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MADISON.

Sono le cinque del mattino, mi sveglio di soprassalto.
Jack dorme tranquillo e sereno accanto a me. Senza far rumore scendo dal letto ed esco dalla stanza.
Vado dalla piccola, dorme e stringe a se un pupazzo fatto a orsetto bianco.
Vado al piano di sotto, prendo il telefono dal tavolo in vetro e vado in cucina, mi verso un bicchiere di vino bianco e mi siedo al bancone.
L'ultimo accesso di Samantha risale a cinque minuti fa.
Mi prenderà per matta ma voglio fare un tentativo.
Dopo quattro squilli, la voce assonnata di Samantha dall'altro capo del telefono mi fa sorridere.
«Pronto?» sbadiglia
Faccio dei profondi respiri «Samantha? Sono Madison» non dice niente.
Dopo un paio di minuti, sper spazzare quel silenzio dico «Sei ancora li?»
«Si, sisi sono qui» sbadiglia ancora
Probabilmente si stava riaddormentando.
«Ti va...di andare a fare un giro oggi? Ho bisogno di parlarti...per favore» mi rilasso dopo avergli fatto questa domanda
«Mh mh» dice
«Va bene per le dieci?» le chiedo e ripete «mh mh»
Non sapendo che altro dire taglio corto dicendo «ok, a dopo» e chiudo la chiamata.
Finisco il mio bicchiere di vino e vado nello studio.
Prendo da uno degli scaffali il libro "Ragione e sentimento" di Jane Austen e inizio a leggerlo fino a che non mi ritrovo a riaddormentarmi sul costosissimo divanetto in pelle.

Una musichetta mi risveglia.
Guardo il telefono e ci sono dieci chiamate perse da parte di Samantha.
«Ehm...»
«Dove accidenti sei?» urla e sono costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio
«Sto arrivando» le dico e chiudo la chiamata.
Corro al piano di sopra e prendo dei semplici jeans neri, una maglia a maniche lunghe blu notte e in fine le scarpe da ginnastica della Nike.
«Siamo di fretta?» la voce di Jack mi fa trasalire
«Si, devo uscire e mi sono addormentata mentre leggevo» dico, allacciandomi le scarpe.
Sento le sue mani sui miei fianchi e la sua bocca sulla mia spalla cbe risale sul collo.
«Non ci provare» lo avverto e cerco di spostarmi ma è tutto inutile, sono già sotto di lui.
«Sono già in ritardo...» dico, mentre mi bacia sotto al mento e sul cullo, sotto l'orecchio.
«Allora dovrò fare del mio meglio» dice, non neanche il tempo di rispondergli che sono già a 90 con lui a spingersi dentro di me.
È duro una pietra, la classica erezione mattutina.
Si muove veloce dentro e fuori mentre mi tira i capelli, alzandomi la testa, mentre ci guardiamo riflessi nello specchio.
«Vengo» ansimo e lui aumenta la velocità, uscendo da me poco prima di venire, venendomi in bocca.
«Non ti senti meglio ora?» dice ridendo, vedendomi ancora con l'affanno.
Mi ricompongo velocemente, prendo la borsa, lo bacio ed esco da casa.

Arrivo al bar con quasi 45 minuti di ritardo...Samantha mi farà fuori.
La saluto e mi siedo al tavolo con lei, ordinando alla barista un caffé macchiato con un croissant con cioccolato bianco.
«Di cosa volevi parlarmi?» chiede, incrociando le braccia.
«Ecco...mi dispiace per l'altra sera. Non le pensavo davvero quelle cose» ammetto, più a me stessa che a lei.
«Scusami anche tu, sono stata una stronza» dice e la vecchietta nel tavolo accanto si gira a guardarci male.
Samantha scoppia a ridere e poi mi abbraccia, facendomi quasi cadere il caffé.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora