Capitolo 31

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Cap.31

Marinette entrò nel grande atrio della villa, accompagnata da Nathalie.

Subito, da una porta laterale, comparve Adrien che le si avvicinò, sorridente ed educato, come se quell'incontro fosse una normale giornata di scuola.

"Buonasera Marinette e benvenuta a Villa Agreste".

La giovane fashion designer lo osservò avvicinarsi e subito perse un battito: un po' per la vergogna, un po' per la situazione, un po' perché di fronte a lei c'era la sua oramai consolidata cotta quadriennale, subito fu sopraffatta dalla timidezza e, virando dal rosa tenue al rosso vivo, provò ad imbastire una risposta di ringraziamento che avesse un senso logico, fallendo miseramente: "B-Buongiorno a te, A-Adrien!".

"Buongiorno?" - fece eco scherzoso il modello.

"Beh, no... volevo dire buonasera, ma ... quando ci sei tu, è sempre un buon giorno... no... ecco... volevo dire solo che sono felice di essere qui con te... no... da te." - cominciò a sparare a zero - "insomma... grazie per avermi invitato!", riuscì finalmente a dire, abbassando lo sguardo a terra e rendendosi conto dell'ennesima figuraccia appena fatta.

Nathalie osservò la ragazza senza proferire parola, ma alzando un sopracciglio: davvero la persona che aveva di fronte era l'invincibile eroina di Parigi? Somiglianza fisica a parte, stentava davvero a crederlo.

"Ben arrivata, signorina Dupain-Cheng" - tuonò dall'alto della scalinata Gabriel in persona. "La prego" - iniziò, avvicinandosi - "faccia come se fosse a casa sua".

La giovane ragazza rimase spaesata: di sicuro non aveva tutta questa confidenza né con Gabriel né tantomeno con il resto della famiglia, ma non le sarebbe dispiaciuto, un giorno, forse.

Fu Adrien che, cogliendola alla sprovvista, la svegliò dai suoi pensieri e le porse il braccio a mo' di accompagnatore. "Andiamo?" - le disse.

"C-certo" - rispose, aggrappandosi a quell'ancora di salvezza bionda che tanto la faceva sognare.

Il gruppetto, scortato da Nathalie, si diresse verso l'enorme sala da pranzo dove vi era una lunghissima tavola imbandita per tre: due posti a capotavola ed uno proprio a metà.

Adrien fece accomodare l'ospite, notando subito la posizione dei coperti, ma anche l'anomala cortesia del padre nei confronti della sua compagna di classe.

"Padre" - disse subito - "posso chiedere il piacere di sedere vicino a Marinette? Siamo sempre vicini, anche a scuola, e mi piacerebbe esserlo anche qui".

Gabriel non mosse un ciglio, ma rivolse uno sguardo di approvazione verso la segretaria che subito si adoperò all'adattamento.

Marinette rimase in silenzio, completamente presa dal bel modello che, ora, le stava vicino. Molto vicino. "Quasi da soffocare!" - pensò.

A guardarlo bene, la somiglianza con Chat Noir era spaventosa e la battutaccia del modello della mattina sarebbe stata perfetta in bocca al gatto mascherato, anzi, purr-fetta. Eppure, erano completamente diversi, ma così uguali ... Marinette non riusciva a capacitarsene e restò nella confusione mentale ed emozionale più totale.

Il personale di servizio di Villa Agreste intervenne veloce e silenzioso, senza mai alzare lo sguardo da terra, mentre Gabriel continuava a scoccare gelide occhiate ai commensali, camuffandole con un sorriso tanto falso quanto smagliante.

I tre presero finalmente posto, ma la tensione nell'aria era palpabile e nessuno parlava, lasciando la stanza immersa in un gelido silenzio.

I giovani si scambiarono timide e sfuggevoli occhiate, mentre Gabriel osservava, di tanto in tanto, gli orecchini della sua ospite, senza soffermarvisi troppo.

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