4.1 Still in Love

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"Told you I was doing fine
But it's a lie,
don't you know.
And if you want the truth

I'm still in love with you.
No matter what I do,
I'm still in love with you."

"

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Alexandria

Ricevo l'ennesima chiamata di Luke e questa volta sono costretta a chiudere il cellulare per far sì che lui non mi distragga più dal mio lavoro.
Porto nuovamente la mia attenzione su Trent, che mi scruta con i suoi occhi castani e cerca la mia attenzione, quasi indispettito.

In questo momento mi ricorda Luke, con la differenza che Trent è un mio paziente, ascoltarlo è un dovere - che tra le altre cose, mi remunera anche abbastanza bene -, dovrei dedicare a lui completa dedizione.

Luke rompe le palle e basta, gratuitamente.

- Mi devi scusare Trent, non so perché oggi io stia ricevendo tante chiamate. - Sorrido gentilmente, sperando che la sua espressione infastidita abbandoni il suo volto.

- Non sarà forse, per l'intervista rilasciata ieri dal suo ex ragazzo? - Il suo tono è pungente, le orecchie rizzate.

- Io non l'ho vista. Preferisco non sapere ciò che dicono di me in televisione.
Dovremmo parlare di te, Trent. Mi paghi per questo, o sbaglio? -

- La pago per fare in modo che io riesca ad interagire con gli altri, parlare solo di me non aiuterebbe. -

Ha perfettamente ragione, ma il mio ruolo mi obbliga ad essere distaccata professionalmente e fare in modo che lui, uscito dal mio studio, riesca ad interagire con il prossimo.

- Non aiuterebbe neanche parlare di me soltanto. -

Una volta detto ciò, convinco Trent a parlarmi delle persone che ultimamente lo circondano, delle cose a cui ha fatto caso e di quelle che ancora pensa possano sfuggirgli.
Il tempo vola, il timer suona ed una volta che il ragazzo è uscito fuori dal mio studio getto un sospiro.
Oggi, Trent mi ha dato una brutta impressione. Quel tipo di presentimento che senti nel momento in cui la situazione sta prendendo una piega che non ti piace e che pensi possa finire nel peggiore dei modi.
Oggi Trent mi ha guardata come se gli appartenessi.
La pelle mi si riempie di brividi. Forse dovrei interrompere le sedute con qualche scusa, però così facendo rischierei ugualmente una brutta reazione da parte sua.
Sono dannatamente confusa e anche un po' spaventata.
Mi siedo alla scrivania, roteo su me stessa con la sedia girevole. Devo pensare, sono le nove di sera, fuori è buio, sono l'ultima persona rimasta all'interno del palazzo poiché gli uffici delle due aziende presenti al piano di sotto e al piano di sopra chiudono i battenti alle sette, e c'è una buona probabilità che un pazzo psicopatico mi stia aspettando di sotto.

Istintivamente prendo il cellulare e compongo il numero di Luke, senza però chiamarlo.
Ancora oggi, quando mi trovo in difficoltà è la prima persona a cui penso, perché?

Want You Back. [L.H.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora