che evita di perfezionare solo l'arte di buttarsi e scrivere subito, al momento non ho storie pubblicate. Ti posso però dire i miei progetti: ho una storia che intendo ambientare proprio nell'universo delle creepypasta e un'altra che è totalmente originale. Spero di potervele portare presto...

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