CAPITOLO 16

418 15 2
                                    

Era Domenica.

Domani Domenico sarebbe partito,ma non riuscivo a farmene una ragione.

Per tutta la notte non avevo chiuso occhio.

Mi avvicinai a prendere il telefono sperando in un messaggio, una chiamata da parte di Domenico, ma nulla.

Ricevevo solo costanti messaggi da Sonia e Noemi che continuavano a chiedermi cosa fosse successo la sera prima, ma di certo non mi andava di parlarne.

Tornai a sdraiarmi nel letto e il telefono continuava a squillare insistentemente.

'Rispondi a questo cavolo di telefono!' Mi urlò mia madre buttandomelo accanto sul letto.

Era Noemi, risposi.

'Non ho voglia di parlare per favore' le dissi con tono afflitto.

'Non parlare, parlo io, Domenico ha anticipato la partenza' mi disse velocemente lei.

Io mi alzai di scatto dal letto.

'Cosa? Quando?' Chiesi nervosamente.

'Tra un'ora prende il treno per prendere la coincidenza con il traghetto' mi disse quasi sopra la mia voce.

'Devo andare' le dissi velocemente chiudendole il telefono in faccia.

Aprì velocemente l'armadio e misi i primi jeans e la prima maglietta che trovai.

Ero di fretta, mi guardai velocemente allo specchio e guardai l'orologio.

'Tra 5 minuti passa un pullman per la stazione da casa mia' commentai.

Scesi senza avvertire nessuno e per un soffio riuscì a prendere il pullman.

'Dove cazzo sei andata?' Sbraitò mia madre al telefono.

'Ma poi ti spiego, è stata un urgenza!' Le dissi chiudendole il telefono in faccia e spegnendo completamente il telefono. Almeno nessuno avrebbe più disturbato.

Erano già passati tre quarti d'ora da quando aveva chiamato Noemi ma ancora non ero arrivata, mancava poco.

Dopo altri cinque minuti arrivai e corsi subito dentro la stazione.

Il treno per dove? Cazzo!

Mi misi davanti ai binari,magari l'avrei visto.

Ed eccolo, era al binario 2 con tutte le sue valigie che aspettava il treno.

Non volevo mi vedesse.

Corsi subito nel sottopassaggio per andare al binario due mentre sentivo un treno annunciato che stava arrivando.

Cazzo che non sia il suo, ti prego!

Salì l'ultimo gradino e lui non c'era.

Il treno era fermo lì.

Mi misi a correre avanti e indietro sperando che fosse nel posto vicino al finestrino.

Il treno stava per partire e ancora non l'avevo visto.

Eccolo.

Proprio nel momento in cui lo trovai, lui volse lo sguardo verso il finestrino e mi vide, quasi incredulo, probabilmente non si aspettava proprio di vedermi.

Appoggiò una mano al finestrino mentre i miei occhi quasi erano pronti a scoppiare dalle lacrime, ma non volevo mi vedesse così.

Appoggiai la mia mano sulla sua.

Solo quello stupido vetro ci separava.

Il treno cominciò a muoversi e cercai di tenere il passo, ma ben presto andò troppo veloce per me e le lacrime cominciavano a scendere.

Do you believe it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora