7: qualcosa di duro

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A volte nella mia stupidità mi ritrovo a pensare stronzate del tipo: non potrebbe andare peggio di così.

Sbagliato.

Secondo le mie esperienze se qualcosa può andare storto lo farà, a prescindere dalle sfighe che ti sono capitate precedentemente.

Mi ricordo che quando è morto il mio pesciolino ho pensato proprio "dai Catherine, pensa positivo! Non potrebbe andare peggio di così" e indovinate un po'? Mia nonna si è rotta il femore e abbiamo dovuto passare il weekend in ospedale dove mio padre ha insistito per impartirmi una delle sue lezioni sulla medicina, ovvero "come impartire ordini al prossimo facendolo piangere dalla disperazione" e lui è molto bravo a farlo.

Insomma dopo aver fatto un discorso degno di Nobel della pace a Meredith con mia sfortunata sorpresa ho scoperto che Derek stava spiando il tutto da dietro la porta.

La cosa positiva è che gli ho sbattuto la porta in faccia e gli sono inciampata a dosso.

Ok tanto positiva no, visto che il suo ginocchio si è scontrato contro la mia testa (devo capire ancora come abbia fatto a cadere in questa posizione).

In tutto questo... niente sono seduta su un lettino intenta a farmi visitare proprio dal dottore in questione.

"Ti fa male qui?" chiede tastandomi la fronte.

"Sì" borbotto.

"E qui?" Chiede posando la mano tra le mie sopracciglia.

"Sì"

"E qu-"

"Derek, mi hai sbattuto il tuo ginocchio duro quanto un mattone in testa, cosa pretendi? Sì che mi fa male, ma verrà un bernoccolo e basta" cerco di scendere da quel maledetto lettino e devo ancora capire perché siamo in una stanza buia, da soli e chiusi a chiave.

No ok, l'avevo capito da un po' ma cercavo di evitare di pensarci.

"Fammi scendere" dico quando lui mi blocca il passaggio mettendo le braccia sui miei fianchi.

"No" sorride, che ti sorridi che io ho la tachicardia.

"Dai, devo uscire ho perso già abbastanza tempo e la Bailey sarà furiosa" ma lui non si fa impietosire da la me nei guai e si avvicina di più.

Ho un'idea.

"Ok" mormoro.

Mi avvicino di più a lui sfioro le sue labbra, i nostri respiri si mischiano e noi siamo sempre più vicini. I nostri fianchi si scontrano e porto le mie mani dietro la sua testa e gli accarezzo i capelli. Poso le mie labbra sulle sue e lui d'istinto chiude gli occhi, lo faccio girare scendendo dal lettino e scappo, letteralmente.

Apro la porta con uno scatto e lo lascio lì ancora confuso mentre io corro agli spogliatoi per cambiarmi e iniziare a lavorare.

"Che fine hai fatto? Ti davo per dispersa" ridacchia il mio compagno di pazienti.

"Ho avuto un imprevisto chiamato Derek Shepherd" sbuffo controllando la cartella di un certo Cole.

Che razza di nome è Cole?

"Come ti senti oggi?" Chiedo al ragazzo nel lettino.

"Considerando che ho un polmone in meno, bene. Mi sento bene" sbuffa lui guardando il soffitto.

"Sei fortunato ad avere ancora l'altro" ridacchia Alex.

"Senti coso, non lamentarti più di tanto, ti abbiamo salvato la vita. Il cancro che avanzava nel tuo polmone poteva infettare anche l'altro e a quel punto saresti stato spacciato. Perciò fai meno il depresso senza polmone che se fossimo arrivati poco più tardi saresti stato un depresso morto" sbotto poggiando la cartella.

"Ok, scusa Doc" risponde abbassando lo sguardo.

"Senti io devo evitare Derek: tu rimani con lui, io mi nascondo e se lo incontri devi intrattenerlo il più a lungo possibile" detto questo scappo via, non aspettando nemmeno la risposta di Alex.

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