Capitolo 33

533 24 2
                                    

Elena's pov.

Adriano se ne andò dopo un po', Niccolò andò a farsi una doccia, mentre io rimasi a letto. Non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Stesa sul letto a braccia e gambe aperte, non capivo più niente. Troppe domande mi rimbombavano in mente. Troppe domande. Poche risposte. Dubbi. Incertezze. Tante, troppe domande. La più ripetuta era una, cosa avrebbe fatto Federica per riavere Niccolò? Subito cercavo di convincermi che anche se lo cercava non doveva per forza volerlo di nuovo al suo fianco, ma non c'era altra ragione, perché un'ex ragazza dovrebbe rivedere il suo ex ragazzo allora?! Ripetei nella mia testa ma magari vuole solo rivederlo no? Una chiacchierata, un caffè... Rispondevo poi da sola. Misi le mani fra i capelli e iniziai a muovere freneticamente. CHE CAZZO VUOLE DALLA MIA VITA ORA?! Urlai in preda al panico e all'ansia.

Uscii correndo dal bagno Niccolò, ancora tutto bagnato, con la schiuma ai capelli, e con solo un asciugamano legato al bacino, si guardò intorno allarmato
N: che succede Ele? Chiese allarmato, guardandomi interrogativo
E: n-niente, non ti preoccupare, scusa se ti ho fatto uscire dalla doccia dissi io rossa, non volevo disturbarlo, non riuscivo a controllarmi, mi guardò sorridendo e rientrò in bagno

Mi ristesi sul letto, nella stessa posizione, sbuffai rumorosamente. Iniziai a pensare cosa sarebbe successo se Federica fosse riuscita a strapparmi Niccolò dalle braccia. Una vita senza Niccolò. Una vita senza Niccolò. Come sarebbe stata? Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il mio principe? Se non avessi più avuto le sue braccia a stringermi? Cosa avrei fatto senza il suo sorriso? Senza le sue fossette? Senza il suo tocco? Senza i suoi occhi addosso a me? Senza le sue battute? Senza i suoi baci? Senza...senza di lui. Cosa avrei fatto se non avessi potuto più avere al mio fianco la felicità. Si, magari ero piccola, dire a 19 anni ho trovato l'anima gemella, forse, era azzardato, ma per me lui era questo. Come avrei fatto senza di lui. Lui che mi aveva salvato due anni prima. Lui che era stato sparato solo per proteggermi. Lui che mi aveva sorriso anche quando stava per abbracciare la morte. Lui che mi aveva insegnato tutto. Tutto tranne a vivere senza di lui. Lui che mi aveva portato nell'isola che non c'è. Lui che era il mio Peter. Cosa avrei fatto?!

DIO, BASTA, COME FACCIO?! Urlai di nuovo, stavolta mi misi a piangere, mi misi a piangere arrossendo in viso. BASTA, BASTA, BASTA scossi velocemente la testa da un lato all'altro, cercando di togliermi quelle immagini dalla testa. Mi girai a pancia in giù. Affondai il viso nel cuscino. Cercai di soffocare i singhiozzi, ma con scarsi risultati. Niccolò uscì dal bagno, stavolta con i capelli poco bagnati e con dei pantaloncini da basket. Mi si avvicinò, si sedette accanto a me.
N: Wendy, perché piangi? Chiese in tono dolce, facendomi delle carezze ai capelli
E: Peter, Peter ti prego, dissi tra un singhiozzo e l'altro non mi abbandonare, ti supplico, perfavore dissi guardandolo negli occhi, quegli occhi di cui non riuscivo a fare a meno, quegli occhi che racchiudevano mille universi insieme, occhi di cui mi erano innamorati e che non riuscivo a dimenticare
N: Wendy, non posso abbandonarti. Secondo te potrei abbandonare quegli occhi color nocciola e verdi che racchiudono milioni di te diverse, milioni di caratteri, milioni di emozioni diversi e che mi hanno fatto innamorare due anni fa di te? Potrei abbandonare quelle labbra che amo mordere? Potrei abbandonare quelle gote, quelle gote che ad ogni mio minimo accenno di un complimento prendono fuoco? Potrei abbandonare quella dolce voce che mi sveglia la mattina? Potrei abbandonare la tua risata? Potrei abbandonare quella tua bellissima, ma allo stesso tempo odiosa, abitudine di svegliarmi spaventandomi? Potrei abbandonare te? Te che mi hai reso migliore, te che mi fai vivere, te che mi illumini le giornate, te che mi hai reso ciò che sono ora, te che mi hai colorato, te che sai come tirarmi su. No. Rispondo io per te. NO. Non voglio. Non posso, abbandonarti. E sai perché? Perché mi salirebbe la depressione a sapere che non ho al mio fianco la mia bimba, la mia Wendy, la MIA Elena. Disse dolce, i suoi occhi diventarono lucidi, si fiondò tra le mia labbra ti amo sussurrò tra le mie labbra. Sorrisi fra le lacrime, lacrime che non riuscivo a bloccare, e che lui mi asciuga a sempre. Lo amavo, lo amavo tanto. Forse troppo. Mi distaccai delicatamente da lui e lo strinsi in un abbraccio, ma mi staccai bruscamente, quando i suoi capelli, freddi e bagnati, toccarono la mia pelle calda e asciutta.

E: Peter lo chiamai mentre stava per alzarsi dal letto per asciugarsi i capelli, si girò e mi guardò sorridendo dolcemente posso asciugarti io i capelli? Chiesi sorridendo come un'ebete e arrossendo violentemente
N: tutto quello che vuoi Wendy rispose dolcemente, porgendomi la mano e portandomi così in bagno. Lo feci sedere su uno sgabello, presi il phon e una spazzola. Iniziai ad asciugare quei bellissimi capelli, con phon e spazzola. Ogni tanto glieli scompigliavo, adoravo farlo. In quei momenti lui mi sorrideva, e io, come sempre, arrossivo come una stupida. Stavamo insieme da più di due anni e ancora non avevo imparato a non arrossire ai suoi sorrisi o complimenti. Presa da questi pensieri non mi accorsi che stavo bruciando a Niccolò il capo, lui cacciò un urletto. Chiedi ripetutamente scusa, e continuai ad asciugare i suoi capelli.

Appena finito di asciugarli i capelli li scompigliai, rendendoli un essere strano che viveva di vita propria.
N: si guardò allo specchio quei capelli, che io avevo reso un cespuglio ao ho capito che te piacciono i capelli così, ma non volevo na marmotta in testa io disse ridendo, scoppiai in una fragorosa risata, mi attaccai al suo collo, e continuai a scompigliargli i capelli, facendo una lignuaccia
E: lo so che a te non piacciono, ma a me si, quindi li tieni dissi facendo la linguaccia
N: così non vale però disse lui facendo il broncio, stavo per baciarlo, quando spugna entrò in bagno saltando addosso a me, leccandomi la faccia. Ormai non era più il piccolo batuffolo di pelo, quindi mi fece cadere all'indietro, mi misi a ridere, mentre Niccolò lo richiamò, ma spugna continuò indisturbato a leccarmi il viso.

Spazio autrice
Spero vi piaccia questo capitolo, scusate se posto a quest'ora, ma penso che per un po' farò così, dato che sono sommersa dai compiti (per via degli esami) e non riesco a scrivere con calma appena torno da scuola. NON SIATE SILENZIOSI❣️

forse era destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora