Capitolo 17

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Per tutto il tempo, da quando ero passato a prenderla fino all'immetterci in strada a chilometri di distanza dal suo abitacolo, Emily non aveva detto una sola parola.

L'avevo sentita un paio di volte sospirare ma più di questo non aveva osato accennare. Né uno sbadiglio, un movimento diverso, un mugolio, solo sospiri.
Mentre guidavo, rallentando per il traffico, con la coda dell'occhio la osservavo: non sembrava per nulla rilassata, aveva le mani chiuse in grembo, le gambe incrociate una davanti l'altra e il viso rivolto costantemente verso il finestrino.

Erano entrate molte donne nella mia macchina, in quel posto dove lei era seduta ci avevo fatto l'amore e il sesso più di una volta e nessuna, prima di lei, aveva mai mostrato tensione nello stare con me in un posto chiuso la cui distanza fra il mio corpo e l'altro era separato dal bracciolo inclinabile del mio sedile.

Per la prima volta dopo tanto tempo non provavo poi tanta indifferenza verso la donna che stava seduta al lato passeggero, vedere Emily così rigida ma allo stesso tempo piccola e assorta in chissà quali pensieri mi aveva dato modo di credere che forse si poteva davvero cambiare.

Ero io a non volerlo, perché nessuna avrebbe più meritato un mio cambiamento.
Tornai con la mente fredda di sempre, quella che mi faceva compagnia ormai da anni e mi aveva reso immune ad ogni stronzata come l'amore e i suoi sotterfugi.

La passione, la grinta, il sesso, questi si che erano pensieri affini da fare quando si pensava ad una donna. Ma con lei a tutto si pensava tranne a del sesso sfrenato o semplicemente delicato e passionale, atto solo ad assecondare le voglie che ogni donna reprime ma che nel suo basso ventre reclama.

Emily esteticamente non riusciva a colpirmi in alcun modo.

Sospirai silenziosamente, la strada era più percorribile rispetto a minuti fa, Emily aveva fatto un movimento appena accennato con il capo ma poi era tornata al suo status assorto e teso.

"Qualcosa non va?" Le chiesi.

Lei non mi guardò:"No, va tutto bene".

"Sicura? Ti vedo pensierosa", insistetti.

Non sapevo neppure io il motivo del mio voler chiedere di più, volevo parlasse e si sbloccasse anche se sapevo che per me sarebbe finita lì.

"E' solo che..." ecco, aveva voltato il capo per guardarsi le mani in grembo, almeno quello:"Ho sempre viaggiato ma non mi ero mai legata così tanto a qualcuno".

"Parli della tua coinquilina?" Annuì:"Potrai vederla tutte le volte che vorrai".

"Grazie", rispose.

Avevo giurato, per una frazione di secondo, di averla vista sorridere.

Non sembrava eppure eravamo in strada da circa mezz'ora, guidavo abbastanza tranquillo senza percorrere gli oltre 80km/h anche se avrei tanto voluto, avevo resistito alla tentazione di premere più forte con il piede contro l'acceleratore. Era ancora presto per far scoprire ad Emily i miei folli piaceri fuori dal letto, correre a gran velocità con lei in macchina sarebbe stato imprudente specialmente ora che a bloccarla vi era la normale cintura di sicurezza.

Avrebbe sicuramente strillato ed io mi sarei deconcentrato.

Imboccai la strada dei boschi, non percorrevo mai quella zona però considerato la mia passeggera fosse così incuriosita dal mondo esterno, almeno avrebbe visto la natura verde e rigogliosa che in città non avrebbe potuto vedere.

Mancavano dieci minuti, una traversa secondaria, un tratto breve di strada e saremmo arrivati.

"Ci siamo quasi", annunciai.

Come tu mi vuoi - Russel McRoverguy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora