Capitolo 7

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Cap. 7

Alya Césaire era una persona di carattere forte, quasi il destino l'avesse sempre preparata a sopportare le difficoltà che la vita riserva. La sua indole da "segugio" la portava naturalmente ad essere una giornalista d'assalto ed il suo esser essenziale e diretta la rendeva poco incline ai rapporti coi coetanei: era sicuramente più matura di tutti quelli che la circondavano ma anche in grado di interagirvi sempre con fermezza e destrezza, quasi fosse una volpe che studia la preda, e questo spaventava quasi tutti, soprattutto chi non la conosceva bene, nonostante avesse effettivamente un cuore a dir poco cristallino. Il fatto, poi, di esser di colore, in un universo occultamente razzista, non poteva non lasciarla indifferente: troppo nera per esser bianca e troppo bianca per esser nera. Questo l'aveva allontanata progressivamente sia dalle sue frequentazioni di quartiere che da quelle scolastiche, anche in virtù del fatto che il padre - trasfertista di lavoro - cambiava spesso città, con famiglia a tergo. Non che le pesasse cambiare - Alya sicuramente anelava a trovare la sua "vita ideale", come tutte le ragazze della sua età - ma era coi piedi per terra ed anche ben piantati. Per lei, cambiare voleva dire conoscere e crescere, in fin dei conti, anche se, lo ammetteva sempre, Parigi era la sua città preferita.

L'inclinazione ad essere lo "Sherlock Holmes" della situazione sicuramente aveva portato Miss Césaire ad incappare in situazioni difficili e qualche volta pericolose, ma il gestire il Ladyblog - suo sito personale sulle avventure degli eroi mascherati più amati di Parigi e sua valvola di sfogo, nonché suo vanto di orgoglio personale - era la linfa che rendeva Alya così sicura e, talvolta, feroce ed acuta. Non poteva assolutamente rinunciare ad essere Alya al mille percento, per nessun motivo al mondo, Nino - suo fidanzato - compreso, anche a scapito della sua stessa esistenza. Di sicuro l'amore provato per il giovane DJ era vissuto come una sfaccettatura del suo essere leggermente al di fuori della normalità delle teenager coetanee, ma ne era oramai una sua personale parte integrante, proprio in virtù dello spirito battagliero che la spingeva sempre ad arrivare fino in fondo, con somma gioia del ragazzo che, dal canto proprio, aveva - e continuava - ad apprezzare di gusto.

D'altronde, i due erano oramai insieme da oltre quattro anni ed il loro rapporto non accennava a dar segni di cedimento, anzi. Disillusa per la sua età, attenta ai particolari, osservatrice delle sottigliezze ed abituata ad usare prima il cervello che le proprie emozioni, Alya si era fatta una persona adulta e concreta, tutto l'opposto di Marinette: sognatrice, artista, sbadata - letteralmente la sua altra faccia della medaglia. Era questo il collante alla base del legame tra le due: una completava l'altra in un'armonia ed incastro degno di due sorelle gemelle. Essere Alya voleva dire esser il complemento a Marinette che, a sua volta, era il completamento di Alya. Un legame basato sulla fiducia reciproca e sull'amicizia incondizionata che solo due vere amiche possono costruire.

L'affetto reciproco che provavano era un caposaldo imprescindibile ed incorruttibile così radicato da esser scambiato, ad un occhio disattento, per quasi ossessione. No! Il legame che univa le due ragazze era un postulato assoluto: non vi era luce senza ombra, non vi era giorno senza notte, non vi era Alya senza Marinette. E tra amiche non vi erano segreti: questa era l'implicito fondamento di un rapporto destinato a perseverare e crescere negli anni - almeno così credeva Alya.

Con questo stato d'animo la giovane si era appena allontanata dal suo fidanzato, dopo un pomeriggio di coccole ed intimità, per andare a trovare l'amica del cuore - da oramai anni - e, magari, costringerla ad un'ora di shopping compulsivo, sempre alla ricerca di qualcosa che, nell'idea della giovane, si era consolidata in un completo sexy da indossare nel prossimo appuntamento col fidanzato e, magari, riuscire a convincere l'amica a prendere una posizione con il suo eterno amore "segreto" - Adrien - convincendola a dichiararsi una volta per tutte, a discapito della sua innata timidezza e goffaggine.

Lo spettacolo che le si parò di fronte appena girato l'angolo, però, non fu quello sperato: una Marinette chiusa in una bolla di cristallo trasparente sballottata con la madre contro un muro, un Chat Noir che le evitava inconsciamente di andare a trovare i suoi avi, deviando un colpo dell'akumizzata di turno diretto alla pasticceria Dupain a cui lei stava sopraggiungendo e, infine, l'esplosione dell'edificio che era stato la sua scuola fino all'inizio di estate precedente.

Con gli occhi sbarrati e, per la prima volta in vita sua, con le gambe tremanti, vide la sua amica del cuore cercare di spostarsi per finire sgraziatamente a sbattere contro un muro e, tra urla strazianti, rialzarsi con una spalla vistosamente lussata.

Combattuta tra scappar via oppure cercare di portare soccorso, Alya fece un passo verso la battaglia per, infine, assistere al volo pindarico di Chat Noir verso l'asfalto e l'amica del cuore illuminarsi e trasformarsi nell'eroina di Parigi: Ladybug.

Lo shock la paralizzò definitivamente.

Gli occhi spalancati e la bocca aperta, con l'espressione di chi vede il mondo per la prima volta nella sua nudità, Alya non riuscì a sentire più nulla: non i rumori della battaglia, non la paura vissuta fino ad un attimo prima, non il senso di soddisfazione per aver scoperto chi si celasse dietro la maschera dell'eroina di Parigi: restò attonita e pietrificata nel peggiore delle accezioni. Non poteva crederci: la sua amica del cuore l'aveva sempre ingannata e la sensazione di vuoto che ne seguì fu come il vento gelido siberiano che soffia nella Taiga.

Come in un film al rallentatore, vide Ladybug - Marinette - evocare il suo potere speciale: il Lucky Charm. Vide comparire un enorme diapason che piombò tra le mani dell'eroina - amica? - che, a causa della spalla lussata, mancò clamorosamente.

Vide il diapason cadere e battere contro il bordo della bolla che conteneva l'eroina a pois e la madre e, un attimo dopo, fu investita da frantumi di bolla che, con un'esplosione assordante, aveva finalmente liberato le due donne.

"Ma guarda che sorpresa!" - sentì urlare Mammylove mentre, incuriosita, si era fermata ad assistere alla scena. "Ora sappiamo chi si nasconde dietro alla maschera della coccinella più detestata di Parigi!" - "Marinette!" - ghignò soddisfatta!

Sentire quel nome riattivò il cervello di Alya che subito si rese conto della situazione: Marinette era Ladybug; la sua migliore amica era l'eroina di Parigi; le aveva mentito - vero - ma quante volte l'aveva anche salvata? Ed ora era lì, ancora di fronte ad un nemico potentissimo, ferita, con le lacrime agli occhi, nel tentativo disperato di difendere nuovamente qualcuno: la propria madre.

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