Mi sentivo come rilassato ed era una sensazione che non provavo da anni, ammisi a me stesso che era piacevole sentirmi diverso ma ciò non mi andava affatto a genio.
Emily stava solo due o tre passi dietro di me, il nostro cammino era lento e con lo stesso ritmo, nonostante ciò sentivo il suo profumo dolce portato dal vento e il suo silenzioso imbarazzo solleticare la mia voglia di stuzzicarla e farla arrossire.
Non feci nulla se non fermarmi e voltarmi verso di lei di colpo, facendola quasi sbattere addosso a me, il ché risultò una scena abbastanza sciocca e divertente.
"Come mai ci siamo fermati?" Chiese guardandosi intorno ignorando il mio sguardo.
"Ti riaccompagno a casa, sei stanca", mi guardò.
Abbassai il mio sguardo ai suoi piedi sollevati da un paio di tacchi a spillo neanche troppo alti ma sicuramente scomodi per lunghe camminate.
"Ma... non devi preoccuparti", sorrise:"Sto bene".
Sospirai, avevo preso già la mia decisione:"Se non sei stanca tu allora sono stanco io".
Ripresi a camminare nella direzione opposta, Emily non rispose ma immaginai mi stesse seguendo per via del rumore che facevano le sue scarpe ad ogni passo. Mi faceva impazzire il controllo che avevo sulle donne, bastava un tono diverso per farle diventare tutte delle cagnoline smarrite pronte all'obbedienza pur di ricevere un croccantino come premio.
Era più forte di me, dovevo avere il pieno potere su tutto e su tutti se non volevo uscire sconfitto anche se, mi sarebbe piaciuto ricevere dagli altri una sfida più ardua da affrontare e non essere sempre io quello ad uscirne vincitore senza alcun minimo sforzo.
Poi pensai, mentre raggiungemmo la macchina ed Emily mi passò davanti appena le aprii lo sportello passeggero, che involontariamente ero io stesso a lanciarmi dentro le sfide: non vivevo con una donna da ormai tanti anni, cosa succederà adesso che dovrò convivere con lei?
Chiusi lo sportello e quando entrai a lato guida feci un ghigno divertito per l'assurdità che la mia mente aveva appena pensato: certamente nulla sarebbe successo, lei non era il tipo di ragazza che avrei mai guardato nemmeno fosse l'ultima donna rimasta a questo mondo, nemmeno fossi diverso e non quello che sono diventato oggi.
La via del ritorno fu la stessa dell'andata: silenzio fra me e la mia passeggera e musica allo stereo, questa volta volume minimo giusto per avere una parvenza di compagnia.
Mi fermai allo stesso punto in cui venni a prenderla questa sera di fronte il vicoletto a pochi metri dal suo portone, quando spensi il motore e lo stereo si chiuse, la sentii sospirare.
La guardai, vedevo il suo riflesso al vetro del finestrino illuminato di traverso dal lampione dietro la mia auto, aveva gli occhi rivolti in alto ma non capivo cosa stesse osservando.
Mi sporsi in avanti tenendo un braccio sul volante:"Qualcosa non va?"
Quando si voltò di scatto il suo viso quasi sfiorò il mio. Rimasi immobile ma Emily sussultò per poi ritirarsi di colpo.
"N-no, stavo solo controllando che la mia coinquilina fosse rientrata a casa", borbottò a bassa voce.
"Vivete da molto tempo insieme?"
Annuì:"Da quattro anni".
I nostri sguardi divennero scrutatori, come se lei cercasse a tutti i costi di sopportare il peso dei miei occhi senza sentirsi soffocata dalla mia voglia di indebolirla e imbarazzarla:"Tu invece, vivi da solo?"
"Da quasi dieci anni", risposi seccamente poggiandomi allo schienale del mio sedile.
Non mi piaceva ricordarlo anche se oramai avevo fatto l'abitudine alla mia evidente solitudine.
"Sai, ho ascoltato la tua intervista", la guardai.
Combattiva la ragazza:"Perché hai parlato di me?"Stava forse giocando?
Giocai anche io, mi interessava capire fin dove si sarebbe spinta.
"Non dovevo?"
"Ho solo fatto una domanda". Questa volta fu lei a dare risposta secca, mi piacque.
Ammisi che aveva davvero tanto carattere, se così fosse avevo piacere nel tirarlo fuori tutto.
"Che io ne parli può solo che andare a tuo favore".
"Non voglio che pensi mi serva pubblicità, non mi sono rivolta alla tua azienda per questo".
"Dimmi allora, pensi lo abbia fatto per questo motivo?" La guardai intensamente, la vidi deglutire.
"N-no, credo di no", balbettò in un sussurro.
"Ho parlato di te perché mi è stato chiesto se la mia editoria avesse nuovi progetti a carico, se di tutto ciò ne vien fuori una pubblicità è un vantaggio non sottovalutabile per te".
"E far credere alla gente che il mio libro sia solo monitorato, tutto ideato per una stupida pubblicità?"
Sbottò, ciò non mi fece sentire infastidito ma gratificato.Stavo facendo uscire il suo peggio proprio come volevo, avrei lavorato accanto ad una ragazza con carattere ed idee precise sul suo futuro, non era da sottovalutare.
"Perché fregarsene del parere della gente?"
Continuai a buttare benzina sul fuoco.
"Perché è grazie a loro che sono arrivata fino a qui".
"Quindi signorina Emily, mi stai forse dicendo che chiedermi aiuto non significa affatto avere un mezzo alternativo per il suo successo?" Risposi con tono di scherno mostrando liberamente un sorrisetto.
Rimase in silenzio qualche secondo, occhi lucidi abbaglianti anche al buio e guance rosse intrise di rabbia, deglutì rumorosamente e con la coda dell'occhio mi accorsi che stava stringendo il vestito fra i pugni.
"Sai cosa ti dico?" Sbottò di colpo slacciando la cintura e aprendo lo sportello:"Non ho bisogno del tuo aiuto", uscì dalla macchina sbattendo la portiera così forte da far vibrare l'abitacolo.
Feci l'ennesimo ghigno divertito per poi mettere in
moto e sfrecciare via lasciando che le ruote sull'asfalto fischiassero come tanto piaceva a me.Non avevo alcuna intenzione di tornare a casa, percorsi la stessa strada che facevo quasi tutte le sere ritrovandomi nel posto circondato dagli alberi insieme a buona parte delle auto guidate da chi come me amava scaricare la tensione fra la velocità dei cavalli e le sgommate in curva sull'orlo della perdita di controllo.
Di tutti ero l'unico a correre con una macchina non sportiva, gli altri invece gareggiavano perfino con le classiche macchine da rally usate proprio per corse simili.
Mi fermai accanto una Subaru Impreza color rosso fuoco e stemmi laterali gialli, conoscevo il conducente del veicolo. Quando mi vide abbassò il finestrino e mi fece un cenno di capo, fece riscaldare i motori alzando una polvere di fumo da offuscare le macchine dietro di noi per poi sfrecciare fra le curve della strada, io dietro di lui a correre come mai prima d'ora.
Nonostante gli anni passati, ogni volta che correvo rivedevo il volto dei miei genitori ormai in fin di vita dentro la macchina distrutta e accartocciata all'angolo della strada.
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Come tu mi vuoi - Russel McRoverguy
Chick-LitEnigmatico, misterioso, manipolatore, ricco e giovane uomo il cui fascino lo rende ancor più ambito e desiderato oltre che richiesto per la sua professionalità. Russel McRoverguy non è solo il direttore della casa editrice più conosciuta al mondo ma...