.Capitolo 4

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.Capitolo 4

La mattina quando mi sveglio, tramite la mia sveglia, sento un leggero brivido percorrermi il corpo. Sono sola e Jace non è accanto a me.

Mi stiracchio e stropiccio i miei occhi per sentire un pezzo di carta sull’altro cuscino. Lo afferro e trovo il nome di Jace alla fine che si scusa per essere fuggito e si fa trovare a mensa per parlarmi.

Mi alzo dal letto e vado direttamente in bagno per farmi una doccia rilassante e ritornare in camera per vestirmi con un paio di leggings neri e di sopra una maglia larga con stampato il simbolo ‘Pink Floyd’. Li adoro, mi piace molto la loro musica.

Applico un filo di ombretto sugli occhi con un po’ di matita e mascara per poi farmi una coda in modo tale da tenere fermi i miei capelli  lunghi.

Prendo la mia borsa della scuola e scendo di sotto per trovarmi mia madre con un sacchetto di carta e dentro, ovviamente, la colazione. Mi abbraccia ed esco da casa indossando le mie cuffie per premere ‘play’ sul mio iPod e ascoltare ‘Demi Lovato’ che mi ha aiutato tantissimo quando ho avuto problemi e mi auto lesionavo. E’ ufficialmente la mia voce di salvezza.

Continuo la mia camminata verso la fermata e quando arrivo mi siedo sulla panchina perché sono leggermente in anticipo. Continuo ad indossare le mie cuffie e vedo un’ombra avvicinarsi alla fermata però non noto chi potrebbe essere perché sono troppo impegnata a sentire ogni parola del testo della canzone.

Quando arriva il pullman davanti alla fermata entro dentro e mi siedo al mio solito posto per sentire che il  sedile affonda subito dopo che io mi siedo. Mi giro e mi ritrovo Justin con un sorriso in faccia che mi fissa. Oh no, deve stare lontano da me!

“Buongiorno Luc.” Mi fissa di nuovo negli occhi e prende un morso dalla sua mela verde. Proprio vicino a me? Con tanti posti…

“Giorno.” Mi giro verso il finestrino e attacco di nuovo la musica, stavolta mettendo ‘Little Things’ dei One Direction. Con la coda dell’occhio noto che continua a fissarmi e per un attimo mi sento in soggezione.

“Cos’hai?” Mi leva le cuffie dalle orecchie ed io mi giro verso di lui con uno sguardo omicida che se gli sguardi uccidessero, io avrei stravinto.

“Non sono affari tuoi. Stammi lontana!” Spunto quasi gridando ma per fortuna non ho attirato l’attenzione degli altri nel pullman.

“Starti lontana? Cosa cazzo ti ha detto quel fottuto Jace? Tutte stronzate sono!” Tuona facendo girare gli altri del pullman. Io, così imbarazzata,  riprendo le mie cuffie dalle mani di Justin e le rimetto alle orecchie.

“Stai scherzando spero!” Stavolta le sfila con violenza e mi guarda con occhi profondi che potrebbero trafiggermi. E’ seriamente arrabbiato.

“Stammi lontana, e non scherzo.” Alzo la mia voce e mi alzo dalla mia posizione, attirando l’attenzione anche dell’autista. Dio, che imbarazzo!

“Ok. Non me ne fotte un cazzo tanto!” Grida e si alza dal posto per scendere dal pullman, lasciandomi con la rabbia che ribolle nelle mie vene. Ho fatto la cosa giusta e poi ho Jace, non mi serve lui.

                                                        

                                                                        ***

Quando, finalmente, arriviamo a scuola, con i miei occhi continuo a scrutare la gente presente all’ingresso per cercare almeno gli occhi di Jace visto che non lo vedo da stamattina. So esattamente che mi ha detto di vederci in mensa ma non so dove sia stato o andato.

Così decido di andare verso il mio armadietto e posare i miei libri dentro.

Quando sento che la mia spalla viene toccata, mi giro con un sorriso con la speranza di trovare Jace ma i miei sogni vengono infranti quando mi ritrovo una Christine con un gruppo di ‘galline’ che mi guardano incazzate. Prima che possa parlare un suo pugno mi colpisce dritta al naso, rompendomelo. Mi acciglio per il dolore e noto che del sangue esce dal naso e si riversa nelle mie mani. Prima che possa riprendere la mia lucidità; sento dei calci su tutto il mio corpo che mi fanno gridare dal dolore e per cercare almeno aiuto da qualcuno. Il colpo decisivo fu dato alla mia testa che mi portò ad una visione scura e svenire.

                                                               

                                                                         ***

Quando mi risveglio mi ritrovo su un lettino bianco con dei palloncini e dei fiori che la decorano e una sedia vuota accanto a me. Dove sono?

Guardo le mie braccia e le mie mani che sono rivestite di fili e da un suono fastidioso che invade le mie orecchie. Sento la mia testa scoppiare da un momento all’altro e anche come se un mattone la ricoprisse.

Sento la porta della mia stanza aprirsi e rivelare un Justin stanco.. Aspetta un secondo! Justin? Justin è qui con me? Cosa è successo?

“Ehi.” Lo vedo sorridere e, con la stanchezza evidente, viene verso di me per sedersi alla sieda e prendere la mia mano.

“C..cosa è s..successo?” Cerco di parlare ma la mia voce è lieve e roca che non permette di scandire bene le parole.

“Io ti ho trovato in un mare di sangue e ti ho portato qui in ospedale. Ti hanno operata d’urgenza con una rottura del naso e una commozione celebrale. Un casino Luc!” Per un secondo vedo i suoi occhi lucidi ma alla fine ritiro la mia idea e penso solo alla stanchezza che lo invade.

“E’.. è stata lei.” Dico con voce roca e una lacrima che mi esce dall’occhio per il dolore che ho dovuto subire. Avrei preferito morire invece di subire tutto quel dolore.

“Chi?” Domanda fermamente e con serietà che mi fa girare la testa all’idea di vedere le mani di Justin addosso a Christine.

“Christine, ma non farle niente!” Scoppio a piangere all’idea di vederlo picchiare una ragazza. Non lo farebbe mai, credo.

“Io non le farò niente ma la preside sì!” Mi mostra il registratore fra le sue mani e la mia espressione diventa bianca come il latte. Ho appena confessato che Christine mi ha aggredita e verrà sospesa per questo. Cosa ho fatto!

“Non farlo, ti prego.” Quasi lo supplico ma lui è così testardo da non starmi a sentire e si alza indossando la sua giacca nera in pelle. Viene verso di me e mi stampa un caldo e dolce bacio sulla fronte.

Quando esce dalla camera dopo qualche minuto vedo entrare mia madre in un mare di lacrime. Chissà che paura avrà avuto vedendomi in questo stato.

“Tesoro mio, come stai?” Mi prende la mano e continua a baciarla come se non mi vedesse da anni, probabilmente è così.

“Bene, ora.” Puntualizzo per farle capire che è stato orribile prima. Non riesco nemmeno a muovermi.

“Starai bene tesoro mio. C’è mamma qui.” Mi bacia di nuovo la mano e, quando sentiamo bussare alla porta della camera, rimango senza parole quando vedo la figura di mio padre, in lacrime, venire verso di me.

Spazio Autore

Che pensate di questo capitolo?

Povera Lucy che non viene mai lasciata in pace. :(

Secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?

Alla prossima. A presto! 

                             BUONA LETTURA RECENSITE

LOCKEDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora