Capitolo 6

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«Lo Jikan è un potere incredibile.» cominciò la corvina, torturandosi una ciocca di capelli con la punta delle dita «Ma può avere ripercussioni molto pesanti. Saper controllare il tempo richiede una quantità di chakra spaventosa... E la dimensione dello spazio-tempo è estremamente infida. Poterla soggiogare richiede sacrificio, dedizione e consapevolezza. Tutti noi abbiamo desiderato ardentemente di poter tornare indietro, di cambiare il nostro passato almeno una volta. Ma modificare anche solo un piccolo avvenimento nella storia può portare ad una realtà completamente opposta, talvolta catastrofica. Per questo ai Mizutani è concesso solo un viaggio a ritroso. Un viaggio di sola andata, un'unica possibilità che devono pagare molto cara.»

«Come fai a conoscere così tanto di questo clan?» Kakashi era piacevolmente sorpreso. Aveva vissuto accanto ad Ayumi per tutto quel tempo senza poter mai conoscere le sue origini, il suo potere e la storia della sua famiglia. Lei stessa aveva rimosso la maggior parte dei ricordi legati al suo passato, senza mai riuscire a recuperarli totalmente.

«Ho conosciuto quello che probabilmente è stato l'ultimo Mizutani ancora in vita.» rispose Akane, guardando in basso.

L'Hatake sentì un brivido percorrergli la schiena per tutta la sua lunghezza. Possibile che stesse parlando proprio di-

«Qual era il suo nome?» chiese, ormai quasi sicuro della risposta.

La ragazza fissò le profonde iridi viola in quelle di Kakashi, lasciandosi sfuggire una lacrima.

«Kuma.»


Aprì lentamente la porta. Quel profumo a lei ormai così familiare le riempì i polmoni, la avvolse come in un sicuro abbraccio. Se avesse chiuso gli occhi, avrebbe giurato di poterlo vedere lì di fronte a lei, con quella sua maschera nera e l'espressione inesorabilmente apatica.
Ma lui non c'era, da ormai troppo tempo.

Rimase un momento immobile sulla soglia, con una morsa a stringerle la bocca dello stomaco. La sensazione di solitudine e malinconia non l'aveva mai abbandonata sin dal giorno della sua partenza e si faceva sentire ancora più insistentemente in quella casa, così vuota, così silenziosa, così grigia. 

Kurenai le poggiò una mano sulla schiena, incitandola a proseguire.
Ayumi prese un profondo respiro, tenendo lo sguardo fisso sulle assi di legno scuro del pavimento e muovendo qualche indeciso passo verso l'ingresso.
Il cielo ancora coperto dalle nuvole irradiava una luce soffusa e bianca, che accentuava le ombre dei mobili e faceva venire il mal di testa.

Le due si accomodarono sul divanetto in soggiorno, la stanza più luminosa della casa grazie alle ampie porte vetrate che davano sul giardinetto.

«Non riesco ancora a realizzarlo...» si accarezzò dolcemente il ventre, la voce le tremava. 

La corvina le sorrise «Lo capisco, Ayumi. Ma sappi che io e Tenzo saremo  sempre qui per te, qualunque cosa accada. Non sei sola, ricordalo sempre.»

«Sai, Kurenai... Ho sempre desiderato un figlio da Kakashi. Avrei tanto voluto poter essere una famiglia come le altre, ma... Ora mi rendo conto che non avrei mai potuto cambiare la sua natura. Era un ninja, un Anbu al servizio dell'Hokage. Ed essere shinobi significa donare la propria vita per il bene del villaggio.» si fermò un momento, tentando di non cedere al pianto che le pungeva in gola «Sono una stupida. Avrei tanto voluto che Kakashi lasciasse tutto per restare con me per sempre. Era un desiderio egoista e dannatamente ingiusto.» singhiozzò infine, stringendo la stoffa della maglietta tra le mani.

«No, non era un desiderio egoista.» Kurenai le accarezzò la testa, rivolgendole un sorriso triste «È perfettamente comprensibile che tu volessi una famiglia con l'uomo che ami. E sono assolutamente certa che Kakashi avrebbe mandato all'aria il mondo intero, pur di vederti felice.
Non devi biasimarti, amica mia.»

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