10: chiamami col tuo nome

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"Dai da brava pompa, vai"

"Dai su" continua a ripetermi Shepherd.

E potrebbe sembrare un film porno a causa dell'intensità con cui dice queste parole, ma sto soltanto rianimando un paziente con una pompetta visto che l'infermiera rossa del reparto non si trova, e ho il presentimento di sapere dove sia.

"Smetti di ripeterlo, lo sto facendo da più o meno dieci minuti, non smetto finché non me lo chiedi" cerco di non gridare troppo assumendo comunque un'espressione più che infastidita.

Ma lui continua imperterrito e non riesco a capire se sia duro di comprendonio o proprio stupido.

Il paziente fortunatamente si riprende ed è uno dei pochi del quale ricordo il nome.

Certo, è così imbarazzante che penso che nessuno lo dimenticherebbe.

Si chiama Dipsy. Ho rischiato di soffocarmi dalle risate ma poi Derek mi ha guardato così male che mi sono ripresa subito.

Quando finalmente il tipo si riprende non riesco a frenare la mia curiosità.

"Lei si chiama veramente Dipsy?" Chiedo prendendo la sua cartella clinica per annotare anche come si sente.

"Sì è il mio nome" sbuffa quello alzando gli occhi al cielo.

"I suoi genitori avevano una fissa per i Teletubbies?" Chiedo cercando di non ridacchiare mentre Shepherd si toglie i guanti continuando a lanciarmi occhiate ammonitorie.

"In realtà prima mi chiamavo Arnoldo, ma poi mia madre ha visto che quando mettevano in tv i Teletubbies mi incantavo perciò ha cambiato il nome in Dipsy" spiega lui interrompendosi un paio di volte per tossire.

"Beh meglio Dipsy che Arnoldo" come si fa a chiamare il proprio figlio Arnoldo? Bisogna volergli male.

"Catherine, via di qui" borbotta Derek.

"Agli ordini comandante Shepherd" esclamo compiendo il saluto militare portandomi una mano sulla fronte.

Esco a grandi passi dalla stanza ridacchiando per poi chiudere la porta al suono delle parole "la lasci perdere" da parte del dottore.

***

Dire che sto evitando Meredith è... giusto. Sì la sto evitando, dopo quel discorsetto improvvisato di fronte a lei manca solo che mi rinfacci tutto quanto con quella sua risatina da oca in calore. "Stronza" sussurro tra me e me. "Chi è stronza?" Mi chiede, ma guarda un po', Meredith.

Incredibile quanto la sfiga mi stia accollata in certi momenti.

"Tu" rispondo secca per poi accelerare il passo. "Perché?" Oddio, sta zitta per Dio.

"Scoprilo, ma lontano da qui" svolto ritrovandomi nella grande sala all'ingresso dell'ospedale.

"Perché mi eviti?" Chiede innocente. Sta pure battendo le ciglia quella stronza, ipocrita, pezzo di mer..."Alex! Mi stavi cercando no?" Rispondi bene Alex, ne vale della tua rimanente vita.

"No in realt... Ah sì! Per quella cosa che dovevamo fare in quel posto, che ci ha chiesto quella persona, sì!" Ha la capacità di recitazione di un lombrico ma Meredith è stupida quindi non mi lamento. "Andiamo" rispondo io prendendolo a braccetto. "Ma ehi! Quale cosa?!" Ci urla dietro la gallina mentre scappiamo via. "Ho fatto una boiata Alex" mormoro non guardandolo negli occhi.

"Ma bella grossa. Ho fatto un discorso del tipo strappalacrime pieno di sentimenti e cazzate varie a Meredith e ora sembra essersi fissata con l'inseguirmi e diventare mia amica" gesticolo mentre gli spiego la situazione.

"Perché hai dei sentimenti?" Chiede. Ah divertente Alex, molto divertente.

"Vuoi sentire i miei sentimenti sulla pelle?" Lo minaccio facendo per schiaffeggiarlo "no, grazie sono a posto" sorride innocente.

"Andiamocene a casa che non vedo l'ora di andarmene a letto".

"Come vuoi tu maialino" penso di aver ancora voglia di prenderlo a schiaffi. "L'offerta dei sentimenti è ancora valida"

***

"Catherine, stai andando a casa?" Chiede Derek affiancandomi nel corridoio che porta alla porta d'uscita.

"No, vado ad assistere ad un combattimento tra polli" gli lancio un'occhiata, è confuso. "Derek certo che sto andando a casa, ma le hai viste le mi occhiaie? Sono 48 ore che non vedo il mio letto" per la cronaca: mi piacerebbe davvero andare ad un combattimento tra polli.

"Vuoi un passaggio?" "Ho Alex che mi fa da tassista, grazie".

"Sì ma con Alex non vai a letto" ammicca "e tu cosa ne sai?" Mi afferra per un braccio facendomi fermare.

"Dimmi che mi stai prendendo in giro"

"Che mi stai prendendo in giro" ridacchio "ah ah, simpaticissima" continua a camminare superandomi "ti sto prendendo per il culo, tranquillo" rido raggiungendolo, certo che evidentemente è una prerogativa di tutti i dottori camminare a falcate di due metri, per stargli dietro sto perdendo più grasso che durante le corse campestri al liceo.

"Potresti rallentare un pochetto? Ho le gambe troppo corte per starti dietro" mi appendo al suo braccio e lui finalmente riduce il passo sorridendomi.

"Comunque non è che non voglio essere intrattenuta da te, ho solo tanto sonno"

"Beh posso venire da te così ti intrattengo mentre tu dormi" ammicca. "Ma tu non hai una casa tutta tua?"

"Mi pare di sì" risponde.

"Beh un giorno me la dovrai fare vedere o crederò per sempre che tu mi stia avvicinando per un alloggio gratis" sorrido.

"Non è una buona idea" ridacchia imbarazzato.

"Perch-" "Leoncino, Dottor Stranamore staccatevi un attimo, almeno nel bel mezzo dell'ingresso" siamo seri? Leoncino?

"Ma non puoi chiamarmi col mio nome come tutte le persone normali?" Riprendo a camminare seguendo Alex. "Mi è venuta un'idea" si gira "d'ora in poi ti chiamerò con il mio nome e tu mi chiamerai col tuo, come quei due tipi nel film che ti ha fatto piangere l'altra sera" si illumina.

"Ma anche no, il nome Alex non mi sta bene." Ribatto "Derek, vero che non ho la faccia da Alex?" Chiedo. Lui è assorto nei suoi pensieri. Gli tiro una gomitata. "Derek?" Esclamo.

"Dimmi" si risveglia e mi guarda confuso.

"Ma che ti prende?"

"Nulla, ci vediamo domani" mah, stranetto 'sto dottor Stranamore.

"Certo" ma lui è già lontano.

"Ma che ha?" Chiede Alex.

"Vallo a capire" sbuffo continuando a camminare verso l'auto.

"Ma quindi ti posso chiamare Alex?" Aiuto.

The InfiltratedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora