43.

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JACK.

Ormai era tutto pronto.
Il caldo si faceva sempre più torbido e il grande giorno si avvicinava.
Mancavano esattamentre 72 ore al matrimonio.
«Amore?» la dolce voce di Madison mi risveglia dai miei pensieri.
«Scusa piccola, dicevi?»
«Spero che i nostri parenti si trovino bene in quell'hotel dopo le nozze. Domani mattina presto inizieranno ad allestire il tutto sulla spiaggia, sotto a un tendone che poi verrà smontato. Spero sia perfetto» dice, metto le mani sui suoi fianchi.
«Tu sei perfetta. Sono cosi forturnato ad averti piccola» gli sussurro all'orecchio e le accarezzo le braccia.
La bacio sotto l'orecchio e sposto i capelli da destra a sinistra per baciarle poi il collo e la spalla, con piccoli, lenti, dolci e caldi baci.
«Piccioncini?» ci giriamo di scatto e Samantha ha in braccio la piccola con un sacchetto pieno di conchiglie.
«Ma...mamma» la piccola sorride e corre da Madison che la prende in braccio.
«Le hai raccolte per noi?» annuisce la piccolina
«Ma grazie amore, mettiamole qui» prende un piatto di ceramica e le mette tutte li dentro.
«Andiamo a giocare?» e senza farselo ripetere due volte, la piccola corre in camera sua e Madison sorridendo la segue.
«Stanotte, io e Madison, andiamo a ballare. Le ho organizzato un'addio al celibato a sorpresa in una discoteca di qui.» dice Samantha, sedendosi...anzi sdraiandosi sul divano.
A me sale il nervoso, non esiste che lei vada a ballare la notte prima delle nozze.
«Non se ne parla.» dico secco e accendo la tv
«Non puoi impedirmelo. È già tutto prenotato. Sorry» dice ridendo.
Se Samantha fosse Madison, a quest'ora sarebbe già sulle mie ginocchia con il sedere rosso a forza di schiaffi, ma lei non è Madison e non posso farci nulla se mi provoca.
Ma il nervoso che mi sta facendo provare è indescrivibile.

Verso le otto di sera, Samantha e Madison sono da circa un'ora in bagno insieme a vestirsi e truccarsi.
Prego solo che non si sia messa un vestito troppo corto o scollato.
Quando esce dal bagno e la vedo arrivare in salotto, la mia erezione minaccia di uscire fuori dai boxer.
Ha i capelli raccolti in un'alta coda di cavallo con alcune ciocche mosse, il trucco sugli occhi è leggero, porta solo mascara, matita nera e eyeliner. Indossa un vestito rosso, scollato sul seno e sulla schiena, corto fino a metà coscia e dei tacchi vertiginosi anchessi rossi.
«Dove credi di andare cosi?» mi alzo dal divano e le vado in contro.
«Samantha mi ha invitata a ballare, e poi dato che è la mia ultima notte di libertà...» mi fa un sorriso malizioso.
Porca troia.
L'afferro per i fianchi e la sollevo facendola sedere sul bancone della cucina.
Apre le gambe e le mette intorno ai miei fianchi, con Samantha che guarda la scena a neanche due metri da noi.
«È troppo corto. Tu cosi non esci» la guardo negli occhi, non abbassa lo sguardo come fa sempre e mi sorprendo.
«mh...si lo so che è molto corto. Ma...mi sta bene, no?» si divincola dalla mia presa e scende dal bancone, facendo una piroetta davanti a me per mostrarmelo.
«Ti pure troppo bene. Sei troppo scoperta. Non puoi uscire cosi» l'erezione mi pulsa ogni volta che fa un minimo movimento di bacino, per mostrarmi la scollatura sulla schiena. Se continua cosi, me scopo sul bancone in questo momento.
Mi stanno scoppiando i testicoli...cazzo.
«Tranquillo, torno a casa presto papà» mi sorride e mi bacia la guancia.
Io la fermo e le divoro la bocca in lungo bacio appassionato, succhiando la sua lingua e mordendo le sue labbra.
Si china a 90 per prendere la pochette sul divano.
Tossisco e la sento sghignazzare.
Quando si tira su, si avvicina di nuovo a me mentre Samantha esce di casa andando alla macchina.
«Scopami con questo abito addosso stanotte, padrone» mi sussurra ed esce di casa, senza dire altro e io devo prega di non venire nei boxer per tutta la fottutissima sera, al pensiero di lei con quel maledetto vestito.

We could come back togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora