Capitolo 6

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Elena's pov.
Scoppiai in un pianto liberatorio, lui mi stringeva forte, quasi per soffocarmi, di tanto in tanto mi dava lunghi e dolci baci sui capelli. Ero con il viso immerso nella sua felpa, il suo odore mi calmava anche se io continuavo a singhiozzare rumorosamente.
N:Elena, sta tranquilla, è passato tutto...ora ci sono io, lo supereremo insieme e se ti toccherà di nuovo lo ucciderò...te lo prometto Wendy mi sussurrò queste parole all'orecchio mentre continuava ad accarezzarmi i capelli, mi lasciai cadere su me stessa, ma lui fu pronto a prendermi e tenermi in braccio a mo di sposa.
E: ti prego Peter portami nell'isola che non c'è, lontano da tutto e tutti glielo chiesi con tono di supplica, lo guardai negli occhi, aveva le guance bagnate, anche lui piangeva, lo strinsi fortissimo a me. Quegli occhi, ora lucidi, diventavano sempre più velocemente la mia salvezza, ogni volta che li vedevo morivo dalla voglia di capire come sarebbe stato se mi avessero guardata con amore.

Scesi dalle sue braccia, anche se li ci sarei potuta rimanere in eterno, mi asciugai le lacrime e con una carezza asciugai anche le sue guance.
E:è passato tutto...ora...ora andiamo a festeggiare per la mia vittoria, mi serve distrarmi dissi con voce ancora tremolante, ma stavolta più sicura, più grintosa, quello sarebbe stato solo un episodio, l'unico...io ne ero sicura.

Niccolò mi guardò con occhi rassicuranti e amorevoli e mi prese di nuovo per mano, quella mano così grande, che quando mi abbracciava mi stringeva, era diventata la mia sicurezza. Ciò in cui mi sarei sempre riparata.
E:perchè prima mi hai detto che l'avremmo superata insieme? Dissi, non sapevo nemmeno io perché l'avessi detto, ma arrossii istantaneamente e per non farlo notare a lui fissai le pareti che scorrevano mentre noi uscivamo dal conservatorio.
N:perchè non ti lascerò più sola e perché non posso perdere una persona così uguale a me, una persona che pur di volare sarebbe capace di buttarsi in un burrone. Disse poi voltandosi verso di me e sorridendo dolcemente, mi fece una carezza, quasi per far andare via il rossore, che ormai era diventato un rosso carminio, che mi invadeva le guance. Lo abbracciai stringendolo forte a me per poi sussurrargli all'orecchio nemmeno io ti voglio lasciare Peter, mi accorsi che a quella mia esclamazione arrossì lievemente anche lui.

Salimmo in macchina per andare a casa sua e festeggiare. Quella stessa sera sarebbero venuti da noi anche Adriano, il suo migliore amico, e Francesca, un'amica di Adriano e Niccolò, pensavo che questo sarebbe stato il momento migliore per farmi degli amici. Ricominciai a pensare a quando ancora non ero niente, quando ero chiusa nella mia gabbia, quando i miei genitori cercavano di tapparmi le ali e non farmi andare via, poi ripensai a cosa invece stavo diventando, stavo inseguendo il mio sogno. Imparavo finalmente a volare.

Mi ricordai improvvisamente che ero scappata di casa e che prima o poi avrei dovuto chiamare mia madre
E:CAZZO quasi urlai, Niccolò si spaventò saltando dal sedile, per poi girarsi verso di me e guardarmi con un misto tra:divertimento e smarrimento.
N:che succede Wendy? Chiese curioso mentre mi guardava con quei suoi occhi color nocciola
E:mi sono appena ricordata che devo chiamare mia madre e dirle cosa è successo dissi con voce tremolante, saltati un battito, le mani iniziarono a sudare, stavo per avere un attacco di panico. Niccolò se ne accorse e mi disse con voce sicura
N: Wendy, tranquilla, respira, ci sono io mi prese la mano e la portò con la sua sul cambio, mi accorsi che non aveva intenzione di lasciarla, istantaneamente mi tranquillizzai. Mi faceva stare troppo bene quel ragazzo, mi capiva e mi comprendeva a pieno, sapeva che cosa volesse dire sforzarsi per ottenere una vittoria, per raggiungere i propri obiettivi, sapeva che cosa stavo passando e non aveva intenzione di abbandonarmi.

Il resto del viaggio lo passammo in silenzio, ma con le nostre mani intrecciate, continuavo a pensare cosa avrei potuto dire a mia madre appena l'avrei chiamata.

Arrivammo a casa, mi diressi verso il mio zainetto, avevo il telefono spento da quando ero stata nella strada di campagna vicino al Colosseo...l'avevo spento un po' perché volevo godermi il momento e un po' perché non volevo essere disturbata dalle chiamate di mia madre. Con le dita tremolante composi il numero e chiamai mia madre, ancora incerta del discorso che avrei fatto.

Niccolò era vicino a me e mi teneva la mano, mi voleva dare coraggio e ci riusciva. Dopo qualche squillo rispose una voce a me familiare.
M(mamma):pronto? Rispose con tono pacato, quasi come se si fosse scordata della mia esistenza
E:pronto...mamma? Risposi con voce tremolante e timida
M:ELENA DOVE CAZZO SEI STATA TUTTO QUESTO TEMPO?! TORNA SUBITO E NON PERMETTERTI MAI PIÙ PER SCAPPARE PER UNA CAVOLATA DEL GENERE, NON CE LA FARAI MAI A VINCERE UNO DI QUEI CONCORSI, TRA L'ALTRO INUTILI! la rabbia che era in me cominciò a salire, divenni di un rosso acceso per quanto mi fece imbestialire, io l'avevo chiamata per dirle come stavo e lei si permetteva anche a dire così? Niccolò, che era al mio fianco, si allontanò leggermente per non diventare sordo, ma poi tornò vicino a me, non aveva intenzione di lasciarmi sola.
E:senti mamma 1 ti avevo chiamata proprio per dirti che ho vinto il concorso 2 io rimarrò a Roma perché devo registrare il mio primo singolo 3 non mi strapperete più le ali dissi con tono alto ma visibilmente alterato, Niccolò mi prese la mano e la strinse forte sorridendo in modo dolce
M:no signorinella tu tornerai a casa, hai solo 16 anni SEI MIA disse anch'essa con tono alterato e quasi urlando, strinsi gli occhi e i denti e risposi con grinta
E:mamma, io inseguirò il mio sogno, che tu sia d'accordo o meno e non tornerò mai più in quella gabbia che tu chiami "casa" dissi grintosa per poi chiuderle il telefono in faccia prima che potesse rispondere.

Mi buttai sul letto che era alle mie spalle e iniziai a guardare il soffitto, Niccolò si gettò accanto a me sul letto, mi fece una carezza e disse
N:Sei stata bravissima Wendy, ora ti porto a festeggiare in un posto speciale...ti porto sull'isola che non c'è mi guardò amorevolmente e mi strinse forte, rimasi sorpresa da questa sua affermazione ma ero comunque felice, era da quando ci eravamo incontrati che non mi abbandonava e io lo apprezzavo.

Dopo qualche minuto che eravamo stesi sul letto balzò in piedi
N:dai Wendy, vai a prepararti che se no si fa tardi e noi dobbiamo festeggiare disse porgendomi la mano, la presi e mi alzai, annuii e lo cacciai fuori dalla stanza
E:Peter non può vedere Wendy cambiarsi, su, esci e vai a prepararti nel bagno vicino alla cucina lo spinosi dolcemente fuori dalla stanza.

Andai vicino al mio zaino, per fortuna avevo messo un vestitino in caso avessi dovuto fare qualcosa di importante. Era un semplice vestito che arrivava fino sopra al ginocchio, era di un rosa cipria ed era leggermente attillato. Presi la pochet che avevo portato con qualche trucco dentro, mi misi un filo di mascara e un semplice rossetto rosa.

Uscii dalla stanza e lo vidi. Era perfetto anche nella sua semplicità, indossava dei jeans neri leggermente strappati, una camicetta bianca e una giacchetta nera sopra di questa. Portava degli occhiali scuri in volto.
E: Peter ha paura del sole anche se non c'è? Dissi scherzosa, tossii leggermente per via della gola secca, non bevevo da un po', lo vidi sbiancare e sorrisi compiaciuta. Mi ricordai di aver letto che lui era ipocondriaco.
E:giusto...peter è ipocondriaco...
Spazio autrice
Spero vi piaccia, non siate silenziosi bimbi❤️

forse era destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora