Capitolo 30

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Cap. 30

"La vorrei informare che stasera avremo ospiti" - disse Nathalie - "e pertanto è pregato di presentarsi a cena per le ore 20.00".

"Chi viene?" - chiese Adrien, quasi con fare annoiato.

"La signorina Dupain-Cheng" - confermò la segretaria, atona.

Ad Adrien prese quasi un colpo.

Come era possibile che Marinette - la sua Marinette - stesse per arrivare proprio a casa sua? Plagg avrebbe dovuto avvisare il kwami di Ladybug del possibile pericolo. Perché quindi stava per venire proprio nella tana del lupo? E come era stata convocata?

"Ma ..." - provò a chiedere alla donna - "come ... come ...".

"Il signor Agreste ed io abbiamo incontrato Miss Dupain-Cheng presso il nostro atelier in centro Parigi, oggi pomeriggio" - le venne in risposta la donna - "e vostro padre ha chiesto un incontro a cena per chiarire lo spiacevole equivoco di stamani." - aggiunse, fredda.

"Stamani?" - chiese, preso in contropiede, il giovane modello, senza pensare minimamente a quanto accaduto al parco e sopraffatto dalle informazioni appena ricevute.

"Si. Stamani lei si è preso la libertà di manifestare palesemente il suo interesse per la signorina Dupain-Cheng che l'ha ragguardata con un chiaro ed inequivocabile segnale di disapprovazione, opportunamente trasmesso in mondovisione da qualche paparazzo che, in questo momento, sta affrontando tutta la selva di legali che suo padre ha potuto mettere in campo, ossia tutti i migliori di Parigi".

"Ma io ... non ho fatto nulla ..." - rispose dubbioso il modello - "... è tutto un equivoco ed ho già spiegato a mio padre la situazione" - disse cercando di aggiustare in qualche modo.

"Suo padre non è di questo avviso, così come l'opinione pubblica ed i suoi fan" - chiuse la conversazione la fredda segretaria, chiudendosi la porta della stanza del giovane modello alle spalle.

"Nathalie, aspetta!" - scattò il giovane, afferrando la maniglia della porta prima che si chiudesse.

"La prego di non farlo aspettare!" - concluse la donna, abbassando lo sguardo a terra, da dietro l'anta semichiusa della porta, con voce preoccupata.

Ecco, nuovamente, il segnale di pericolo.

"Maledizione!" - si disse il modello, di colpo avendo conferma di tutti i suoi timori e chiudendo la porta definitivamente - "Plagg, dove sei?" - osò chiedere alla stanza vuota, senza ricevere tuttavia risposta. "Ma dove diavolo sei quando servi?" - si chiuse nei suoi pensieri il biondino. La situazione stava prendendo una bruttissima piega e tutto per un maledetto malinteso.

Di sicuro, facendo due più due, ora aveva la certezza provata che suo padre fosse anche il suo nemico. Un triangolo assurdo che vedeva lui, Gabriel e Marinette su una giostra che, maledizione, stava girando sempre più turbinosamente - e senza controllo - e che rischiava di far uscire tutti e tre con le ossa rotte.

Cosa poteva fare? Provare a convincere suo padre? Ne sarebbe stato capace oppure ne sarebbe stato succube, come sempre? E Marinette? Cosa poteva succedere tra lei ed il padre? Conosceva abbastanza la sua compagna di battaglie da sapere che non era di sicuro una tipa da lasciar perdere, così come Gabriel, ma sapeva anche della quotidianità dell'amica: troppo buona per metterci la giusta cattiveria. "Accidenti! Non può fronteggiare mio padre! Non come Marinette!" - Adrien tremò, continuando a chiedersi perché il destino si fosse accanito così contro di lui e la sua vita.

A Plagg fischiarono le orecchie: "qualcuno starà parlando di me!" - pensò sbadatamente, fluttuando verso villa Agreste, dopo aver parlato con tutti i Kwami che era stato in grado di rintracciare, analizzando le possibili implicazioni della situazione ed avendo finalmente messo insieme tutti i pezzi del mosaico: "e che mosaico!" - ebbe comunque l'idea di pensare - "una faida familiare ... proprio un bel quadretto! Chi sa se il vecchio Fu l'ha fatto apposta ..."

Il dubbio era lecito, ma questo avrebbe voluto dire che lo stesso anziano non era stato onesto neppure con loro.

Non poteva essere: Fu non era quel genere di persona e sicuramente non falso fino a quel punto, o no?

"Non sarebbe neppure la prima volta, eh, Fu?" - pensò ad alta voce, avvicinandosi alla grande finestra di Villa Agreste.

Appena entrato, il Dio della Distruzione notò il suo protetto in mezzo alla stanza, con la testa china e le mani chiuse a pugno, tremanti.

"Ragazzo?" - chiese immediatamente, riconoscendo lo stato d'animo confuso del giovane modello - "Tutto bene?".

"Finalmente sei arrivato! Ce ne hai messo di tempo! Che hai combinato? Non sei riuscito a parlare col Kwami di Marinette?" - chiese a bruciapelo il biondo.

"Sì" - annuì - "ci siamo parlati".

"Allora perché Marinette sta per venire a cena proprio qui e proprio stasera?".

"Perché è stata invitata?!?" - rispose retorico l'esserino nero, già informato su tutta la situazione.

"Ma non l'hai avvisata che mio padre è Papillon?".

"No. Ho avvisato Tikki che forse tuo padre potrebbe esser Papillon, come tu mi hai chiesto. Piuttosto, perché ora hai cambiato idea e ne sei così convinto?".

"Lo so e basta! Dobbiamo fare sì che Marinette non si avvicini a mio padre per nulla al mondo!".

"Non ti fidi di lei?".

"Cosa???".

"Credi che Ladybug sia solo una maschera?".

"No, ma io conosco Marinette - la Marinette di tutti i giorni - e non ha nessuna possibilità contro mio padre!".

"Ti sbagli! Quella ragazza è ben più tosta di quello che credi, anche se si comporta in modo bizzarro quando ci sei tu, nella tua forma civile, tra i piedi".

"Quindi dici che dovrei non farmi vedere stasera?" - chiese incredulo il modello.

"No, ci devi essere assolutamente! Chat Noir deve esser pronto ad intervenire e Ladybug deve imparare ad esserlo sempre! Tikki si fida di lei. Io mi fido di te. Ora più che mai, credo ti dovresti dimostrare per quello che sei e comportarti di conseguenza!".

"La proteggerò, costi quel che costi, e farò ragionare mio padre!".

"Così mi piaci, Adrien, ma non far trapelare che tu sei Chat Noir: potrebbe esser la nostra mossa vincente!".

In quel momento suonò il campanello della Villa.

Ore 19.50 - Plagg ed Adrien si scambiarono un'occhiata eloquente e, silenziosamente, si diressero verso l'atrio della grande villa per accogliere l'ospite.

Marinette arrivò di fronte al grande cancello di Villa Agreste e guardò l'ora: "Accidenti, sono arrivata troppo presto!" - bisbigliò verso la piccola Kwami che si era rintanata nella borsetta. "Aspettiamo qualche minuto, che ne dici?".

"Certo!" - rispose l'esserino, senza uscire dal nascondiglio.

"Certo è il solo e semplice fatto che non avrei mai creduto di ricevere un invito proprio da Gabriel Agreste in persona! Di sicuro non dopo quanto accaduto oggi!".

"O ieri ..." - sussurrò il Kwami.

"Che intendi dire?".

"Nulla. Non ti preoccupare".

"Ha a che fare con la mia kryptonite?" - la punzecchiò la giovane - "Tu ed i miei genitori vi siete coalizzati per farvi un sacco di risate alle mie spalle, vero?" - chiese sorridente la teenager.

"Non è come sembra, fidati" - rispose sibillina la Kwami - "solo che quando c'è Adrien nei paraggi ...".

"Lo so..." - ammise sconsolata - "... È che non riesco a controllarmi..." - sospirò mestamente - "Dai, ora: un bel respiro ed andiamo! Magari la serata avrà dei risvolti anche piacevoli, non credi?".

Ma la piccola coccinella rossa non rispose, restando ad ascoltare il rumore metallico del campanello della Villa, appena azionato dalla sua giovane portatrice.

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