Capitolo 25

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Niccolò's pov.

Ero ancora in ospedale, avrei dovuto fare solo qualche altro esame per poter tornare a casa. Non riuscivo più ad aspettare. Dovevo tornare a casa al più presto. Dovevo stare vicino a Elena. Erano giorni duri per lei, la morte di Francesca l'aveva distrutra. Volevo rimanerle accanto, e volevo stare vicino anche ad Adriano. Anche io stavo male per la morte di Francesca, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli e a lei ero affezionato. Elena e Adriano mi aspettavano a casa, Elena mi sarebbe venuta a prendere appena avrei fatto gli esami. Quella sera l'avremmo passata tutti e tre insieme e Adriano sarebbe rimasto a dormire da noi, dato tornare a casa sua gli faceva ricordare troppo Francesca. Le mie mani tremavano, non vedevo l'ora di entrare di nuovo a casa mia e riprendere la mia vita normale, di svegliarmi la mattina con a fianco Elena, poterla baciare, toccare...amare. Insomma, mi mancava tutto di lei. Inoltre fra qualche giorno sarebbe andata a registrare il suo primo pezzo, dovevo essere con lei. Avevo letto qualche suo testo, si capiva subito che era una piccola anima, forte, ma fragile allo stesso tempo.

Il mio flusso di pensieri fu interrotto dal dottore che entrò in camera
D: allora Niccolò, lei può andare via da questo ospedale, e dopodomani può levare del tutto la benda che ha sul petto, fino a quel giorno stia attento alla ferita disse gentile il dottore, ringraziai e chiamai Elena, ero felicissimo di poter finalmente tornare a casa, di poter essere di nuovo la roccia della mia Wendy. Avevo bisogno di lei, dei suoi baci. Avevo bisogno del suo tocco. Delle sue mani su di me. Avevo bisogno delle sue braccia. Avevo bisogno di ritrovare un posto nel mondo. Il mio posto nel mondo era lei. Lei era il mio TUTTO. Era il mio posto felice. La mia casa. Lei era chi mi asciugava le lacrime. Lei mi aveva capito. Aveva capito la mia fragilità. Ed era riuscita a trasformarla in un punto di forza. Avevo bisogno dei suoi occhi. Così profondi e puri.

Composi il numero di Elena, che ormai sapevo a memoria
E: ehi nic, posso venire? Rispose euforica, dall'altro capo del telefono, Elena
N: si, ti prego vienimi a prendere e torniamo sulla nostra isola che non c'è risposi dolce e sognante
E: sono già là Peter disse, la porta si aprì davanti a me, la figura esile della mia Wendy si fece vedere.
N: Wendy, dov'è Adriano? Chiesi tranquillo
E: è a casa con spugna, non voleva lasciarlo da solo rispose lei gentile e dolce, si avvicinò al mio lettino e mi diede un bacio a stampo, mi prese la mano e mi guardò l'addome
E: arricciò il naso dove credi di andare senza maglietta? Guarda che solo io posso vederti a petto nudo, se qualcuna si azzarda a guardarti le spezzo il collo disse girando gli occhi di qua e di là, sorrisi compiaciuto dalla situazione. Amavo quando era gelosa.
N: e se io non volessi mettermi la maglietta? Chiesi con un sorrisetto compiaciuto, mi guardò male e poi sorrise
E: questo vorrà dire che andrò senza maglietta pure io allora disse togliendosi la maglietta, sapeva quali erano i miei punti deboli, anche io ero moooolto geloso. Prima che potesse togliersela del tutto la fermai, e gliela feci rimettere.
N: va bene, va bene, ora mi metto la maglietta dissi sbuffando, lei si mise a ridere rumorosamente. Quanto mi era mancata quella fottuta risata. Quando il suo sguardo incrociò il mio, arrossì. Eravamo in silenzio in quella stanza. Non era un silenzio imbarazzante. Era quel silenzio che dice mille parole. È il silenzio che dice più di quanto una persona possa mai dire.
N: sei bellissima quando ridi, ma quando arriviamo a casa ti faccio vedere che cosa succede a ridere del sovrano Moriconi dissi divertito, lei mi guardò divertita e resse il gioco
E: o mio re, sappi che le principesse battono sempre i re disse con aria di sfida, amavo il suo sguardo quando mi sfidava. Nei suoi occhi si accese la stessa luce che mi fece innamorare mesi prima di lei. Diamine. Quanto erano belli i suoi occhi. Luminosi come il sole. Affascinanti come la luna. Unici, come le stelle. Era inimitabile, rara, speciale. Ed era MIA. Perfortuna era mia. Non sapevo nemmeno se me la meritassi una persona del genere.
N: quando arriveremo a casa vedrai dissi con aria di sfida.

Appena finii di mettermi la maglietta uscimmo, mano nella mano, dall'ospedale. Il viaggio fu corto, visto che Adriano era da solo a casa lo chiamammo, almeno non si sente solo disse lei. Arrivati a casa, lei scappò dentro, mentre io chiudevo la macchina, sapeva benissimo che la vendetta promessa in ospedale sarebbe arrivata presto.
N: aprii la porta, si era nascosta, Adriano era sul divano con accanto spugna, lo guardai per dire dov'è?, ma fece spallucce esci fuori Wendy, tanto prima o poi ti trovo sapevo benissimo come scoprirla, ma prima volevo giocare un po'. Sembravamo due bimbi che giocavano a nascondino. Adriano mi riprendeva, mentre la cercavo, e metteva sulle sue storie me che urlavo qui qualcuno si è nascosto troppo bene o guarda che vengo e ti uccido col solletico eh. Dopo qualche minuto passato così, decisi che era il momento di trovarla.
N: un uomo entra in un caffè...splash sapevo che lei non resisteva alle battute squallide, e rideva sempre come una pazza quando le facevo, infatti pochi secondi dopo si sentii una risata provenire dall'armadio. Mi avvicinai in punta di piedi. Aprii la porta e la vidi inginocchiata dietro alle mie magliette.
N: bhu, ti ho trovata principessa dissi prendendola in braccio e portandola in cucina, la mia vendetta sarebbe iniziata a breve.

Adriano continuava a filmarci e a taggare sulle sue storie me ( @ultimopeterpan) e lei (@wendyreal). Moriva dalle risate a vedere Wendy dimenarsi fra le mie braccia, ma poi ridere come una pazza quando si accorgeva di non riuscirsi a liberarsi. La poggiai sul tavolo
N:allora Wendy, cosa vuoi fare? Chiederai scusa per esserti nascosta o subirai la mia vendetta? Chiedi divertito
E: non chiederò mai scusa disse ridendo
N:allora è guerra dissi iniziando a farle il solletico. Rideva, rideva come una matta. Amavo quella risata. Riempiva la stanza. Riempiva il mio cuore. Adriano anche rideva, era la scena più dolce e divertente che potesse esistere. Fece un filmato e lo mise sulle sue storie. Tutti i miei fan iniziarono a rispondere alle sue storie. Non conoscevano Elena, quindi chiedevano chi fosse. Adriano rispose con ultima storia a tutti scoprirete presto chi è la ragazza, continuate a seguire honiro e vedrete. Non disse altro, solo questo. Ed era anche un modo per farle pubblicità.
E: si alzò di scatto seduta sul tavolo cazzo, io devo chiamare mia madre, sono tre settimane che sono qua senza dirle niente si sbattè violentemente il palmo della mano in fronte, si pentì subito dopo massaggiandola. Balzò in piedi e si diresse in camera nostra per prendere il telefono.

Spazio autrice
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo. NON SIATE SILENZIOSI BIMBI❣️

forse era destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora