Capitolo 9

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Elena's pov.
La mattina ci svegliammo ancora abbracciati e con gli occhi doloranti per il lungo pianto che ci aveva fatto compagnia la notte. Guardai Niccolò dormire beatamente, aveva un'espressione tranquilla anche se sapevo che dentro di lui era tutto il contrario. Mi alzai dal letto che erano le 10:30 e andai in cucina. Preparai la colazione per entrambi, qualche pancake, una spremuta e un tortino. Niccolò mi raggiunse in cucina verso le 11:00, mi guardò con quegl'occhi color nocciola che ora avevano la pupilla contornata da un rosso abbastanza evidente. Mi strinse forte a sé e mi diede un bacio sui capelli
N:Elena, qualunque cosa accada voglio rimanere al tuo fianco... Mi prese il viso tra le mani ti prego permettimelo vidi i suoi occhi ritornare lucidi, anche i miei cominciarono a esserlo
E:te lo prometto Niccolò lo abbracciati forte a me e rimasimo così per qualche minuto.

Facemmo colazione e poi tornammo sul letto, presi il computer che lui mi porse e mentre ci tenevamo per mano presi il biglietto. Sarei partita quello stesso pomeriggio verso le  14:00, prima della mia partenza saremmo passati a salutare Adriano e Francesca.

Le 14:00 si avvicinavano sempre di più, erano le 12:45 e io e nic eravamo da adriano che stava insieme a Francesca. Dissi a Niccolò che avrei parlato della mia situazione anche a loro, dopo tutto stavano diventando i miei migliori amici e non potevo lasciarli allo scuro di tutto.

Raccontai per filo e per segno tutto, vidi nell'espressione dei due shock, e paura, mentre gli occhi di Niccolò si riempivano di nuovo di lacrime. Guardai l'orologio 13:35, era ora di andare, strinsi forte Francesca e Adriano e promisi ad entrambi di continuare a sentirci.

Il viaggio verso la stazione non fu troppo lungo, per le 13:55 mi trovai sul treno, prima di salire del tutto mi fermai davanti a Niccolò.
E:Niccolò...ti chiamerò ogni giorno e faremo chiamate e videochiamata lunghissime. Te lo prometto gli salti addosso stringendolo a me, stavo perdendo la luce dei miei giorni. Strinse anche lui fortissimo e vidi una lacrima bagnarli il viso.
N: Wendy, torna presto da me, Peter non riesce a volare senza Wendy disse quasi con tono di supplica, annuii leggermente, non riuscivo a dire altro, le parole mi morivano in bocca.

Salii sul treno, vidi pian piano la figura di Niccolò rimpicciolirsi. Appena scomparve nel paesaggio mi sentii vuota e stavo lasciando a Roma tutto, i miei sogni, le mie paure, le mie gioie, chi mi avrebbe ucciso, ma anche chi amavo alla follia. Stavo lasciando a Roma la vera me per tornare in un luogo dove dovevo fingere e dove ero intrappolata, intrappolata in una gabbia senza uscita.

Misi alle orecchie le mie adorare cuffiette e feci partire una canzone, "Giusy", quella canzone era di Niccolò ed era anche ciò che mi faceva stare bene quando fallivo, quando i miei mi tappavano le ali io sentivo quella canzone, e continuavo a combattere. Continuavo a sperare, sognare e vivere come volevo io. Sognavo ciò che si stava avverando e che un coglione mi stava distruggendo.

Sentire la voce di Niccolò non mi fece stare meglio, ma mi rassicurò, mentre ero immersa nei miei pensieri pessimisti e tristi una lacrima mi rigò il viso, cercavo di smettere, ma non ci riuscivo. Mi addormentai sul treno con le lacrime agli occhi.

Niccolò's pov.
Salii sul treno, si allontanava lentamente la mia vita, una parte di me, ciò che stava rendendo la mia vita gioiosa, una cosa che da tempo avevo perso e che con lei ritrovavo. La felicità. La forza. La grinta. Tutto ciò era grazie a lei, che mi stava insegnando piano piano che dovevo combattere per i miei sogni. Il mio sogno era lei e non l'avrei persa. Avrei combattuto anche a costo della vita per lei, avrei dato tutto per un suo bacio, un bacio che mentre mi abbracciava le avrei volentieri rubato, ma che per la mia codardia e paura non le presi. Volevo riaverla con me, ma stavolta volevo fosse mia, perché si, quella separazione mi fece capire che l'amavo e che non potevo vivere senza i suoi occhi, il suo sorriso e i suoi dolci e caldi abbracci.

Quando scomparve completamente il treno dalla mia vista sentii qualcosa rompersi dentro di me. Era il mio cuore, era andato in frantumi, ora ero di nuovo solo, si avevo con me Adriano, ma...io volevo lei con me...

Mi sentii sperduto, vuoto, senza un preciso scopo nella vita, le lacrime mi risalivano agli occhi e per non far vedere a nessuno la mia debolezza decisi di tornare a casa.

Appena tornai a casa mi buttai a peso morto sul letto, mi accordi che sul comodino Elena aveva lasciato un biglietto "ti ho lasciato il mio profumo in bagno (e in cambio ho preso il tuo), spruzzalo sul cuscino, così sembrerà che sono con te...sono sicura che mi mancherai già Peter. Tua Wendy"...lessi la lettera con le lacrime agli occhi. La poggiai con delicatezza sul comodino e corsi in bagno, presi il suo profumo e ne spruzzai una quantità industriale sul cuscino. Lo abbracciai forte a me, aveva ragione, sembrava fosse con me...ma non lo era.

Mi gettai a peso morto sul petto con ancora addosso il cuscino. Le sue ultime parole mi frullavano ancora in testa sempre tua Wendy, lei...lei era mia? Lei mi amava? Non avevo fatto niente per dimostrarglielo e lei nemmeno a me...forse...forse mi amava. I dubbi, le paure, e le domande mi frullavano in testa. E se avessi fatto un gesto assurdo per dimostrarle il mio amore? Forse sarebbe stato troppo ma non lo potevo sapere...mi addormentai con i miei pensieri pessimisti addosso, abbracciando il cuscino e stringendolo come se fosse lei.

Elena's pov.
Era passato un mese dalla mia partenza da Roma. Continuavo a sentirmi con tutti gli amici che mi ero fatta là, nessuno di loro osava ricordami la fatidica sera...la causa per cui dovetti fuggire, non sarebbe mancato molto e sarei dovuta tornare a Roma...dalla musica, da Niccolò...

Io e lui continuavamo a sentirci giornalmente, passavamo ore su ore al telefono, spesso anche nel bel mezzo della notte, mi parlava di tutto, della musica, di cosa faceva durante il giorno, come stava, ma mi ripeteva sempre una frase mi manchi Wendy, torna presto perfavore, io anche gli dicevo che mi mancava, ma senza dirgli il particolare più importante, io lo amavo alla follia...lui è stato la mia salvezza, sempre.

In quel mese compii 17 anni, la sera del mio compleanno feci una "festa" con nic Adriano e Francesca, i miei genitori e miei amici si erano scordati del mio compleanno invece loro no. Mi chiamarono a sorpresa e Niccolò mi disse che appena sarei tornata avrei ricevuto il suo regalo. Fremevo dalla curiosità ma non voleva dirmi niente. Quella sera quando i miei genitori tornarono a casa dal lavoro e si accorsero che io stavo festeggiando da sola il mio compleanno si scusarono, ma poi, ovviamente, se ne andarono a letto senza farmi nemmeno gli auguri perché erano stanchi per il lavoro.

Quel mese era passato bene solo per la compagnia telefonica di nic e Francesca che mi chiamavano ogni giorno, anche Adriano mi chiamava, ma una volta ogni due giorni.

Una sera il telefono squillò, andai a vedere chi fosse ed era Adriano
E:ehi cassio, come va? Chiesi contenta della chiamata
A:Elena, ti prego vieni qua disse con tono preoccupato e allarmato
E:che succede adri? Chiesi anch'io ormai in ansia...
Spaizo autrice
Spero che non mi odierete che l'interruzione del capitolo così perché io vi voglio bene😄😂.
Spero vi piaccia. Non siate silenziosi bimbi ❤️

forse era destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora