Capitolo 2

307 19 0
                                    

ATTENZIONE! 

Da questo capitolo in poi, potrebbero essere presenti alcuni brevi flashback, che si sovrapporranno alla narrazione principale (per intenderci, come quando negli anime si sentono voci o si vedono brevi scene precedentemente accadute). Tali parti saranno scritte in corsivo.

Buona lettura!


La pioggia non accennava a calmarsi, quel pomeriggio.

Ormai era già Maggio inoltrato. Esattamente due mesi prima, Kakashi aveva varcato la soglia di casa e non aveva più fatto ritorno. Non una lettera, né un messaggio codificato. La squadra Anbu da lui capitanata era come sparita nel nulla.

Ayumi sospirò rumorosamente, riponendo la ciotola appena lavata al suo posto. In circostanze normali, quel maltempo non le sarebbe dispiaciuto particolarmente. Lo scrosciare insistente dell'acqua sulle finestre le donava tranquillità, come se ogni altra cosa si ammutolisse.

Ma da quando il ninja era partito, la casa le sembrava decisamente troppo grande. Si sentiva opprimere dal silenzio, dalla solitudine e dal profumo del ragazzo. La pioggia si era trasformata in un'impedimento ad uscire e distrarsi dalla monotonia, cosa che proprio non riusciva a sopportare.

Qualcuno bussò, distogliendola dai suoi pensieri. Si diresse svelta alla porta, speranzosa di trovare un pretesto per lasciare quel posto almeno per qualche ora. 

Quando, aperta la soglia, si trovò davanti Kurenai, non poté fare a meno di gioire dentro di sé. La kunoichi era stata una delle prime con cui Ayumi avesse fatto amicizia, una volta fuori dall'ospedale. Aveva frequentato l'accademia insieme a Kakashi e possedeva abilità illusorie straordinarie, oltre ad essere un'amica eccezionale. 

La sua espressione, però, non preannunciava nulla di buono. Una forte sensazione di pericolo ed angoscia la avvolse.

«La squadra Anbu... È tornata.» disse, ansimando. Appena saputa la notizia era accorsa da Ayumi il più velocemente possibile.

Il cuore della ragazza perse un battito. Kurenai tratteneva a stento le lacrime ed era fradicia.

«Kurenai, cos'è successo?» Sentiva la paura farsi strada dentro di sé. 

«Si tratta di Kakashi... Lui è...» Il resto della frase le morì in gola. Non avrebbe mai voluto dare una simile notizia ad una delle sue più care amiche.

Ayumi sgranò gli occhi, incredula. Non poteva essere vero. Mosse qualche lento passo verso la kunoichi, per poi iniziare a correre con tutte le sue forze verso il palazzo dell'Hokage.


«Come diavolo è potuto accadere?» Sbatté con violenza il pugno sulla scrivania, facendo crollare un'altissima pila di scartoffie e pergamene. Nessuno dei membri della squadra speciale aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, sebbene il loro viso fosse nascosto dalla solita maschera di porcellana. 

Il Sarutobi era fuori di sé. Era consapevole della difficoltà della missione, ma non avrebbe mai immaginato di perdere tutti quegli uomini. 

«Signore, il nemico ci ha teso un'imboscata. Nessuno di noi ha mai visto una tecnica simile, prima d'ora.» disse uno dei presenti, stringendo i pugni lungo i fianchi.

L'Hokage aspirò forte il fumo della sua pipa, cercando di non far tremare la voce «E cosa mi dite di Kakashi? Anche lui è caduto in battaglia?»

L'Anbu rimase in silenzio, con un nodo alla gola.

«Lo abbiamo lasciato indietro, signore.» intervenne un altro ragazzo, anch'egli estremamente giovane, i capelli nerissimi raccolti in un codino basso ed una profonda cicatrice sul braccio sinistro, appena sotto al tatuaggio scarlatto, tratto distintivo degli Anbu. «Se non lo avessimo fatto, nessuno di noi sarebbe qui a farle rapporto.»

La porta dell'ufficio si aprì con un tonfo. Ayumi, ansimante e completamente fradicia, si poggiò ad uno stipite, reggendosi a malapena in piedi. Hiruzen fece per alzarsi, ma il suo sguardo gli fece gelare il sangue nelle vene.

I membri della squadra speciale la guardavano attoniti, senza riuscire a realizzare cosa stesse succedendo. L'unico a riconoscere la ragazza fu Tenzo, fedele amico del ninja Copia. Le andò incontro, sfilandosi la maschera dalle sembianze animali e rivelando così i grandi occhi color nocciola ed il viso pallido, segnato da profonde occhiaie violacee.

«D-Dov'è Kakashi?» gli chiese lei, tra le lacrime. Sentiva il cuore pulsarle forte nelle tempie, un forte senso di nausea la attanagliava, gli occhi gonfi di pianto, il respiro affannato dalla fatica e dalla paura.

«Non ce l'ha fatta.»

Fu come se il mondo le fosse crollato inesorabilmente addosso. Un forte silenzio invase la stanza, interrotto solo dal continuo scroscìo della pioggia sulle ampie vetrate alle spalle dell'Hokage. Le ginocchia vacillarono sotto di lei, facendola accasciare sul pavimento freddo, con le mani sulla bocca, incapace di realizzare quanto appena udito. 

«No...» Fu l'unica parola che riuscì a pronunciare tra i singhiozzi, in preda alla disperazione ed allo smarrimento. Ogni pensiero nella sua testa era confuso, annebbiato. Avrebbe voluto urlare, ma la sua voce era annegata da un forte dolore al petto, come se qualcosa in lei si fosse rotto in mille pezzi, più taglienti di una lama.

Ogni cosa intorno a lei iniziò a vorticare, divenendo sempre più scura. Poi, il buio.

"Promettimi che tornerai presto."

"Te lo prometto."






All Falls DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora