'' L'amore non esiste per renderci felici. Io credo che esista per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore. ''
Hermann Hesse
Quanto dolore può sopportare una persona nell'arco della sua giovane vita?
Non si può quantificarlo. Minimamente.
Holly non aveva un idea precisa sul come fosse riuscita ad arrivare fin lì, e rimanere impassibile ed immobile senza vacillare nemmeno per un secondo.
La bara di legno chiaro in quel momento stava per essere messa nel buco scavato in precedenza dagli operatori, ed il prete stava esponendo un verso della bibbia in memoria di Margareth.
Sua zia.
Se n'era andata improvvisamente, senza nemmeno darle il tempo necessario per farsene una ragione; la verità era invece che non era morta così improvvisamente come tentava di convincersi.
I segnali c'erano, ma lei egoisticamente aveva finto di non vederli, troppo impegnata a piangersi addosso. Poteva vederla Marge, sempre spossata, pallida e magra che cercava di risollevarle il morale; mangiava poco e dormiva sempre meno, le capitava di sentirla andare spesso in bagno e camminare nervosamente lungo il perimetro della sua stanza.
Cancro.
Se l'era portata via con crudele rapidità; secondo il medico che l'aveva assistita negli ultimi istanti di vita, sua zia era malata da tempo e che aveva già avuto lo stesso problema anni prima. Purtroppo alcune cellule rimaste sopite si erano ri-attivate, colpendo più parti dell'organismo già indebolito e non le sarebbe rimasto molto da vivere. Forse con la chemioterapia avrebbe potuto sopravvivere ancora per qualche mese, ma non aveva voluto sottoporsi alle cure, probabilmente perché non voleva passare quegli ultimi mesi in ospedale e anche per non farla preoccupare.
Ed ora di sua zia restava solo un corpo chiuso in una bara che aveva iniziato a ricoprirsi di terra. Strinse con forza il giglio che aveva nelle mani e con un piccolo passo lo gettò prima che la terra la nascondesse per sempre.
Alzò lo sguardo e lo puntò verso il cancello del cimitero. Lo poteva vedere in piedi, nel suo completo scuro, silenzioso e lontano come un angelo della morte pronto a colpire con la sua falce invisibile. Non provava niente, nemmeno rancore per lui in quel momento. Aveva riservato tutto il suo odio verso di lui due giorni prima, il funerale era stato celebrato una settimana dopo la morte per un autopsia, ed era venuta a conoscenza di cose spiacevoli e inaspettate. Rabbia ma anche un moto di sollievo si combattevano in lei.
Rabbia perché Marge era da lui quando aveva avuto l'attacco; rabbia perché sua zia aveva venduto la fioreria a lui, che non aveva esitato un solo secondo per firmare quelle dannate carte di vendita.
Sollievo perché nonostante tutto, sua zia le aveva voluto togliere il peso dei debiti dalle sue spalle ora che era senza un lavoro.
Ben magra consolazione..
Se poi contava che lui era a conoscenza della malattia e aveva taciuto, le veniva la voglia di tornare da lui e schiaffeggiarlo con tutte le sue poche forze rimanenti.
Ora era completamente sola. Non aveva più nessuno.
Sentiva la gente intorno a lei parlarle e toccarle le spalle, le braccia, i polsi.. ma lei li sentiva appena, si era di nuovo estraniata dalla realtà.
Quanto tempo era passato?
Il cielo stava scurendo, e le nubi cariche di pioggia promettevano un bel acquazzone per la fine della giornata. Qualcuno la stava chiamando. Chi?
STAI LEGGENDO
L'amore profuma di te
Literatura FemininaHolly Edith Thyme è una calamità naturale che cammina. Questo è ciò che dicono di lei fin dalla più tenera età, la sua timidezza e la sua goffaggine la rendono centro di scherzi e prese in giro ovunque metta piede. Dopo aver perso i suoi genitori in...