59

3.1K 151 16
                                    


ERIN

Non ricordo di essere mai stata così bene in compagnia di un uomo che conosco da poco ma che è stato in grado di trasmettermi tanto. Bradley mi sta mostrando che cosa significa andare avanti nonostante le difficoltà, gli imprevisti. C'è stato tutto quel fare l'amore nel mio letto, sotto le lenzuola che hanno iniziato a profumare di noi, uniti insieme da un'attrazione che continua ad ingigantirsi, dalla voglia che continua ad avvicinarci, a cercare un gesto, uno sguardo, un minimo contatto. Sento ancora in bocca il sapore di quel bacio che ha dato avvio a tutto quanto.
Bradley è...
Non so bene come descriverlo. È un insieme di cose belle, uniche ai miei occhi e alla mia pelle sensibile. È un uomo intelligente, sicuro di sé, attento, premuroso. Calmo ad un livello che con ogni probabilità io non riuscirò mai a raggiungere. La sua presenza così improvvisa nella mia vita, sta iniziando a sedare quel dolore, a rimarginare la ferita che purtroppo porterò sempre nell'anima.
Dormire insieme ad un uomo come Bradley non è stato poi così strano, neanche imbarazzante dopo le volte in cui abbiamo concluso il nostro attimo di puro piacere e il silenzio si è fatto assordante ma piacevole per i miei sensi appagati.
È stato attento, premuroso e mai noioso o monotono. Mi è piaciuto persino quando mi ha chiesto qualcosa in più su di me con la sua solita delicatezza. Non è mai invadente e rispetta i miei confini. I miei tempi. Non posso desiderare di meglio. Non è curioso, lo fa per conoscermi, per capirmi. Lo fa perché vuole me tra tante bellissime e intelligenti ragazze.
Non posso neanche essere arrabbiata con lui per avere cacciato via Kay, quest'ultimo dietro la mia porta, pronto ad entrare in casa, a raggiungermi e a parlarmi. Per questo non è stato facile convincere Bradley ad uscire. Alla fine però penso che abbia capito che ho bisogno di tenermi lontana da casa mia, dal mio luogo, che non sembra più così tanto sicuro, come lo è stato in questi anni.
Entriamo in pasticceria, oggi aperta solo mezza giornata. Sammy sta servendo dietro il bancone delle ragazze che, al nostro arrivo, guardano subito Bradley dall'alto in basso, divorandoselo con gli occhi, dandosi delle gomitate e bisbigliando tra loro continuando ad indicarlo come se avessero visto chissà quale star del cinema. Una tra le più sfrontate del gruppo, gli chiede persino se è il vigile del fuoco che ha spento il rogo alla fabbrica di vernici.
Bradley risponde con gentilezza senza mai posare lo sguardo su di loro. È attento e delicato anche in questo. Appare però a disagio quando continuano a tempestarlo di domande, per cui intervengo strappandolo via dalle loro grinfie.
La mia amica, guardandoci con occhi attenti e carichi di malizia, sorride sotto i baffi facendo lo scontrino al gruppetto di ragazze che riempiono la pasticceria di risate e strilla, soprattutto di eccitazione, adesso che sanno che ci troveranno spesso qui dentro.
Tengo d'occhio la ragazza che continua a guardare Bradley come se dovesse aspettarlo fuori per chiedergli di uscire o di vedersi o per passargli un foglietto con il suo numero.
«Deduco sia andata bene la vostra serata», esclama Sammy facendoci cenno di sederci e riportandomi alla realtà dopo avere notato il mio sguardo truce verso la tipa che adesso sculetta verso la porta per farsi notare.
Vado verso la vetrata prendendo posto sullo sgabello, un gomito sulla superficie accanto ad una piantina di aloe. Non rispondo. Mi limito a creare una certa distanza per non avere reazioni esagerate. Ho troppa pressione addosso e non posso gestire anche questa gelosia improvvisa verso l'uomo che mi ha seguita al tavolo senza esitazione e senza dare troppa attenzione alle sue interlocutrici.
«Ecco a voi cornetto e cappuccino», ghigna spostandosi in laboratorio. Si volta notando che sto per andare a mettere una banconota dentro il barattolo delle mance. «E sono offerti dalla casa», aggiunge puntandomi il dito contro.
Alzo gli occhi al cielo. «Sul serio?»
«Si», replica minacciosa sparendo.
Nell'aria c'è odore di glassa e caffè. Il locale è riempito dal vocio basso, piacevole e da un calore invitante, accogliente.
Bradley posa la mano sulla mia richiamando così la mia attenzione. «A cosa stai pensando? In auto sei stata molto silenziosa.»
«Ho male dappertutto per l'attività fisica a cui mi sono sottoposta questa notte, ma sono felice di essere qui dalla mia amica a fare colazione insieme a te.»
Morde il cornetto guardando fuori. Per strada si intravedono i primi taxi, i pedoni e qualche auto. Questa è una zona abbastanza tranquilla di giorno, anche se tutti si fermano dopo l'apertura per prendere qualcosa al volo o per fare colazione. Oggi essendo aperto per mezza giornata, cosa che di domenica accade raramente, c'è un gran via vai.
«Non è perché sei lontana da casa e hai intenzione di non tornarci prima di questa notte?»
Deglutisco a fatica e per poco non mi va di traverso il cappuccino. Pulisco le labbra togliendo la schiuma con un tovagliolo di carta guardandolo per capire a cosa devo questa sua domanda. «Potrei anche non volere tornare a casa prima del tramonto ma non è per il motivo che pensi. Non farti strane idee.»
Allontana la tazza dalla mia presa. «Ah no?»
«Certo che no. Brad, non possiamo litigare proprio adesso perché qualcuno ha fatto irruzione mentre dormivamo abbracciati e ti sei ingelosito. Ne abbiamo parlato, ti ho anche ringraziato per averlo mandato via...»
«A chi hai mandato via?»
Sammy spunta alle nostre spalle, si ferma con una brocca di caffè in mano e un sacchetto di carta bianco che appoggia sulla superficie tra me e Bradley.
Da quanto tempo ci sta ascoltando?
«Stan è nascosto in laboratorio?», chiede alzandosi in fretta Bradley.
Sammy annuisce. «Lo trovi tra le confezioni di cioccolato da tagliare e la farina», esclama sedendosi al posto suo.
«Vado subito a salutarlo. Vi lascio sole, avete tanto di cui parlare», dice a denti stretti lanciandomi uno sguardo freddo prima di sparire in fretta dal locale.
«Perché era così teso?», mi chiede indicandolo, Sammy. Lo segue con i suoi occhi attenti a catturare molteplici dettagli fino a quando lui sparisce dentro il laboratorio.
Cerco di raccogliere le parole giuste per dirlo alla mia amica senza allarmarla o provocarle una delle sue strane reazioni esagerate. La conosco e so che lo farà in ogni caso perché quando si tratta di lei non c'è un modo adatto. Pertanto, devo togliere quel cerotto e devo farlo in fretta.
«Kay, è venuto a casa mia questa mattina e a quanto pare era ubriaco.»
Sammy si versa un po' di caffè, le tremano le mani, cosa insolita. Inizialmente non sa che cosa dire, fissa ovunque tranne che me. Raccoglie i pensieri e le sensazioni generate dalle mie parole aumentando la mia ansia. «Davvero? E che cosa ti ha detto?»
«A me un bel niente. Bradley non ha osato svegliarmi quando Kay stava per mandare giù la porta, anche se ho sentito lo stesso il frastuono. Me ne sono rimasta per un altro po' a letto credendo che fosse qualche vicino. Bradley è andato ad aprire la porta e trovandolo davanti, lo ha cacciato via dicendogli che è mio marito.»
La mia amica inarca un sopracciglio. Batte le palpebre di continuo abbassando il viso all'altezza del mio. Oggi le sue palpebre sono colorate con un ombretto marrone sfumato e ha abbondato con il mascara. «Sua... moglie?», balbetta quasi con voce stridula. «Sul serio gli ha detto che è... tuo marito?»
Notando la mia amica stupita, mi affretto a rispondere anche se noto che sta trattenendo la risata soddisfatta. «Non soffermarti su questo, non credo abbia importanza adesso. Kay era a casa mia, voleva entrare e parlare con me. Ha trovato dove abito e Dio solo sa quante altre informazioni ha su di me. Mi chiedo perché proprio adesso!»
Ora, appare preoccupata, drizza le spalle e il suo ghigno si trasforma in una smorfia. Agitandosi sulla sedia tamburella con le dita sulla superficie.
«Passiamo ad un argomento serio. Tu e Bradley avete...»
Sammy ha la straordinaria capacità di parlare di più argomenti contemporaneamente, di sdrammatizzare nonostante la preoccupazione e di regalarmi sempre un sorriso. Non posso non volerle bene, sarebbe impossibile. Però mi preoccupa che non abbia detto niente o che non abbia ancora offeso Kay o addirittura Shannon.
«Abbiamo passato la notte insieme», dico mettendo in bocca un cestino fatto con la frolla pieno di crema al cioccolato e le scaglie di nocciole sopra.
Inizialmente non dice niente mangiando insieme a me poi, come se si fosse appena resa conto di ciò che le ho detto, spalanca gli occhi sorridendomi ampiamente.
«Non mi dire che hai spazzato un po' di polvere dalla tua cassaforte», mi spinge con il palmo la spalla ridendo, facendomi arrossire maggiormente.
Pulisco le dita per concentrarmi su qualcosa che non sia l'imbarazzo. «Ho apprezzato il tuo consiglio e ho cercato di seguirlo. Una volta tanto ti ho ascoltata e non mi sono tenuta alla larga dall'uomo che a quanto pare mi ha rubato il cuore. E mi è piaciuto.»
Per poco non strilla dall'eccitazione facendo cadere lo sgabello a terra quando si tira indietro. Spalanca ampiamente gli occhi e la bocca che tiene a forma di "o". «Oddio, e com'è stato?»
Mi sventolo ormai consapevole di essere rossa in viso. «Forte, intenso... coinvolgente...», elenco usando le dita della mano che, non basterebbero per farle capire tutto quello che ho sentito e provato insieme a Bradley nelle ore passate.
Sammy prende le mie mani accorgendosi del disegno che ho sull'anulare. Lo studia un momento e per un attimo sorvola come se non fosse niente di importante. «E lui...»
«È stato davvero bravo, molto attento. Bravo, l'ho già detto?»
Sammy spalanca di nuovo gli occhi tornando a guardare il mio anulare, adesso con maggiore attenzione. Per un attimo le sue iridi sembrano essere attraversate da una lieve forma di gelosia ma è solo un attimo prima che le sue pupille si dilatino.
«Oh mio Dio!», urla facendo voltare tutti nella nostra direzione, tenendo la mia mano sollevata e bene in mostra. «Non mi dire che è quello che penso!»
Ritiro la mano guardando fuori dalla vetrata con le guance maggiormente in fiamme. Come faccio a spiegarle quello che è successo?
Sammy preme le dita sul mio mento facendomi voltare e costringendomi a guardarla. «Erin, che diavolo avete fatto esattamente tu e quel folle appena uscito vivo dalle fiamme che è con il mio ragazzo?»
I suoi occhi sono carichi di curiosità e hanno una luce diversa dal solito. Non capisco quello che sta pensando o provando, so solo che con ogni probabilità avrà due reazioni: una positiva e una platealmente negativa.
«Niente», dico sviando lo sguardo.
«Erin, che cosa significa questo?»
Sfioro il disegno ripensando alle ore appena trascorse, alla sensazione di appartenenza a quell'uomo che si trova a pochi metri di distanza da me. «È solo un gioco tra me e lui», dico a singhiozzo facendomi tirare le parole dalla bocca per non rivelarle i dettagli.
«Non vi siete scambiati anche le promesse, vero?»
«Se dirgli che è la mia luna signif...»
Scende dallo sgabello urlando. «Oh mio Dio! Non puoi averlo fatto davvero senza di me», sbotta con voce stridula.
Alcuni clienti trattengono le risate mentre io non so come reagire e non oso neanche alzare gli occhi dal segno sbiadito ma ancora bene evidente sull'anulare. Non mi aspettavo una reazione simile da parte della mia amica.
«E che cosa avrei dovuto fare? Chiamarti al telefono di notte o fare una videochiamata per farti partecipare? Oppure invitarti ad unirti a noi?»
Si ricompone tenendo una mano sul petto. Mi guarda facendo una smorfia. «Sei l'amica peggiore del mondo. Non puoi sposarti per finta e non invitarmi o dirmi niente!»
Trattengo un sorriso e anche lei che adesso ha attirato abbastanza l'attenzione su di sé. Non riesce proprio a stare lontana dai riflettori. Dal laboratorio, infatti, sono appena usciti Stan e Bradley. Hanno sentito tutto e Stan sta chiedendo silenziosamente spiegazioni al suo amico che, come me, sembra disorientato.
«Sai che cosa ci vuole? Una bella torta! Almeno questa non sarà finta come il tuo anello che, per la cronaca è anche bello», dice scappando eccitata dietro il bancone continuando a parlare più che emozionata da sola.
«Sammy, non c'è bisogno...»
«La mia amica fa le prove di nozze e io non le preparo una torta? Per chi mi hai preso? Sarò la damigella d'onore nonché tua testimone di nozze con o senza il tuo permesso! Andiamo Stan, ti spiego tutto io, visto che questi due ci tengono nascoste le cose.»
Bradley si avvicina con una mano dentro la tasca dei jeans e lo sguardo meno teso rispetto a quando se ne è andato nel laboratorio a parlare con il suo amico.
«Diceva sul serio?»
«Prova a fermare la damigella della sposa e come minimo ti ritroverai a mangiare un pasticcino avvelenato. Conoscendola qualcosa nello stile "Game of Thrones" per essere precisi», replico dando le spalle alla gente che continua a guardarmi.
Le sue mani si posano sulle mie spalle. Abbassa il viso, la barba mi sfiora la pelle. «L'ha presa bene. Quindi significa che abbiamo la sua approvazione?»
Accarezzo la sua mano prima di tirare le sue braccia in avanti per lasciarmi avvolgere il busto. Mi abbraccia dandomi un bacio sulla guancia, trasmettendomi il suo calore. «Scusami per prima.»
«Mio padre ti taglierà una parte importante dal corpo se dovesse venire a sapere che hai sposato la figlia in segreto e senza il suo permesso.»
Sorride mostrando i denti. «Non mi spaventa affrontarlo.»
Stan esce dal laboratorio avanzando come un animale sul punto di attaccare. «Grandissimo bastardo!», sbraita.
Rido. «Sei nei guai», cantileno.
Sbuffa. «Ma non mi dire?»
Stan avanza. Per fortuna non c'è più nessuno intorno e lui dapprima lo colpisce con i palmi sul petto spingendolo, facendolo barcollare un po' indietro. Bradley mette le mani bene in mostra evitando di contrattaccare, anche se noto che vorrebbe tanto colpirlo.
«Non mi avvisi dei tuoi piani? Ti lascio un giorno da solo e ti sposi per finta? Sei un bastardo!»
Poi lo guarda con un ampio sorriso e l'affetto di un fratello, abbracciandolo, cogliendolo un po' di sorpresa. «Com'è stato?», chiede guardandoci entrambi curioso.
«Veloce e...»
«Indolore», conclude la mia frase Bradley sfiorandomi la guancia facendo la mossa di darmi un pizzicotto.
Stan guarda dietro di sé poi si avvicina abbassando il viso. «Sai se Sammy...»
Inarco un sopracciglio poi spalanco la bocca. «Davvero? Così presto? Wow!»
Stan arrossisce grattandosi la nuca. «Dici che è presto? Conviviamo, non è poi così tanto diverso. Secondo te come reagirebbe?»
«Fammi vedere l'anello che hai comprato», apro la mano.
Lui mi fissa come se fossi una strega. «Come cazzo hai fatto a...»
Bradley gli molla un pugno affettuoso sulla spalla. «Modera i termini e falle vedere», dice sorridendo.
Da questo comprendo che i due prima devono avere affrontato e parlato dell'argomento, ma Stan ancora non sapeva del nostro strano gioco.
Stan guarda un'altra volta dietro di sé, ma penso bene di fargli cenno di non mostrare niente qui dentro, perché Sammy potrebbe vedere tutto dalla telecamera. È parecchio curiosa e so che sta già sbirciando dallo schermo mentre sfodera la sua fantasia facendomi una torta.
«Andiamo un momento sul retro? Ho bisogno di chiederti una cosa su Bradley», alzo il tono.
Stan mi segue ancora in ansia. A debita distanza dalla mia amica, tira fuori dalla giacca una scatolina di velluto rossa aprendola, mostrandomi l'anello.
«Che te ne pare? Se è troppo posso cambiarlo o...»
«È bellissimo, Stan. Lo adorerà!»
I suoi occhi si fanno lucidi. Distoglie lo sguardo girando un po' il viso per riprendere fiato e ricomporsi. «Davvero?»
«Già dalla scatolina avevo capito che hai cercato qualcosa per Sammy e non per farla contenta. Sei bravo con lei, la ami e ti sto dando la mia benedizione. Ma se la fai soffrire ti scuoio vivo», dico minacciosa.
Stan annuisce trattenendo una risata nervosa. Guarda l'anello un momento. «Devo trovare il momento giusto per chiederglielo.»
«Fallo adesso. Prima ho notato come ti ha guardato. E ti stava chiedendo di fare come Bradley, ovvero: essere impulsivo», gli strizzo l'occhio allontanandomi dal vicolo.
«Erin?»
Mi volto. «Si?»
«Grazie», si avvicina. «Bradley sta meglio da quando ci sei tu. Lui non ne parla ma stava passando un brutto periodo da un po' di tempo e... non lo vedevo così sorridente probabilmente da anni. Da parte mia sarebbe egoista dirti di continuare così perché non so che cosa provi davvero per lui ma...»
Aggrotto la fronte interrompendolo. «Di cosa stai parlando?»
Stan drizza un po' le spalle intuendo di avere detto troppo e di avermi colta di sorpresa con questa rivelazione sul suo amico. «Brad non ti ha detto niente?»
«Dirmi che cosa?»
«Non dovrei parlarne ma... ecco, lui era parecchio sottotono per la malattia che lo ha colpito qualche anno fa.»
Rimango spiazzata e il mio cuore precipita in una spirale di battiti che coprono ogni rumore intorno. «Bradley stava male?»
Stan capisce di avere detto troppo e che non sapevo niente al riguardo.
«La sua famiglia ha fatto di tutto per farlo curare e per salvarlo. Per questo non ha mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto a lui. Non aveva paura di morire ma di fare soffrire le persone che gli stavano accanto. Ma non si è mai davvero interessato ad una ragazza, be', fino a quando non sei arrivata tu. Perché da quando ci sei tu, molte cose sono cambiate. Adesso sta bene e mi piace vederlo meno distante, più vivace, insomma meno ombroso e brusco.»
Non so che cosa dire. Indietreggio di un passo sentendo una fitta al cuore.
Stan si accorge che sono rimasta ferita da questa notizia. «Non te ne ha parlato, non è vero?»
Sin dal primo istante mi sono sempre chiesta che cosa ci fosse dietro il suo sguardo, dietro quegli occhi come il vetro, incontaminati eppure velati da una profonda malinconia. Mi sono chiesta che cosa si celasse dietro al suo modo di comportarsi e controllarsi così tanto in determinate situazioni, anche le più avverse. Adesso che conosco un altro aspetto di lui, della sua vita, mi domando come faccia a battere ancora il suo cuore emettendo quel ritmo martellante e vivido, come lo sento quando mi stringe forte a sé, e come abbia fatto a sopravvivere, ad essere forte da solo.
Mi sento una stronza egoista, perché in tutto questo tempo non ho fatto altro che pretendere un po' di attenzioni, un briciolo di dimostrazioni senza mai guardare e vedere davvero quello che lui tiene dentro.
Non sono solo io ad avere attraversato le fiamme alte dell'inferno. Bradley ha fatto molto di più: ha lottato per la vita ed è rimasto se stesso, nonostante tutto. Mentre io, io mi sono solo allontanata come una bambina capricciosa cercando sempre di dimenticare. Ma non puoi farlo neanche volendo.
Nego. «Secondo te perché non mi ha detto niente? Dice di fidarsi di me...», gesticolo prendendo fiato perché mi sto agitando.
«Dovresti già sapere la risposta. Bradley non usa quella storia per farsi accettare o per fare pena. Vuole essere amato per quello che dimostra di essere e non per quello che ha dovuto vivere. Sai, in quel periodo, lui ha odiato tanto se stesso. Era debole e si sentiva un rifiuto, un peso per tutti. Ma non l'ha mai detto apertamente, bastava guardarlo negli occhi per capirlo.»
Stan si accorge che sono sempre più colpita e stordita dalla notizia. Si avvicina posando una mano sulla mia spalla come se volesse aiutarmi a reggere il peso che mi ha appena trasmesso.
«Non volevo turbarti ma dovevi saperlo. Sono suo amico da una vita e so quello che ha vissuto. Ero accanto a lui anche se non lo voleva. Adesso è felice e spero che farai sempre la cosa giusta per quanto riguarda lui. Quindi se devi lasciarlo, non farlo quando sarà troppo tardi.»
Batto le palpebre cercando di mettere a fuoco ma la vista mi si appanna e gli occhi pizzicano. «Io non voglio lasciarlo, Stan. Bradley è arrivato nella mia vita dopo anni di oscurità. Lui è la mia luce in questo buio profondo e non voglio perderlo.»
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, sempre più sul punto di uscire allo scoperto.
Stan, invece, adesso appare più che sorpreso dalle mie parole e dalla mia reazione. Cerca le parole per confortarmi e forse anche per chiedermi scusa, ma sono io ad anticiparlo.
«Mi dispiace se sembro distante a volte, ma non mi fido totalmente di qualcuno perché sono stata ferita e tradita da chi amavo. Capisco che vuoi proteggerlo, ma non mi sto approfittando di lui. Non merita di essere preso in giro e non lo meriti neanche tu, sei davvero un buon amico, Stan.»
Mi rivolge un sorriso e meno teso apre le braccia. «Andiamo, abbracciami!»
Glielo concedo lasciandomi stringere brevemente e impacciata da lui. «Grazie per avermelo detto. Adesso molte cose hanno senso.»
«Devi affrontare l'argomento con lui», indica alle mie spalle.
Bradley ci guarda come un falco. Stan si allontana e lui si avvicina. I due si scambiano una pacca sulla spalla. «Aspettaci prima di chiederglielo, arriviamo.»
Stan annuisce entrando in pasticceria, lasciandoci soli nel vicolo.
Bradley si ferma a un metro di distanza appoggiandosi al muro, reggendosi con un piede contro i mattoni. «Te ne ha parlato?»
«Perché non me l'hai detto?», la voce mi si inclina.
Cerco una risposta con gli occhi fissi nei suoi mentre all'inizio un silenzio carico di parole non dette prende forma facendosi opprimente tra di noi. Resta tutto lì, sospeso nell'aria, circondato e attutito dai suoni della città, in attesa di una folata di vento che spazzi tutto via.
Raccoglie i pensieri fissando un punto lontano prima di indirizzare le sue iridi, dal colore più intenso, su di me. Apre la bocca e io trattengo un po' d'aria nei polmoni aspettandomi qualcosa di forte e distruttivo. Ma lui non perde la sua calma. È in grado di dirmi le cose gestendo bene i suoi sentimenti, un'altra delle cose che ammiro di lui.
«Perché mi avresti guardato esattamente così!», sbotta indicandomi.
Gonfio ancora una volta il petto. «Credevo di essere io quella a nasconderti troppe cose, ma anche tu a quanto pare hai dei segreti.»
Guarda il cielo azzurro incontaminato, il palazzo di fianco. «Te lo avrei detto dopo la visita che farò tra qualche giorno per capire se sono davvero e in maniera definitiva fuori dal giro. Volevo solo essere sicuro e sincero al centro per cento con te.»
Mi avvicino passando le mani sul suo petto coperto dalla camicia. Mordo il labbro. Dovrei essere arrabbiata e invece lo amo più di prima. Tiro su con il naso. «Comodo dirlo adesso, non credi?»
«Già, scusami», mi avvolge tra le braccia avvicinandomi al petto.
Copre il mio corpo con il suo in un abbraccio lungo che non spezza le ossa ma le ripara dagli urti, dalla tristezza, dal dolore, con il suo forte amore che mi trasmette con gesti improvvisi, con la sua presenza costante. Il suo profumo inebria i miei sensi e mi riempie i polmoni sedando quel senso di impotenza che si è appena impossessato di me di fronte alla verità, quella che mi ha nascosto e taciuto per paura di non essere capito e, per non essere trattato in maniera diversa. E lo amo ancora di più per questo. Non lo vedo solo come una persona da proteggere, adesso che è qui e mi tiene stretta, sento il bisogno di averlo nella mia vita perché in così poco è riuscito a scavalcare quei muri invalicabili che ho dovuto costruire per nascondermi, per sentirmi al sicuro, per tenermi nascosta e lontana da tutto, persino da me stessa. In così poco tempo, ha fatto più di chiunque altro per me. Mi ha dimostrato che posso tornare a vivere. Mi ha trasmesso la tenerezza, la complicità di uno sguardo, il sorriso sincero in un momento triste, mi ha regalato la calma in mezzo al caos che c'è sempre stato nella mia vita. Adesso tocca a me fare qualcosa per lui, anche se in ogni caso non sarà mai abbastanza.
Mi stringo più forte al suo petto percependo i battiti frenetici del suo grandissimo cuore. «Non lasciarmi.»
Inspira lentamente. «E tu non piangere più per un altro.»
«Mi racconterai tutto?»
Stringe il mio viso tra le mani avvicinandomi alle sue labbra. «Si, lo farò quando saprò il risultato. Te lo prometto.»
Bacio le sue labbra lentamente. Ci stacchiamo sentendo la voce di Sammy e capiamo di dovere rientrare.
«Sarà meglio andare», dice stringendomi la mano, rubandomi un altro bacio.
Lo seguo tenendo per me ogni pensiero che adesso si annida dentro la mia testa facendomi stare male e in apprensione per lui. Perché non me lo ha detto?
Sammy ci aspetta dentro il laboratorio dove ha davvero preparato una torta a due piani bianca con decorazioni eccentriche fatte con la sac à poche sulla superficie, con due sposi di cioccolato al centro. Per istinto vorrei staccare la testa allo sposo e lei pensa bene di passarmi un coltello per evitare che questa scena si ripeta.
«A voi», dice facendo un passo indietro. Stan l'abbraccia mandandoci strani segnali. È un difficoltà, non sa proprio da cosa o come partire.
Io e Bradley ci guardiamo complici per un lungo momento, poi poso il coltello. «Prima c'è una cosa che Stan deve fare», dico lasciandomi abbracciare da dietro da Bradley che mi bacia una spalla prima di appoggiarvi sopra il mento.
Sammy guarda sospettosa tutti. «Cioè? Che succede? Che hai combinato?», si agita guardandoci male. «Stan, che cosa mi devi dire? Se mi hai tradi....»
Si volta e abbassa subito l'indice quando vede Stan. Lui, se ne sta in ginocchio con la scatolina di velluto rossa in mano. «Ho perso troppo tempo dietro avventure di una sola notte dove spesso non c'era niente, neanche vero piacere. Non mi aspettavo di trovare la mia dolce metà durante una comune giornata di lavoro. Eppure è successo. Sei arrivata nella mia vita riempiendola con i tuoi sorrisi, le tue battute sarcastiche e divertenti e la tua allegria. So di non essere l'uomo perfetto, so di farti arrabbiare ma finché avrò la capacità e la possibilità di farmi perdonare, troverò sempre un modo per raggiungerti e chiederti scusa. Ho provato più volte questo discorso e dimenticherò sicuramente qualcosa, e ti chiedo perdono se non riuscirò a ricordare tutto quanto quello che mi è frullato dentro la testa in queste notti passate insieme», si schiarisce la voce. «Già, ho preparato tutto mentre dormivi perché con te è difficile nascondere qualcosa. Più volte mi sono persino sentito in colpa. Sei peggio di un segugio ma io ti amo lo stesso per questo, perché sei quell'attimo di suspence che mi fa sussultare il cuore e sentire così vivo da temere per la mia vita.»
Bradley oscilla tenendomi maggiormente stretta, sorride. Accarezzo le sue mani appoggiandomi a lui, sorridendo anch'io e guardando la mia amica più che emozionata e sul punto di urlare e poi scoppiare in lacrime istericamente.
«Non continuo con questa sviolinata e vado dritto al punto perché so che vuoi questo, che io sia sempre diretto con te, nel bene e nel male. Samantha, Sam, Sammy Young, vuoi passare con me tutto il tempo che abbiamo anche se sono un rompipalle?»
Sammy si morde il labbro carnoso. Trema poi si volta a guardarmi stritolandosi le mani. Le sorrido facendole cenno di non fare la caga sotto e di dirgli di sì. Lei, prende un respiro poi un altro andando in iperventilazione. Si sventola e trema ancora. Stan, invece, si agita rimanendo in attesa.
Qualcosa non va nella mia amica. Allora, decido di intervenire. «Sam, se non lo fai tu lo faccio io!», la punzecchio. «Dove lo trovi uno che assaggia i tuoi esperimenti senza la paura di ingrassare? Oppure uno che ascolta quello che dici, che sopporta la tua curiosità e le tue sfuriate che si concludono con una pessima battuta. Dove lo trovi uno che asseconda ogni tua idea folle? Dove lo trovi uno che avevi sognato e che non credevi di avere accanto ma che hai trovato per pura fortuna grazie alla nostra "Marge"? Devo continuare?»
Lei sgonfia il petto. «Non hai ancora aperto la scatolina, coglione», gli fa notare.
Stan ride nervoso e anche noi.
«Cazzo, si, scusami!»
Apre la scatolina di velluto mostrandole l'anello. Un cerchio argentato che si interrompe ai lati con due segni dell'infinito e al centro tre punti luce. «Ecco!», esclama. «Adesso dimmi di sì e non fare la stronza o la caga sotto!»
Lei ridacchia. «Volevo tenerti ancora sulle spine, sciocchino», dice facendosi seria. «Si, voglio passare il nostro presente e futuro insieme. Non ho dubbi. Ma a una condizione...»
Stan rimane in attesa. «Cioè?»
«Inizierai a comprare più calzini per smarrirne uno e metterli di colore diverso.»
Ridiamo.
Lui le infila l'anello al dito e alzandosi da terra la bacia con un certo trasporto.
Applaudiamo e Bradley fischia.
Lei saltella eccitata e più che emozionata guardando l'anello e prima ancora lui, l'uomo che ha sempre sognato, con occhi colmi di lacrime di gioia e desiderio. «Era perfetta», si complimenta con lui, che appare meno teso. «Ti sei davvero superato e so già come ringraziarti.»
Guardo Bradley. «Adesso possiamo tagliare la torta?»
Sammy annuisce e le passo il coltello. Lei nega. «Insieme?»
Poso la mano sulla sua e tagliamo la torta. Prendo con il dito un po' di glassa al cioccolato bianco e la spalmo sulle labbra di Bradley prima di baciarlo. «Abbiamo anche la torta», sorrido come una bambina e lui insieme a me. «Mancano i fiori», mentre sono girata mi posa qualcosa sull'orecchio.
Mi volto e mi ritrovo davanti un girasole. La vista mi spiazza e mi fa agitare dentro quello che da tempo avevo sepolto. Ricordo quel giorno in ospedale e poi Shannon che cerca di dirmi qualcosa. La lettera. Batto le palpebre come se non riuscissi a mettere a fuoco. «Come...», guardo subito Sammy.
Lei fa finta di niente servendo la torta. Qui accanto c'è un fioraio e lui deve esserci andato mentre parlavo con Stan. Ma come ha fatto ad indovinare?
«So che un tempo ti piacevano e ne ho visti alcuni nella tua stanza dentro una bottiglia di Jack Daniel's. Sono attento anch'io ai dettagli, sai?»
Tappo la bocca prendendo il girasole più che emozionata prima di abbracciarlo. «Grazie», dico guardando ancora il fiore con un misto di tristezza e gioia che, seppur minima, va ad alleviare il mio dolore.
«Volevo costruire un altro ricordo positivo per te», dice sincero.
L'emozione che sento non è lontanamente paragonabile o gestibile con un pianto.
«Adesso lo è. Grazie, davvero.»
«Grazie a te perché prima hai capito e non mi hai mandato via.»
«Rimanete a pranzo con noi?», ci interrompe Sammy.
«No, voglio portare Erin in un posto. Possiamo preparare qui qualcosa?»
Lo guardo curiosa e lui non mi anticipa niente. «Dove mi porti?»
Ghigna. «È una sorpresa», risponde mettendosi ai fornelli, usando la piccola cucina adiacente e dietro una tendina per preparare dei sandwich. Mi siedo sul ripiano lasciando Sammy e Stan a ridacchiare e a baciarsi come due ragazzini.
Passo le dita sulla fronte di Bradley scostandogli il ciuffo di capelli che stanno crescendo rapidamente. Lui nasconde il sorrisetto beffardo continuando ad incartare i sandwich e i tramezzini. «Non ti dirò niente.»
«Neanche un indizio?»
Scuote la testa. «Tu e le sorprese non andate d'accordo, eh?»
Dondolo le gambe. «No.»
Si sporge rubandomi un bacio. «Dovrai fidarti di me», dice addentando un tramezzino. Mi porge l'altro pezzo. Mangiucchio continuando a guardarlo cercando di farmi dire dove andremo ma lui non cede.
Lo spingo e ride. «Non ti piace perdere, vero?»
Nego. «Mi piace avere il controllo.»
Si avvicina posizionandosi davanti a me. «Per qualche ora, fa finta di essere una sposa e in luna di miele», mi bacia il collo. «Ti prometto che sarà divertente», mi sussurra all'orecchio.
Lo guardo e i suoi occhi mi provocano una piacevole sensazione di fiducia e leggerezza. «Ti obbligherò a fare le pulizie per una settimana se non sarà così.»
Mi morde il labbro inferiore. «E se è divertente mi darai un premio?», mugugna sensuale.
Lo abbraccio. «Tu che dici?»
Preme la fronte sulla mia. «Non avere paura, Erin. Voglio solo regalarti un sorriso, perché anche se tenti di nasconderlo lo so che stai soffrendo.»
Le sue parole mi spiazzano eppure sorrido. Non riesco a smettere di guardarlo, di amarlo.
Nessuno sa esattamente quando arriverà l'amore nella propria vita. Non capisci di esserti innamorato fino a quando non ti ritrovi stretto in un abbraccio, avvolto dal calore di un corpo che percepisci come parte del tuo. Per me innamorarsi è come diventare invincibili. Smetti di avere paura. Smetti di sentirti un disastro. Inizi a vivere e ti dimentichi di tutto il male che hai provato. Perché innamorarsi di nuovo come la prima volta non è doloroso, è come posare un cerotto su una brutta ferita aperta e mai rimarginata. È come il tuo maglione preferito, quello che non getterai mai neanche quando le maniche saranno piene di buchi. È come la coperta sulle gambe perché fa freddo.
Quando ti innamori certe cose non ti toccano più come un tempo. Non senti più alcun dolore, paura, tristezza, solitudine. Neanche quando qualcosa ti si conficca dentro, in profondità ma tu senti appena la fitta che ti raggiunge perché hai davanti qualcos'altro. Inizi a vedere tutto con occhi diversi. E anche se ti fa paura, lo accetti, lasci che ti raggiunga, torni ad amare.

🖤

Come crepe sull'asfaltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora