8.2. Back To You.

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"You could break my heart in two,
but when it heals, it beats for you.
I know it's forward but it's true..."

Luke

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Luke

"Jason, mi dispiace. Sì, lo so. La situazione è questa, non posso farci niente. Jas..."
Alexandria continua ad andare avanti e indietro nel mio salone. Prima che uscisse la notizia su tutti i tabloid, ci teneva a far sapere a Jason quello che stava accadendo e lui non sembrava averla presa bene.
"Ha riattaccato!", esclama Lewis sbigottita.
Mi porto una mano sul viso per non farle notare il sorriso che ho sulle labbra. Probabilmente Jason le avrà detto di andarsene a quel paese, dunque, Alexandria è tornata più single che mai.
"Cosa pensavi? Che ti avrebbe applaudito per aver baciato il tuo ex mentre uscivi con lui?", le fa notare Michael con tono canzonatorio.
Faccio spallucce. "Dovrebbe, considerando che il suo ex sono io e sono fantastico", cerco di alleggerire la tensione.
"No, sei solo una testa di cazzo", risponde Lewis.
"Questa testa di cazzo ti piace ancora parecchio, eh?", la punzecchio, al che diventa rossa come un peperone.
Non mi risponde. Semplicemente si siede accanto a me sul divano, mentre Michael ci spiega il suo piano.
"Tanto per cominciare, dovreste iniziare ad andare un minimo d'accordo. Non vi dico tanto, ma quanto basta per convincere il pubblico che siete ritornati insieme."
Alexandria si porta una mano tra i capelli, esasperata. È come se il suo peggior incubo si stesse per realizzare. Io, invece, non potrei essere più contento. Facendo finta di fingere, potrò farle cambiare idea.
"Per fare ciò, avete bisogno di chiarirvi una volta per tutte. Dunque, io andrò via e vi lascerò soli. Al mio ritorno, voglio vedervi tutti coccole e sorrisi", dice Michael per poi salutarci ed uscire dall'appartamento.
"Sappi che io ho chiarito quello che dovevo chiarire", sancisce lei.
"Effettivamente da quando ci siamo incontrati di nuovo, hai parlato solo tu", le faccio notare.
Lewis porta i suoi occhi neri su di me. Ogni volta che accade, sento qualcosa dentro di me accendersi.
Ora o mai più, mi ritrovo a pensare.
"Io mi sono messo nei tuoi panni, ho ammesso di essere stato un coglione e un impaziente. Ti ho già detto che mi dispiace ma è come se tu non provassi neanche un attimo a metterti nei miei, di panni, perché sei così sicura di non essere nel torto che l'idea non ti ha lontanamente sfiorato."

Il solo fatto che lei sta in silenzio, continuando a guardarmi, mi fa capire che posso continuare a parlare senza rischiare che si metta ad urlare per poi andare via.

"So che hai sempre creduto di essere tu quella insicura, tra noi due, ma ti posso assicurare che lo sono sempre stato anch'io e forse anche più di te. Ho sempre pensato che tu fossi troppo perfetta, che semplicemente fossi troppo, per stare con uno come me. Tu neanche te ne rendi conto ma anche se credi di passare inosservata, di essere semplicemente una persone in mezzo a tante altre, ti sbagli. Per me, quando entri in una stanza, tutti gli altri smettono di esistere."
"Sei solo un ruffiano. Non sei affatto insicuro, altrimenti non mi avresti mai trattata come se sapessi che sarei tornata da te in ogni caso. Mi hai sempre data per scontata. Sempre", dice distogliendo per un attimo lo sguardo.
"Se ti avessi data per scontata, come dici tu, se avessi avuto la sicurezza che saresti sempre tornata da me, allora perché avrei sabotato ogni possibilità che avevi di uscire con altri?"
"Per egoismo."
"No, dannazione! Per gelosia, per paura che tu potessi innamorarti di un altro. È sempre stata la mia paura più grande, Alex", lo ammetto apertamente a voce alta per la prima volta.
"Pensavo fosse il buio", ironizza.
"Se mi ritrovo al buio, basta una qualsiasi fonte di luce e la paura passa. Se ti innamorassi di un altro, ed io dovessi rimanere senza di te, non riuscirei a colmare quel vuoto con nessun'altra", le spiego.
"Eppure tu e Arzacosa mi sembravate piuttosto affiatati", mi rinfaccia.

Sospiro. È praticamente impossibile parlare con lei quando è convinta di una cosa. In un altro momento avrei gettato la spugna e l'avrei lasciata nella sua convinzione, ma adesso non posso permettermi di farlo.

"Beh, anche tu e Riccardo eravate piuttosto affiatati. Eri convinta anche di amarlo eppure avevi sempre sostenuto che eravate solo amici. Ma io ho fatto di tutto per superarla."
"Non è la stessa cosa. Tu credevi di non amarmi più, quella notte te l'ho letto negli occhi. Eri interessato davvero a lei",  afferma con convinzione, gli occhi sgranati e le mani tremanti.

È ancora ferita, lo leggo nel suo sguardo, nei suoi modi di fare. Non si fida più di me, di quello che provo per lei. Ha avuto la conferma che anche i miei sentimenti possono vacillare, cambiare.
Alexandria poteva essere insicura su diversi frangenti del nostro rapporto: sapeva che ero andato a letto con altre ragazze, che avevo avuto diverse relazioni e storielle di poco conto. Eppure...lei sapeva.
Sapeva che quando si trattava di sentimenti, per me era stata la prima ed unica.
O almeno lo sapeva prima di quella notte, in cui aveva capito che stavo dubitando di nutrire sentimenti per un'altra che non fosse lei.
"Io lo credevo, è vero. Non ti vedevo mai, Alexandria. Eri sempre occupata a studiare e quando non lo eri, mi urlavi contro a causa degli articoli che scrivevano sul mio conto. Non mi lasciavi neanche spiegare, non mi chiedevi come mi sentissi a riguardo. Tu non puoi immaginare cosa significhi avere tutte le persone a te più care contro, per cose che non hai neanche fatto. Arzaylea capiva, tu no. Lei mi domandava come fossero andate veramente le cose, tu no. Lei mi era vicina, tu no. È per questo che credevo di essere interessato a lei." Cerco di ponderare il più possibile le parole, di sceglierle con cautela in modo che il messaggio che voglio trasmettere arrivi senza alcuna distorsione.

Want You Back. [L.H.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora