30.

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JACK.

Al solo pensiero che Madison diventerà mia moglie, mi fa impazzire di gioia.
Volevo chiederglielo già il giorno che l'ho portata alle Hawaii, poi con la nascita della bambina e poco dopo del loro rapimento, non ci ho pensato più.
I successivi due giorni alla mia proposta di matrimonio, Madison è stata da Samantha per parlare.
Questa sera a casa nostra ci saranno la mia famiglia e la famiglia di Madison che, dopo aver saputo che aveva recuperato la memoria, si sono autoinvitati a casa nostra per cena.
Non abbiamo ancora parlato dell'accaduto del rapimento.
So bene, che ha recuperato da poco la memeria e che, molto probabilmente non vuole ricordare quella cosa.
Ma devrà farlo, per sfogare quello che ha dentro.
La piccola sta giocando sul divano  con delle bambole e io seduto accanto a lei la guardo giocare, oltre che giocarci insieme.
Ride quando sulla testa mi metto uno dei pupazzi e lo muovo che sembra mi picchi.
Gattonando mi sale sulle gambe e mi abbraccia e io abbraccio lei.
Il suo cuoricino batte tranquillo in confronto al mio che batte veloce nell'emozione che provo ogni volta nel tenerla in braccio.
«È ora della pappa» dico e batte le mani sorridendo
Andiamo in cucina e la metto nel seggiolone, vicino al bancone in marmo.
Apro un barattolino di omogenizzato e mi munisco di santa pazienza per imboccarla e farla mangiare.
Circa un ora dopo aver pranzato, mentre gioca, si addormenta sul divano.
È cosi bella. La mia principessina.
Le metto una copertina addosso e le poso accanto il suo peluche preferito, un piccolo unicorno bianco con il corno viola e gli occho glitterati di rosa.
Metto due sedie davanti al divano per far si che non cada nel caso debba muoversi.
Resto li sul divano a guardare a basso volume la tv che non da nulla di interessante, come sempre.
«Sono a casa!» sento urlare dall'ascensore che si apre
«Shh» dico e lei si scusa e mi sorride
«Come stai?» le chiedo, dandole un bacio sulla bocca, che diventano due, poi tre, poi quantro e si conclude in un limone di mezz'ora.
«Bene, Samantha era stra felice della notizia del matrimonio. Sarà la mia damigella, oltre che la mia testimone» dice e sorride, ma vedo della preoccupazione nei suoi occhi
Ci alziamo dal divano, Estela resta a controllare la bambina e noi  andiamo in cucina a parlare.
«Dobbiamo parlare» dico, sedendomi allo sgabello in pelle nera
«Non vuoi più sposarmi?» chiede, con gli occhi che le luccicano per via delle lacrime trattenute
«Cosa?! Non riguarda il matrimonio. Certo che vogli sposarti! Cosa vai a pensare» dico, un po' offeso
«Allora di cosa? Mi stai preoccupando» dice e io le prendo le mani
«Puoi spiegarmi...cosa è successo nel tempo che sei sparita?» chiedo e lei toglie le mani dalle mie e fa qualche passo indietro
«Non mi va di parlarne.» dice seria, non mi guarda in faccia
I capelli sciolti le coprono il viso.
Mi avvicino a lei e quando mi guarda, i suoi occhi sono pieni di lacrime e rossi.
«Ho bisogno del mio tempo. Se ne vorrò parlare, ne parlerò.» dice e io annuisco
«Vado un po' a riposare...» e lascia la cucina, chiudendo questa coversazione.
Sono cosi preoccupato che lei non voglia parlare, capisco anche abbia bisogno del suo tempo per affrantare l'argomento.
Spero solo me ne parli, prima o poi.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora