Capitolo 18

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Cap.18

Prima di lasciare casa Dupain, Maestro Fu prese Marinette in disparte.

"Vorrei che stasera venissi anche tu a trovarmi" - mimò con le mani due apici sulla parola trovarmi e Marinette comprese subito.

"E' per Chat?" - chiese, consapevole della risposta.

"Credo che avrà qualcosa da chiederci e - ne sono sicuro - meglio di te non c'è nessuno per dare risposte a quel povero ragazzo" - disse sorridendo Fu.

"Capisco" - annuì la giovane, sospirando - "credo vorrà più che delle semplici spiegazioni".

Fu sorrise, si lisciò la barba per l'ennesima volta, soddisfatto, e si accomiatò.

Lo stesso fece Alya poco dopo, non prima di aver scoccato l'ultima frecciatina all'amica:" ... voglio sapere tutto di Chat Noir! ... voglio mettere qualcosa di nuovo sul Ladyblog, altrimenti spiffero tutto su Ladybug!" - aggiunse ghignando - "non posso esser meno di Nadia!" - urlò, uscendo dall'abitazione per fiondarsi dal fidanzato.

Marinette rimase sull'uscio a rimirare il tramonto verso il quale la sua amica stava oramai correndo.

Era una bella scena: quasi da film - pensò.

Stava per chiudere la porta di casa quando qualcuno la chiamò per nome.

La giovane si sporse fuori dall'uscio con la testa, curiosa di capire chi l'avesse chiamata.

Sul lato dell'edificio fece capolino Nadia Chamack in persona, con la figlia Manon per manina.

La giovane fashion designer si congelò sul colpo - non si aspettava di vedere lì la giornalista, non in quel momento e non dopo tutte le emozioni appena vissute.

Nadia si avvicinò a Marinette con fare mesto, cosa a cui la stessa Marinette non era proprio abituata, ben conoscendo le attitudini burrascose della giornalista.

"Ti vorrei chiedere scusa ... " - iniziò la giornalista, con un tono di voce basso - "... per tutto il trambusto che Manon ha combinato oggi. È colpa mia se è accaduto ... di nuovo..." - aggiunse, riferendosi al fatto che quella non fosse la prima volta in cui Manon fosse stata akumizzata - "...e vorrei ringraziarti per tutto quello che fai e quello che hai fatto per me, per lei, per tutti noi ... con e senza maschera!".

Marinette sbiancò.

Nadia sapeva - l'aveva capito - chi altro se ne era accorto, dunque?

La giornalista si accorse dello stato emotivo della ragazza e subito si sbrigò ad aggiungere: "Non ti preoccupare. Solo io lo so e tutte le prove sono state distrutte".

Marinette tirò un sospiro di sollievo, ma, guardinga, puntò lo sguardo direttamente sugli occhi della giornalista.

Quella di fronte alla donna non era la semplice babysitter, ma la vera e propria eroina di Parigi, senza la maschera, e Nadia se ne accorse subito.

"Volevo solo ringraziarti, nulla di più, e dirti che io sarò sempre con te, a qualunque costo ed in qualunque situazione. Meriti la mia stima e la mia fiducia, per quanto poco possano sembrare, e quella di tutta la città. Sii sempre così. Il tuo segreto resterà al sicuro con me".

Detto questo, la giornalista fece un inchino e si girò per andarsene.

"Grazie, Nadia" - le disse Marinette - "grazie di cuore!".

La giornalista fece un sorriso.

"... Ma se un giorno vorrai raccontarmi tutto ... " - le rispose ridendo.

"Miss Chamack!" - sbottò la giovane, incrociando le braccia al seno e sbuffando platealmente.

"Un abbraccio, Miss Dupain!" - disse infine, e se ne andò.

Marinette si chiuse in casa, con la fronte appoggiata alla porta, occhi chiusi ed un uragano nel cuore.

I pensieri le si accavallano con le emozioni ed il tutto contribuiva a farla sentire come fosse su un ottovolante: sballottata in tutte le direzioni, a folle velocità, senza aver il controllo di nulla. Possibile che fosse accaduto davvero?

Ancora non riusciva a capacitarsene.

"Tikki, ho quasi il mal di mare!" - esclamò alla sua Kwami.

La piccola coccinella rossa le si fece vicino e l'abbracciò con affetto. "Oggi è stata una giornata molto lunga, ma va tutto bene, come sempre!" - le sussurrò all'orecchio.

"Magari, Tikki cara: dopo aver affrontato akuma, Alya, genitori e perfino miss Chamack, ora mi tocca Chat Noir!" - esclamò la giovane, aprendo le braccia in modo plateale.

"Come si fa, tutto in un paio d'ore?!?" - si apostrofò la corvina.

Tikki le sorrise.

"Tu sei Ladybug: sicuramente troverai una soluzione!" - la incitò.

Tom e Sabine osservarono la figlia dalla porta attigua, senza dire nulla, ma stringendosi l'un l'altra.

Fu Tom a rompere il silenzio.

"Marinette ..." - gli uscì dalla gola, in modo strozzato - "abbiamo sentito tutto, anche il discorso di Nadia" - continuò la madre, in aiuto del padre - "...e vorremmo dirti che anche noi ti aiuteremo sempre!" - conclusero quasi in coro.

La giovane gli si fiondò letteralmente incontro, abbracciandoli entrambi.

Effettivamente lei era Ladybug - la sua forza, però, non veniva da dentro di lei, ma dalle persone attorno a lei - questo fu il pensiero che la riscaldò il cuore nuovamente, dopo tutte le emozioni vissute, e le diede la forza necessaria ad andare avanti.

Dopo qualche minuto, si staccò dai genitori, finalmente serena.

L'abbraccio era quello che ci voleva: ora era "carica" abbastanza per affrontare anche Chat, se non Papillon stesso: lei era Ladybug, in fin dei conti.

"Ora vado dal Maestro! A più tardi!" - li salutò sorridendo e se ne andò verso la sua camera, lasciando i genitori ancora scossi e con cuore in mano, dietro di sé.

MarinetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora