Capitolo 5

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«Ayumi?»

Non poteva fare altro che correre, ignorare il lancinante dolore a tutto il corpo, chiamare il suo nome a pieni polmoni.

Il paesaggio era sempre uguale; le stesse nuvole si rispecchiavano nel pavimento allagato, insieme al cielo incredibilmente azzurro.

Ad suo ogni passo l'acqua si increspava, tremolava, confondeva il nitido riflesso, per poi calmarsi nuovamente.

«Ayumi!»

Non vi era un filo di vento, l'unico suono era rappresentato dallo schizzare delle piccole goccioline, sbalzate dal chakra del ninja.

Poi, in lontananza, scorse una figura umana.

Riconobbe immediatamente i lunghissimi capelli biondi, le forme aggraziate ed esili, la carnagione chiara e gli occhi di un colore paragonabile solo a quello che assume il cielo nei gelidi e limpidi pomeriggi di Dicembre.

Aveva un dolce sorriso a tirarle le gote, puntellate di qualche lentiggine e lievemente arrossate.
Era ormai a pochi passi da lei, sentiva di poterla sfiorare appena allungando il braccio. Ma, quando furono ormai solo pochi centimetri a separarli, la ragazza svanì nel nulla.

Il paesaggio cambiò repentinamente; una profonda coltre bianca fece sprofondare fino alle ginocchia lo shinobi che, in preda alla disperazione, prese ad arrancare ed a cercare di scorgere nuovamente l'amata in mezzo alla bufera, tanto forte da impedirgli completamente la visuale.

Urlò il suo nome con tutto il fiato che possedeva, ma il frastuono del vento spegneva ogni altro suono, come se fosse stato la fiammella di una candela.

«Ayumi...»

Una folata ancora più forte lo costrinse a coprirsi il viso con l'avambraccio; quando finalmente poté riaprire gli occhi, il mondo intorno a lui era nuovamente mutato.

Il profondo strato di neve non era svanito, ma la bufera aveva lasciato il posto ad un cielo colorato di sfumature calde, che si riflettevano sulle stalattiti di ghiaccio pendenti dai rami verdissimi degli abeti, impassibili anche all'avvicinarsi della lunga notte invernale, che presto avrebbe avvolto ogni cosa nel suo nero mantello.

Ebbe come l'impressione di essere già stato in quel posto. Avanzò a lenti passi, concentrando il chakra in modo da non sprofondare. Il forte odore di resina gli riempiva i polmoni sempre più, mentre si addentrava nel folto delle chiome.

Si fermò di scatto, percependo una forte stretta al cuore; appena di fronte a lui, una pozza scarlatta macchiava il candore del terreno. E, proprio al centro, una camelia bianca spiccava, immacolata. Fece per raccoglierla, ma in un istante quella divenne del medesimo colore del sangue, confondendosi e svanendo, come se si fosse liquefatta.

Il pianto di un bambino ruppe il silenzio assordante che aleggiava nella foresta, sovrastato da una risata tanto agghiacciante quanto familiare.

"Kaka... Shi"


Possibile che Kuma fosse sopravvissuto in qualche modo, cinque anni prima?

Eppure, lui stesso aveva assistito al sigillo dello Jikan, alla sua permanenza nelle prigioni, persino alla sua esecuzione da parte degli Anbu. Ma quella risata, quella voce, quegli occhi, non potevano che appartenere al fratello di Ayumi. Se Konoha era nuovamente in pericolo, l'Hokage andava immediatamente avvisato. 

«A cosa pensi?»

Aprì l'unico occhio lasciato scoperto dal grossolano bendaggio, improvvisato dalla compagna di cella, tornando ad osservare il grigio ed umido soffitto, qui e là tappezzato di muschio e felci.

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