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ERIN

Lo senti forte e chiaro il momento in cui ti liberi, seppur non completamente, dal dubbio, dall'incertezza, dalla paura. Lo senti, dritto nel petto, quello sguardo che ti raggiunge come un dardo e non puoi evitarlo. Lo senti, forte sulla bocca dello stomaco, la sensazione di avere delle falene o delle api assassine pronte a librarsi nell'aria. Lo senti, nel cuore, il rumore di ogni battito che si sprigiona quando sei in sintonia con qualcuno.
Lo sento, il momento esatto in cui tutto è cambiato mostrandosi ai miei occhi appannati dal passato. È stato forte, diretto, prepotente. Mi ha lasciato senza via d'uscita. Mi ha fatto sentire viva. Così viva da volerlo urlare. Ma continuo a sorridere come una stupida, a sentirmi euforica per essere riuscita ad avvicinarmi dopo così tanto tempo a qualcuno che non conosco, ad un ragazzo che è piombato nelle mie giornate con irruenza.
Non riesco a staccarmi dall'abbraccio. La sua pelle emana un buonissimo odore di pace, oltre al sentore di quello che gli provoco, riscaldando la sua pelle sotto lo strato di tessuto a separare la mia guancia. Le sue braccia sono forti, i muscoli sodi che ho immaginato che fossero quando mi ha salvata lanciandosi su di me per farmi da scudo.
Inspiro ancora una volta rimanendo ad occhi chiusi. Assaporo la pace, la serenità di un momento che sto avendo come in regalo dopo anni di sfiducia nelle persone, di disinteresse verso le relazioni sociali.
Non è stato facile tenersi a distanza da tutto questo. Soprattutto avendo Sammy accanto, pronta a dirmi cosa stavo sbagliando e cosa mi stavo perdendo. Mentre lei passava da un ragazzo all'altro per divertirsi, io vivevo con la costante ansia addosso di dovere rivedere e rivivere quei momenti quando qualcuno mi avrebbe toccata.
Quando qualcosa ti segna nel profondo tu non riesci a strapparla via dai pensieri. Continua a vivere in te come un virus di cui non si conosce la cura ma che riappare dopo mesi o anni.
Sono rimasta nel mio luogo sicuro usando banalissime scuse per tenermi a distanza. Ma con lui qualcosa deve essersi rotto. È riuscito a dare un colpo abbastanza forte su quella superficie da romperla. Ha spezzato quella patina ghiacciata insinuandosi da una crepa.
Bradley, si sta rivelando una bellissima scoperta. Non è solo dolce ma è anche prepotente a modo suo. Tende inoltre ad assumere il controllo e questa sua particolarità mi piace, soprattutto perché mi spinge a dargli filo da torcere. E non sembra preoccupato, anzi, ha visto che so essere forte e non mi sta trattando come se dovessi rompermi da un momento all'altro rivelando ogni mia reale debolezza. Sta dimostrando di essere rispettoso, attento e interessato. Sta facendo qualcosa che nessuno, in otto anni, è stato in grado di fare: affrontarmi, spronarmi, stuzzicarmi.
Il suo tocco non mi provoca quello che avevo sempre temuto.
«Non pensi mai di uscire da questa forte corazza?»
Il suono pacato e profondo della sua voce che spezza il nostro silenzio, mi regala l'ennesima scossa fredda. Mi piace come riesce a farmi formicolare la pelle senza neanche toccarmi, con una sola parola o frase.
Alzo il viso. «Intendi in senso pratico?»
«Anche. Non pensi che bisogna uscire di tanto in tanto senza armatura?»
Stringo le labbra. I suoi occhi non smettono di fissarmi. «È pericoloso», replico.
Strizza l'occhio sinistro. «Ne sei sicura? Pericoloso per te o per gli altri?»
Sollevo le spalle. Non lo so. Non so se sono sicura. È da tempo che ho perso la fiducia. Forse mi preoccupa avere una brutta reazione. Ferire gli altri è l'ultimo dei miei pensieri.
«Non sei stanca di proteggerti, di proteggere gli altri da te stessa? Ti credi davvero un pericolo solo perché hai vissuto qualcosa di difficile che ti ha imprigionata in te stessa?»
Annuisco. Non posso negarlo. È evidente il fatto che mi preoccupa mostrare quello che fa ancora male. «Molto. Sono molto stanca.»
Abbassa il viso. «Allora perché quando sei con me non provi ad aprire almeno una porta? Decidi tu quale e dove portarmi, cosa mostrarmi. Ma non chiuderti. Tanto lo so che sotto quell'armatura nascondi un bell'abito da principessa.»
Sorrido. «Una principessa che non si aspetta di certo di essere salvata.»
Adesso è lui quello a sorridere. «Una principessa con l'armatura, a me piace. Però vorrei conoscere tutto di lei, non solo lo strato esterno. Non voglio solo proteggerla ma vivere un'avventura lunga standole accanto.»
Si è appena dichiarato?
Mordo il labbro. «Non c'è molto da dire su di me, sai?»
Non è d'accordo. Il suo viso mostra il primo segno di disappunto. «Lascia giudicare me. Non devi per forza iniziare dalle cose che ti fanno ancora male.»
Ha ragione. Il primo passo per fidarsi reciprocamente è avere fiducia.
«Va bene, ma non adesso.»
«Perché?», ghigna.
Sa benissimo la ragione. Gli piace proprio mettermi alle strette, stuzzicarmi. Gli piace condurre il gioco a modo suo.
«Perché mi stai abbracciando», chiudo gli occhi. «Ed è il primo abbraccio che ricevo da qualcuno che non conosco.»
Sento le sue labbra sulla mia fronte. La tensione farsi palpabile intorno a noi. L'aria che si mescola con i nostri respiri creando una lieve colonna sonora piena di battiti che aumentano.
«Ok, allora voglio rendere indimenticabile il tuo primo abbraccio.»
Trattengo il fiato. Apro gli occhi per capire e lui mi sorride in modo dolce premendomi al petto senza soffocarmi. Poi la sua mano porta una ciocca, sfuggita dallo chignon disordinato che ho fatto prima di uscire di casa, dietro l'orecchio indugiando su una piccola porzione della guancia che accarezza per un brevissimo attimo. Sposta subito la mano senza darmi il tempo di abituarmi all'invadenza di un tocco che non conosco ancora ma che so per certa che mi provoca una piacevole sensazione di benessere.
Mi solleva il mento ma non fa nessuna mossa azzardata. Passa semplicemente il pollice sulle mie labbra facendo pressione su quello inferiore. Infine riporta la mano dietro la mia schiena iniziando ad oscillare.
Formicola. La mia pelle non smette un solo istante di bruciare e formicolare.
Inspiro di scatto gonfiando il petto, cibandomi della sua stessa aria, imprimendo tra i miei nuovi ricordi questo momento. Un regalo che non dimenticherò perché è già indelebile sulla mia pelle fredda.
«Grazie», sussurro ad occhi chiusi, il labbro che ha toccato tra i denti.
«Sssh, è tutto nostro. Questo momento è solo nostro e non devi ringraziare perché siamo in due a volerlo.»
Riapro gli occhi e i suoi sono già lì, pronti ad incastrarsi, a reggere il peso delle lacrime che non ho versato, delle cose che ho visto, vissuto e provato. Sono lì a ricordarmi quello che mi sono persa in tutto questo tempo: la magia, la passione, la dolcezza. Sono lì a non giudicarmi. Sono lì a cibarsi di ogni sensazione che mi provoca con un solo abbraccio, con il suo respiro che mi si posa sulla pelle come un tenue profumo.
Stringo la presa intorno al suo collo e lui mi solleva da terra girando intorno piano, mostrandomi il mondo in maniera diversa. Rimetto i piedi per terra solo quando si ferma, prima scivolo lungo il suo corpo ritrovando il suo viso vicino al mio. Le mie dita sulle sue guance coperte dalla barba, morbida al tatto.
Il cuore in questo momento si sta sforzando di non schizzare fuori dal petto. Le mie ginocchia reggono a stento il mio peso.
È una sensazione strana. Mi sento come se tante ali di farfalla stessero battendo all'unisono accarezzandomi il corpo mentre le sue dita scivolano sulla mia pelle fredda. Ogni cellula del mio essere si rinnova e il sangue sembra scorrere velocemente raggiungendo i punti più sensibili e visibili dandogli un tocco di colore. E mi viene voglia di vivere, di essere ancora forte se non per me per il mio cuore malridotto che merita ancora di battere per amore. Voglio ritornare ad amare, sentire quella tenerezza addosso, in ogni atomo di me, del mio corpo, dare tutto ciò che c'è ancora di buono e intatto. Voglio condividere la mia solitudine.
I suoi occhi si appannano. Carichi di lussuria che non può uscire, che deve trattenere. Prende subito fiato, si ricompone immediatamente.
«Adesso devo riportarti a casa o il tuo ospite si arrabbierà. L'hai lasciato solo con il tuo gatto.»
Rido staccandomi, seppur a malincuore. Ma apprezzo il suo modo di riportare entrambi alla realtà. «Chi è più in pericolo secondo te? Shannon o il mio gatto?»
«Il tuo amico direi.»
Glielo confermo. «Non è aggressivo. "Ness" invece, deve solo fidarsi.»
Nasconde un ghigno. «Mi ricorda tanto qualcuno.»
Gli mollo un colpetto sul petto e lui afferra il mio polso facendo scivolare le dita tra le mie. Una spinta dal basso ventre mi fa quasi ansimare.
Devo assolutamente calmarmi. Sto impazzendo.
«Posso offrirti un caffè?»
«Non vuoi tornare a casa?»
Guardo intorno. «È così bello qui. Ma se sei stanco non ti trattengo. Anzi, scusami se ti sto togliendo ore di sonno.»
Mi guarda in modo strano. Il suo non è un rimprovero. «Scherzi? Ti avevo detto che non mi sarei perso neanche un momento. Ho tutto il tempo per una dormita.»
Tiro la sua mano. «Allora sbrighiamoci.»
Lo porto fuori dal parco. All'incrocio c'è sempre un camioncino aperto. Pago due caffè senza zucchero con caramello e un pezzo di cioccolato fondente.
Bradley assaggia dubbioso poi emette un verso di apprezzamento. Notando che ha un alone sulle labbra passo in fretta l'indice portandolo in bocca.
Il gesto lo fa fremere. Stringe la presa sul bicchiere dilatando le narici. «Ti piace nuotare in mezzo agli squali?»
Sorrido. Sento in bocca il sapore delle sue labbra. Mi ricompongo. «Sto facendo amicizia con uno di loro. Magari non mi morde», gli strizzo l'occhio godendomi il caffè e la passeggiata tra le strade silenziose che conducono verso casa.
Ad un tratto lascia la mia mano. Si ferma davanti un altro camioncino prendendo un cornetto al cioccolato bianco con granella al fondente e miele sopra. «Un concentrato di zuccheri? Ne sei proprio sicuro?»
Mi avvicina il pezzo alle labbra. «Io ho assaggiato il tuo intruglio ed era come mangiare un cioccolato con caffè e caramello dentro.»
I suoi occhi mi suggeriscono di fidarmi perché non me ne pentirò. Do un piccolo morso masticando lentamente. Spalanco gli occhi. «Hmm, buono.»
Lecco le labbra e lui si concentra sul mio gesto prima di dare un morso al cornetto che dividiamo strada facendo continuando a scambiarci sguardi complici e sorrisi di nascosto.
«Come ti comporterai?», chiede ad un certo punto.
«Quando?», mi fermo davanti il cancello rimasto aperto.
«Tra qualche ora.»
Fingo di pensarci su. «Come mi comporto solitamente nel mio ambiente di lavoro? Non so, che cosa intendi di preciso?»
Guarda la finestra. Le luci sono tutte spente. «Farai finta di non conoscermi?»
Il pensiero mi turba. Vuole mantenere il segreto per qualche assurda ragione?
«Vuoi giocare così? Facendo finta di niente?»
Nega in fretta. «Tu, che cosa vuoi fare?»
«Io... mi limiterò a guardarti con ammirazione ed entusiasmo come tutti mentre ci dimostri come metterci al sicuro in caso di incendio.»
Circonda la mia vita con un braccio. Non mi fa irrigidire il gesto spontaneo. Neanche quando mi avvicina a sé. «E io tenterò di non perdere la concentrazione.»
Mi lascia andare. Barcollo un po'. Adesso chi dorme più?
«Allora ci vediamo dopo?»
«Contaci!»
Indietreggio strofinando le mani. Lo vedo pronto ad avviarsi all'auto, non si aspetta niente da me. Questa cosa mi fa sentire più sicura. Mi spinge a fare qualcosa per lui.
Scrollo via tutti i pensieri che si affollano dentro la mia testa avvicinandomi a lui. Sembra sorpreso ma continua a non fare nessuna mossa. Lo abbraccio. «Buona notte, Bradley», alzandomi sulle punte gli poso un bacio sulla guancia. «Dormi bene.»
Lui rimane imbambolato poi scuotendo la testa saluta con la mano e un sorrisetto entrando in auto.
Sorrido anch'io come una stupida aprendo la porta di casa. Tolgo le scarpe facendo il minimo rumore e avanzo a passo felpato verso il soggiorno per raggiungere la porta della mia stanza.
La luce del soggiorno si accende e sobbalzo cacciando fuori un urlo. Il primo istinto è proprio quello di sollevare la lampada sul comodino. Ma quando mi rendo conto di chi è stato, provo a controllare ogni istinto e la paura.
Shannon, se ne sta seduto sulla poltrona, tiene sulle gambe "Ness". Lo accarezza guardandomi con un sorrisetto.
«Dio, mi hai spaventata!»
«Dove sei stata?»
Se ne sta a petto nudo, i tatuaggi in evidenza che evito di guardare per non cadere in quel vagone pieno di ricordi, e attende curioso e divertito.
Sbuffo. «A prendere un caffè. Non riuscivo a dormire. Tra poco esco a correre. Vuoi unirti a me?»
Arriccia il naso. «Ed io che pensavo che fossi scappata nel cuore della notte con quel tizio con cui hai pranzato prima del mio arrivo per concludere quello che avevate iniziato», replica sempre più divertito.
«Non ti dirò niente», alzando il mento mi sposto in camera mia dove non mi spoglio per tenermi addosso ancora un po' dall'odore di Bradley.
Shannon mi segue rimanendo appoggiato sulla soglia. «Devo controllare se ha precedenti penali?»
Rido. «Ne dubito fortemente. Forse qualche attacco di furia al lavoro e qualche richiamo da parte del suo capo, ma ha la fedina penale pulita, più della tua e della mia.»
Gratta il mento nascondendo il sorriso. «In effetti. Vuoi comunque che faccia le mie indagini su di lui? Per essere sicuri...»
Nego stendendomi sotto la coperta. «No, non agirò alle sue spalle. E non lo farai neanche tu per conto mio. Devo imparare a fidarmi o non uscirò più dal bozzolo. Inoltre non so se ti ricordi ma... ho anch'io qualcosa da nascondere.»
Mette le mani avanti. «Ok, ok. Controllerò solo che non abbia una doppia vita.»
Lo guardo male. Dentro di me però si sgretola qualcosa. «Shan!»
Ride. «Ha proprio stuzzicato il tuo appetito...»
Gli lancio un cuscino colpendolo alla gamba. «Smettila. È una persona autentica. Non sembra avere chissà quale segreto e per la prima volta l'istinto mi dice di non sbagliarmi su di lui. E soprattutto di non dovere scappare a gambe levate.»
Annuisce avvicinandosi. Spegne la luce baciandomi la guancia. «Per la cronaca, anche se non sembra, mi piace quel tizio. Ha la stoffa e ti rende di nuovo te stessa. Direi quasi di avere visto più sorrisi sul tuo viso, da quando è comparso. E anche se ne sono geloso, non nego che sa come farti stare bene. Non allontanarti troppo perché hai paura, mi raccomando. Notte, Erin», chiude la porta.
Mi sento come un fiore mai sbocciato. Strappato via troppo in fretta dalla terra con tutte le radici. Come quelle di un albero spoglio. Sto attendendo la primavera. E so che prima o poi tornerò a fiorire come un mandorlo nel mese di marzo.
Stringo la coperta e sorrido addormentandomi con la piacevole sensazione di essermi liberata da qualcosa, forse da un peso enorme che per un lungo tempo ha continuato a schiacciarmi forte il petto.
Da tempo mi chiedevo se un giorno sarei stata ancora capace di sciogliermi, ad essere una persona meno apatica, dura con se stessa... normale. Da tempo mi chiedevo se sarei stata ancora in grado di emozionarmi, di provare qualcosa.
Forse sto iniziando ad ottenere delle risposte. Anche se ho paura sono curiosa di vedere come si evolveranno le cose tra di noi. Bradley è arrivato con la sua determinazione dimostrandomi che a volte essere testardi non è poi così sbagliato e che dopo una brutta delusione, si può ricominciare. A respirare. A sorridere.

Come crepe sull'asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora