Cap. 12
Tom era rimasto in disparte, con Manon in braccio, nel goffo tentativo di cullarla.
Gestire i bambini non era il suo forte, nonostante la sua indole da gigante buono: i bimbi lo rendevano maldestro, più di quanto non lo fosse di suo.
"Ecco da chi ha preso Marinette" - pensò, tra una cosa e l'altra, dondolandosi sulle gambe per tranquillizzare la bimba che, ancora traumatizzata da quanto accaduto e visto, stava con gli occhi sbarrati, osservando tutto e nulla e tremando di quando in quando.
"Non è successo niente!" - le disse Tom in modo accondiscendente - "non ti preoccupare! Hai visto: Ladybug e Chat Noir stanno bene e sono andati via" - le sussurrò, facendo riferimento al fatto di aver visto dalla vetrina che i due supereroi erano sani e salvi ed avevano salutato Parigi dalla piazza antistante alla panetteria Dupain Cheng qualche minuto prima.
È tutta colpa mia!" - piagnucolò Manon - "Ho fatto male a Ladybug e Chat Noir ed è anche la seconda volta!" - tirò su col naso - "La mia mamma sarà arrabbiata con me!".
"Assolutamente no!" - la consolò l'omone - "vedrai che tutto si sistemerà, come sempre quando ci sono Ladybug e Chat Noir".
Il pensiero di Tom andò alla sua bambina, Marinette: quante volte l'aveva presa in braccio e consolata? Quante volte l'aveva abbracciata? Cosa avrebbe fatto se fosse stata akumizzata proprio lei, la sua dolce figliola?
Un brivido di terrore misto rabbia lo smosse dai dubbi catapultandolo ad una certezza assoluta: avrebbe preso lui stesso Papillon per il collo, anche a mani nude e, fino a che avesse avuto forza, lo avrebbe combattuto. Non avrebbe mai lasciato la sua bimba indifesa, anzi, l'avrebbe sempre protetta.
Poi gli sovvenne un piccolo particolare: anche lui era stato akumizzato ed era stata proprio Ladybug a risolvere la situazione.
Si sentì sporco ed impotente.
Grande, grosso, ma inutile.
Non era in grado di fare nulla, se non dei buoni croissant.
Eppure, era sicuro di esser abbastanza forte da difendere la sua famiglia, ma non ne era stato capace, quando ne avrebbe dovuto avere il dovere.
Lo sconforto gli piombò addosso come un macigno che rotola a valle e l'aver visto i due supereroi di Parigi in quelle condizioni non lo giovava di certo.
Se solo avesse potuto, se solo avesse avuto un'altra occasione. Se solo...
"Tom!" - lo chiamò sabine dalla scala - "Manon si è addormentata. Non te ne eri accorto?".
L'espressione del marito fu la migliore delle risposte per la moglie che, avvicinatasi, prese con sé la bimba, liberando le mani dell'uomo, purtroppo ancora sconvolto dai propri pensieri. "Dov'è Marinette?"
"Di sopra" - rispose vagamente la donna.
"Con chi?" - Insistette l'uomo.
"Con Alya e.... il signor Fu" - confermò, posando Manon sul lettino nel retrobottega - proprio quello che utilizzavano quando una piccola Marinette si addormentava mentre i genitori, non potendola seguire per il lavoro, continuavano a sfornare pane e dolci in un'epoca che ora le sembrava così lontana da esser quasi onirica.
"Chi è Fu?" - ribatté l'uomo con curiosità - "e quando è arrivato?"
Sabine quasi tirò un sospiro di sollievo: Tom non le aveva chiesto quando era rientrata Marinette, ma solo dettagli sul fantomatico Fu. Quasi stava per rispondergli che il marito aggiunse: "Quando è rientrata Marinette? Non era con te? Io... non l'ho vista!"
La donna perse un battito.
Cosa avrebbe dovuto rispondere? Cosa avrebbe potuto dirgli?
Non era abituata a nascondergli nulla, ma la cosa era troppo grossa e, conoscendolo, sarebbe andato su tutte le furie se avesse scoperto che la sua bambina era proprio l'eroina di Parigi che gli era praticamente svenuta addosso, in condizioni a dir poco pietose.
Non sapeva come uscirne, ma un bussare sulla vetrina attirò l'attenzione di entrambi.
Nadia Chamack era sull'uscio e, vedendo la panetteria chiusa, stava cercando di attirare la loro attenzione per farsi aprire la porta e recuperare la figlia.
Mai Sabine fu più felice del tempismo della giornalista.
Subito si precipitò ad aprire per accogliere la donna che, con curiosità, chiese che fosse successo, constatando che quella fosse la prima volta ad aver trovato la panetteria chiusa in tanti anni.
"Purtroppo abbiamo avuto un attacco akuma ed abbiamo dovuto chiudere la panetteria" - spiegò Sabine, restando sul vago. "Ma tutto si è risolto grazie a Ladybug e Chat Noir!" - confermò con insicurezza.
La giornalista non mancò di notare qualcosa di strano e guardò la donna minuta con quel suo tipico sguardo da giornalista d'assalto: quello che permetteva di "sente l'odore di scoop" e la faceva puntare alla notizia come un segugio all'inseguimento della preda.
Sabine si fece ancora più piccola.
"Purtroppo Manon era stata akumizzata" - le venne in soccorso Tom, affiancando la moglie - "ma tutto è finito nel migliore dei modi e nessuno si è fatto male!".
A quelle parole la giornalista si paralizzò.
"Manon! Dov'è?" - chiese preoccupata.
"Sta dormendo qui dietro al ..."
"Mamma!" - sbucò Manon dal retrobottega, correndo verso la giornalista e saltandole in braccio.
La giornalista la prese al volo e la strinse con affetto.
"Mamma!" - disse ancora la bambina tra le lacrime - "ho fatto male a Ladybug e Chat Noir! Tom ed Alya li hanno portati di sopra, ma non si muovevano! Mi dispiace tanto! Io non volevo! Mamma, scusami! Mamma ..." - i singhiozzi e le lacrime coprirono le ultime parole della bambina, mentre la madre la cullava teneramente, ripensando e metabolizzando le informazioni ricevute.
Lo sguardo della giornalista si posò ancora su Sabine e Tom che risposero con un sorriso di circostanza.
"Cosa è successo?" - chiese la giornalista.
"Purtroppo i poteri di Papillon hanno raggiunto livelli tali da aver dato filo da torcere ai nostri eroi, ma alla fine si sono rimessi subito e ..." - cominciò a spiegare Tom.
"Certo stavolta i nostri eroi hanno avuto del filo da torcere, ma alla fine si sono rimessi subito e ..." - disse Sabine, contemporaneamente ed involontariamente al marito.
Nadia li guardò di traverso ed i due si strinsero meccanicamente l'un l'altro.
La giornalista decise di non insistere. Qualsiasi cosa fosse successa, l'avrebbe scoperta da sola di lì a poco - giusto il tempo di fare qualche domanda ben piazzata a qualche passante. Non voleva essere d'impiccio alla famiglia Dupain. Tutto sommato, gli era debitrice, per tutte le volte che l'avevano aiutata con Manon, ma una Ladybug ferita era una novità assoluta!
La giornalista salutò e ringraziò, accettando un sacchetto pieno di croissant che Tom le offrì e dirigendosi fuori dalla panetteria con la sua bimba ancora in braccio, scossa e piagnucolante.
Fu Sabine la prima a tirare un sospiro di sollievo, ma questa volta fu Tom a puntarla col suo sguardo preoccupato. Sabine prese la sua mano e condusse il marito a preparare il the, in silenzio.
Tom sapeva che questa era la classica quiete prima della tempesta.
Una volta che il the fu pronto, lo invitò a seguirla al piano di sopra.
Sicuramente vi era qualcosa di cui parlare - pensò la donna salendo le scale, sempre in silenzio, avendo già intuito che il marito aveva "mangiato la foglia" ed ora voleva una spiegazione, per quanto traumatizzante fosse.
Salì con lui le scale, come un condannato che cammina verso il patibolo, aspettando la sua personale tempesta.
STAI LEGGENDO
Marinette
PertualanganCosa può accadere in una sola settimana? Pochi giorni possono cambiare la vita di una persona?