11: amica tequila

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"Derek" esclamo vedendolo camminare a falcate lungo il corridoio.

Affretto il passo visto che sembra non sentirmi.

"Derek" lui non si volta e non capisco se effettivamente non mi senta oppure mi stia ignorando.

Sto per raggiungerlo quando un braccio frena la mia avanzata.

Riconosco questo braccio, oh no.

"Webber, dove stai andando?" Mi chiede la dottoressa Bailey, gentile come un camionista nelle prime ore del mattino.

"Stavo andando... Sì beh, mi stavo dirigendo.." cerco di rigirarmela, ma non so veramente che dirle.

"Meglio sei stai zitta" alza gli occhi al cielo.

"Pronto soccorso, ora" mi ordina per poi girarsi.

Ah fanculo.

Scendo al piano inferiore con una calma equivoca e arrivo alla zona di pronto soccorso, come al solito piena di gente che vaga da tutte le parti e dottori che corrono in ogni direzione.

Odio tutta questa confusione.

Mi faccio dare l'elenco dei pazienti da visitare e mi dirigo al mio posto, come faccio da settimane ormai.

"Ma guarda chi c'è, la mia amichetta del cuore" esclama la Yang ironica, sebbene mi stia sorridendo.

"E ti stupisci? Ormai per la Bailey sono fissa qui" sbuffo.

"Ma Shephard? Non ti stava sempre attaccato al culo?" Chiede confusa.

"È da qualche giorno che fa il distaccato e mi ignora" sospiro.

"Dimmi che c'è qualche programma per stasera o mi rinchiuderò in casa a ingrassare mentre guardo New Girl" esclamo stufa dopo aver passato le ultime quattro ore a ricucire ferite e rassicurare ipocondriaci con una salute perfetta.

"Possiamo sempre andare a trovare la nostra cara amica Tequila, potrebbe portare altri amichetti" sorride maliziosa, direi che ci sto.

Le faccio un occhiolino prima di raggiungere il prossimo paziente.

"Sono la dottoressa Webber, lei è Lanny Tourtvich?" Ma di che nazionalità è?

"Sì, sono io" lui si accomoda, senza che io gliel'abbia neanche proposto, sul lettino della sala.

"Mi dica, qual è il suo problema?" Prevedo già una minchiata di prim'ordine, lo percepisco dalla sua espressione e dal sudore che gli cola dalle tempie.

"Dottoressa, lei mi deve aiutare" esclama guardandomi negli occhi disperato.

"Inizi col spiegarmi perché è venuto qui" afferro una penna da un ripiano pronta a segnare qualunque malore o sintomo.

"Ultimamente ho dei problemi in ambito, beh sì, sessuale" oh no.

"Oltre a non riuscire a rapportarmi con le persone, non riesco nemmeno a cominciare quello che è il... Rapporto sessuale" odio questo lavoro.

"Signor Tourkitch"

"Tourtvich" mi corregge.

"Sì è lo stesso" lui guarda contrariato, ma non mi importa.

"Per questo tipo di problemi, signor Tortfitch, deve rivolgersi a qualcuno esperto nel campo" vorrei solo uscire da qui, giuro, ma perché mi rendono l'obiettivo così difficile?

"È Tourtvich, non è difficile!" Sbotta il signorotto.

"Non me ne importa tanto, per la cronaca, e in più io non sono una sessuologa perciò vada in un consultorio o in uno studio adatto a questo tipo di problemi" sto per buttarlo fuori.

"Ma lei è una dottoressa, lei deve aiutarmi!" Sto per prenderlo a testate.

"Mi occupo di ferite, contusioni, bruciature e malattie, non di peni che non si alzano e della sua autostima sessuale" lo sto praticamente spingendo fuori dalla stanza mentre lui cerca di opporsi.

"Ma.." per l'amor del cielo "arrivederci Tourlavich" sono riuscita nell'impresa di portarlo nel corridoio principale e lo sto salutando con un gesto della mano pronta a tornarmene indietro.

"È Tourtvich!" mi urla quello.

"Non gliel'ho chiesto!" Rispondo a mia volta.

"Sandy, ma perché cazzo l'hai fatto entrare?" Mi rivolgo alla tipa che gestisce la registrazione dei pazienti (dovrebbe avere 26 anni ma sembra una diciassettenne).

Lei per risposta mi sorride innocentemente, anche se so che l'ha fatto con tutta l'intenzione di darmi sui nervi, quella stronza.

Mi volto mentre conto mentalmente quante ore mancano all'uscita da questo posto e guarda un po' chi c'è!

Poggiato allo stipite della sala attesa, con le braccia incrociate e un sorriso ammiccante stampato sul volto c'è proprio il Dottor Stranamore.

"Il tuo modo di trattare i pazienti non finirà mai di stupirmi" mi avvicino a lui per nulla toccata dal suo commento che dovrebbe essere ammonitorio.

"Ma scompari e ricompari a tuo piacimento tu?" Gli domandò a mia volta.

"Io teoricamente lavoro durante il giorno, sai?" Mi risponde ironico.

"Lavori proprio quando ti cerco? Strano, Derek." Mi allontano da lui infastidita, ha anche il coraggio di mostrarsi superiore a me! Lo è ovviamente, ma solo in ambito lavorativo, sia chiaro.

"Perché sei incazzata?" Sbuffa lui roteando gli occhi.

"Non sono incazzata Derek" non è vero, sto fumando di rabbia.

"Lo sappiamo entrambi che stai mentendo" afferma prendendomi per un braccio, perspicace, non c'è che dire.

"Derek, in questo momento mi da sui nervi vedere la tua faccia. Ci vediamo quando stacco e se sarai fortunato non vorrò prenderti a schiaffi" finalmente riesco a liberarmi dalla sua incombente presenza.

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