Capitolo 39

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Niccolò's pov.

Era passata una settimana. Una settimana dalla nostra rottura. Una settimana dallo spezzamento del mio cuore. Una settimana di sofferenza. Lacrime. Singhiozzi. Era stata una settimana orribile. Si, le avevo scritto quel messaggio, un messaggio che mi aveva formulato Federica, perché c'era stata lei in quei momenti in cui soffrivo. Federica era rimasta con me giorno e notte. Forse avrei dovuto dare retta a lei, forse avrei dovuto continuare a lottare per stare con Federica. Forse... Forse il mio vero amore era lei. Forse... Stavo sparando un sacco di cazzate.

CAZZO urlai scuotendo la testa, era pomeriggio, ero sul letto. I pensieri non mi lasciavano in pace MAI. Continuavo a farmi domande sul perché ci fossimo lasciati da giorni. La notte non dormivo. La notte piangevo. Il giorno ero troppo stanco per registrare nuove canzoni. Jacopo si era già lamentato della mia inattività, ma stavo troppo male, anche lui lo capiva, così non inveiva più di tanto. Mi girai verso l'armadio, lo stesso armadio rimasto vuoto da quando Elena se n'era andata. Vidi qualcosa luccicare, la luce che entrava dalla finestra andava a riflettere proprio su quella cosa. Mi alzai, malvolentieri, e andai vicino all'armadio. Una scatolina, ero stato così stupido. Era la NOSTRA scatolina. Avevo comprato ad Elena una collana qualche giorno prima della notizia di Federica. Era in oro, c'era inciso Wendy. Gliel'avrei regalata chiedendole di essere la mia Wendy per sempre. Una lacrima mi rigò il viso.

Entrò Federica in camera. Sbattè la porta violentemente aprendola e si diresse verso di me.
F: ehi nic, vieni ti devo mostrare una cosa disse dirigendosi verso di me, velocemente chiusi la scatolina con dentro la collana e la nascosi, mi alzai e andai incontro a lei
N: cosa devi farmi vedere? Chiesi fingendo i curioso
F: vieni in cucina che ti mostro mi prese la mano e mi portò sul divano della cucina, guardai male le nostre mani incrociate, ma non feci niente per separarle.
Ci sedemmo sul divano e lei sbloccò il suo cellulare, aprendo una pagina internet su un viaggio a New York
F: allora? Chiese entusiasta, continuavo a guardare il biglietto incredulo. Forse mi avrebbe fatto bene andare là con lei. Dovevo staccare. Pochi secondi che guardavo il biglietto e si aprì la barra impostazioni con un messaggio allora? Come va con quel cretini di Niccolò? Ancora non ha capito che lo hai imbrogliato? Un messaggio da sua sorella, lei tolse subito il messaggio, ma feci in tempo a leggere.
N: cosa cazzo è quel messaggio? Dissi arrabbiato, le presi il cellulare dalle mani e andai su whtsapp a leggere la chat. Iniziava poco più di una settimana fa, allora puoi fare così fede, manda una vostra vecchia foto, che nessuno conosce, a lei e dille che è di un giorno in cui lui è uscito da solo, poi mandale un audio e dille che te l'ha appena mandato scriveva la sorella di Federica. I miei saettarono, continuai a leggere ci è cascata come una pera cotta, lo sapevo io che non era tanto sveglia ahahahah rispondeva Federica bene, goditi quel ragazzo, Niccolò, nemmeno lui capirà niente finiva poi sua sorella. Mi alzai in piedi coi pugni chiusi.
N: tu non vali nemmeno la metà di Elena, esci da questa casa e non tornare più dissi a pugni chiusi restituendole il cellulare, non prima di fare una foto alla chat
F: ma io l'ho fatto solo per amore cercò di giustificarsi
N: ESCI DA QUESTA FOTTUTA CASA ripetei urlando, lei prese la borsetta e uscì incazzata, prima di uscire disse te ne pentirai e io risposi tranquillamente non penso proprio mi misi a sedere sul divano.

Come si poteva essere così cattivi, come?! E io che ci avevo creduto. Povera Elena. Cazzo. Siamo stati abbindolati da una serpe. È stato lì che capii la cattiveria di Federica. Era solo una serpe. Una serpe a caccia di qualche povero animaletto indifeso. SIAMO STATI COSÌ INGENUI CAZZO dissi urlando, spugna si spaventò, andai da lei accarezzandolo. Dovevo andare da Elena, mi avrebbe creduto, io lo sapevo che mi avrebbe creduto. Le avrei mostrato le prove, dopotutto ero anche riuscito a fare una foto a quella chat. Misi del cibo nella scodella di spugna e mi misi in macchina. Ero ancora in tempo per riparare la questione. Saremmo tornati come prima. Avevo bisogno di lei. Mi mancava così tanto. Mi mancavano tutte le sue coccole. I suoi abbracci. Mi mancavano i suoi baci. Le sue labbra. Il suo tocco. I suoi fottuti occhi. Presi dall'armadio la scatolina con la collana e corsi in macchina. Misi in moto, correndo come una pazzo sulle strade di Roma verso casa di Adriano. Per fortuna sapevo dove stessero le chiavi di riserva.

Arrivai dopo dieci minuti a destinazione. Alzai il tappetino all'atrio ed entrai nella casa. Una puzza di fumo pazzesca mi stuzzicò le narici. Elena aveva cominciato a fumare per colpa mia, sapevo benissimo che non poteva essere colpa di Adriano perché lui fumava alla finestra, ci teneva all'odore della casa. Tossendo arrivai alla stanza da cui proveniva l'odore più pungente. Entrai in bagno. Uno spettacolo orribile mi si presentò davanti. Elena era stesa a terra, accanto ai suoi polsi una pozzetta di sangue. Mi avventi su di lei. ELENA SVEGLIATI TI PREGO urlai. La scossi lievemente, ma non si svegliò. Chiamai il 118 e successivamente Adriano. Lei non sarebbe morta. Lei doveva vivere. Non potevo permetterlo.
A: pronto che vuoi Niccolò rispose seccato Adriano
N: ELENA, ELENA, ELENA SI È TAGLIATA cercai di raccogliere le parole e dirglielo la stanno venendo a prendere per andare in ospedale cercai di parlare tra un singhiozzo e l'altro
A: arrivo subito disse preoccupato il moro, chiuse la telefonata.
Mi accasciai accanto al corpo sanguinante della ragazza. Le lacrime mi offuscarono la vista. Sentii bussare la porta, erano i paramedici. Corsi ad aprire. Un fiume di medici entrarono in bagno portandosi dietro una barella. Rimasi immobile a guardare la scena. Mentre salirono sull'ambulanza li seguii per entrare e andare con loro in ospedale. Li vidi sull'ambulanza infilarle diversi tubi nelle braccia e collegarle dei fili al petto. Continuai a piangere e singhiozzare, mi misero addosso una coperta, ero evidentemente scosso. Arrivammo in ospedale.

Spazio autrice
Non odiatemi, vi voglio bene. Ecco a voi il nuovo capitolo. Ditemi che ne pensate. NON SIATE SILENZIOSI❣️

forse era destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora