Storie

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3 Ottobre 2002

EMILY

"Hai preso tutto?"

"Ma si, sta tranquillo, non ho poi così tanta roba!"

Io trascino il trolley con tutti i miei vestiti e un borsone con altre mie cose, Stan invece porta una piccola scatola con delle cianfrusaglie.
Sto per trasferirmi ufficialmente nella mia nuova dimora!

Sono così emozionata! Non ho mai vissuto da sola prima d'ora, stamattina, quando l'ho chiamata per comunicarglielo, mamma è rimasta stupita. Non mi è sembrato che riponesse in me molta fiducia, secondo lei non sarò in grado di badare a me stessa, però è anche felice, perchè nota che sto maturando, se non fosse così, non mi avrebbe mai lasciata venire a New York.

La mia non è la classica madre apprensiva che ha paura di tutto e cerca di rinchiudere le figlie dentro una gabbia, al contrario, ci lascia libere di fare le nostre esperienze e di crescere anche commettendo sbagli. Non ha tentato, per esempio, di impedire a mia sorella, anni fa, di partire per l'Erasmus, ne ha obiettato quando le ho rivelato le mie intenzioni di cambiare città e vita.

"Sembri di buon umore oggi" fa Stan, interrompendo i miei pensieri.

Oggi non mi sento giù, è vero.
Ieri sera, io e Stan, ci siamo addormentati stanchi, abbiamo fatto l'amore e ci siam tenuti stretti per tutta la notte. Mi sono imposta di smettere di pensar male di lui e così oggi non sto uscendo da casa sua con la faccia triste.

"Mi rende allegra l'idea di poter arredare casa come piace a me" gli confesso, "guarda che devi tener conto anche di ciò che piace a Bella. Sai, non credo che abbiate gli stessi gusti" risponde lui.

"Eccoci, siamo arrivati."

Nonostante il mio appartamento si trovi al quinto piano, in un vecchio palazzo di una zona poco frequentata, io sorrido osservando le mura di questo edificio. Da oggi comincia ufficialmente la mia nuova avventura!

"Emily, senti..."

Mi volto verso Stan, ha abbassato lo sguardo, gli chiedo che succede.

"Forse tu e io non...forse non ci vedremo più."

Sussulto.

"In che senso, Stan, che vuoi dire?"

Lui sgrana lo sguardo.

"Intendevo dire che..."

Gli prendo il volto tra le mani.

"Noi non ci allontaneremo. Tu non devi fartene una colpa, so che hai ragione tu, è giusto così, io non ce l'ho con te. Ce la faremo, vedrai."

Si morde un labbro, poi sospira.

"Hey, va tutto bene, sul serio" gli dico, lui torna a guardarmi e mi sorride debolmente.

Io lo amo, lui mi ama, noi affronteremo le difficoltà che si presenteranno e le supereremo.

"Lasciamo perdere. Dai, entriamo."

Suono il campanello, Bella non mi ha ancora dato la copia della chiave, forse nemmeno ce l'ha, dovrei farmela fare al più presto.

"E sta un pò zitto, hanno suonato alla porta, idiota!" la sento urlare da dentro, dopodichè viene ad aprirmi.

"Emh ciao..." saluto io.

Lei sembra essersi appena svegliata, nonostante siano già le due del pomeriggio. Ha i capelli scombinati, dei pantaloncini neri e una canotta bordeaux, è scalza e per la prima volta, la vedo senza trucco. E' molto bella anche così.

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