Nessuno intervenne ed io ne fui grato, fino a prova contraria desideravo quasi avere una discussione con lui per capire che tipo di pedina fosse in mezzo a questa grande scacchiera, conoscevo Eva sotto quasi ogni punto di visto, sapevo come fare scacco contro di lei ma su Robert avevo poche informazioni, non sapevo in alcun modo come muovermi.
"Dunque", proseguì:"Il tuo bel discorso non ha alcun fondo credibile".
"Dubiti forse della mia decisione?" Risposi.
Questa volta lo feci con calma, non volevo che la scintilla generasse incendio già da subito. Il mio scopo era quello di far parlare Robert il più possibile in maniera tale da studiare i suoi punti deboli.
Quali sono gli argomenti che ti toccano, caro Gibson? Pensai freddamente in attesa di una mossa,
una qualsiasi."Lascio beneficio del dubbio sulle scelte altrui", ma lui era calmo quanto me:"Ma lei non è nella posizione di poter contestare uno scambio di autore quando il suo titolo editoriale si è accaparrato di un'autrice che non era sua".
Astuto il ragazzo, pensai ulteriormente.
E pensare che, nel mentre parlava, non stava neppure più a guardarmi: era come se io non esistessi, come se stesse parlando a se stesso dinanzi uno specchio. Se ne stava seduto a far danzare il vino all'interno del suo bicchiere e ad osservare quel movimento delicato e vorticoso del liquido rosso che buttò giù in un sorso subito dopo.
Che pena mi dava la mia rabbia trattenuta, mi sentivo quel nodo alla gola soffocarmi sempre di più.
Poggiai le mani sul tavolo:"E allora dimmi, al posto mio che cosa avresti fatto?"
Robert si cullò completamente con la schiena contro lo sedia, rapidamente si ostinò a rivolgere lo sguardo verso Emily che era impietrita a guardarlo; solo questo, il fatto che lei fosse un muro di silenzio e che lui sapesse perfettamente come agire davanti a lei mi faceva salire dentro la voglia di lanciarmi contro di lui e spaccargli la faccia.
"Semplice", replicò con aria spavalda:"Ad ognuno il suo", mi guardò con un mezzo sorriso.
"Ovvero?" Chiesi inarcando un sopracciglio.
"Tu hai sottratto un autore ad una casa editrice mentre un altro editore ha pieno diritto di sottrarne uno alla tua editoria".
Dopo questa risposta mi accorsi che Eva fece un risolino che subito silenziò ed io evitai di soffermarmici troppo.
Non avevo più pazienza anche perché ogni invitato aveva cominciato a prestare ascolto fin troppo attentamente alla nostra conversazione, alcuni di loro avevano perfino l'aria di chi non osava chiedere ma desiderava saperne di più.Avvoltoi, ringhiai a me stesso.
"Vorrei ricordarti che nel mio caso è stata l'autrice stessa a richiedere una nuova pubblicazione con la mia casa editrice", sentenziai con il pretesto di poter porre fine alle sue false accuse.
Non fu così perché i commensali iniziarono a mormorare animatamente mentre, con la coda dell'occhio, avevo notato il movimento del capo di Emily verso di me.
Per la prima volta, da quando avevo cambiato completamente vita, mi ero ritrovato spaventato all'idea di potermi voltare e studiare la sua espressione in questo momento. Non era per lei che avevo paura, non mi importava niente di come potesse sentirsi in questo momento, Emily rimaneva comunque una perfetta sconosciuta ed io continuavo a non avere alcun interesse profondo per le donne.
Ciò che in realtà aveva messo timore in me, bloccandomi dal non incrociare il suo sguardo, fu la sensazione di aver perso almeno un solo colpo in canna e di aver dato quasi modo alla stessa di scegliere da che parte schierarsi in questo confronto.
Sentivo dentro me l'idea che Eva fosse presente alla mia caduta per gustarsi morso dopo morso la mia sconfitta, ma non era certo in questo modo che avevo intenzione di perdere e certamente mantenere la calma avrebbe senza ombra di dubbio agevolato le mie idee.Robert fece una smorfia:"Pensi che ciò possa servire? Cosa pensi dirà la Social Book Editor quando scoprirà che la sua autrice è stata pubblicata da un'altra casa editrice?"
"Aspettate un momento", Signor Gaber tacque il mormorio:"La Social Book Editor è una casa editrice di livello medio", si guardò attorno per poi soffermarsi su Emily:"Signorina Castle, non è forse anche lei autrice di quella editoria?"
Emily sussultò:"S-si", balbettò.
Il mormorio si animò con mille domande rivolte ad Emily, sembrava terrorizzata e sottopressione, battei tre colpi sul tavolo e tutti smisero di parlare.
Li guardai uno per uno concludendo il giro con Robert:"Quel che la SBE dirà, non è affar mio. E' la qui presente Castle ad essere entrata nella mia editoria chiedendo una nuova collaborazione e pubblicazione con la mia casa editrice".
False accuse, vane speranze di buttarmi giù, questo gioco si stava macchiando sempre più di invidia e veleno per una vendetta al quale io avevo posto un limite superato per lussuria e vanità. Non avrei tollerato una parola di più, questa cena si sarebbe dovuta concludere con la mia ultima vocale e nessuna replica.
Ci fu poi un improvviso silenzio che diede uno strano peso nell'aria, notai che Emily aveva tirato indietro la sedia e si stava alzando. Alzò il capo fino a quell'istante abbassato, mi lanciò freddo uno sguardo per poi distoglierlo lasciando che le sue pupille si specchiassero in quelle di Robert che la guardava con senso di colpa e dispiacere.
"Quello che ha detto il Signor McRoverguy è tutto vero", borbottò tremante:"Desideravo però non si venisse a sapere, che la mia idea rimanesse fra le mura del suo lussuoso studio", la voce le si spense in gola:"Ma sono stata io a lasciare la Social Book Editor per tentare una pubblicazione con la Forgotten Editor", prese un respiro:"Che assurdità, io nemmeno ci credevo di riuscire ad essere presa in considerazione da una casa editrice così famosa ed importante".
Robert si alzò di scatto dalla sedia, picchiò i palmi chiusi sul tavolo sbattendoli così forte da far cadere il suo stesso bicchiere.
"Ti ha pagata per stare dalla sua parte, non è forse così?"
Rimasi in silenzio a tutto questo.
Da una parte provavo rabbia per aver messo in mezzo una persona che in questo gioco non c'entrava niente ma dall'altra godevo come mai prima d'ora: se Emily e Robert litigassero seriamente, Eva Malbow sarebbe rimasta certamente sconfitta.
"C-cosa? Che stai dicendo?" Balbetto Emily.
"Quanti soldi ti ha dato per difenderlo?" Robert mi indicò senza guardarmi.
"Non mi ha mai pagata per dire qualcosa che non volessi dire, Robert", la sua voce era un misto tra disgusto e dolore.
"Tu non sai mentire", insistette:"Conosco quello sguardo".
"Non lo conosci abbastanza, allora", sussurrò.
"Vedo che la discussione si sta accendendo un po' troppo", esordì Eva senza alzarsi dalla sedia:"Perché non ci rilassiamo un attimo ed iniziamo la cena?"
Emily si voltò verso di lei:"Continuate pure senza di me, io non posso stare seduta allo stesso tavolo di chi mi da della bugiarda".Emily guardò Robert senza guardare me, si liberò della sedia e lasciò la stanza a lunghe falcate.
Robert ringhiò rumorosamente e si affrettò a girare attorno al tavolo:"Emily, aspetta", urlò.
Strinsi i pugni sulla tovaglia quando sentii Eva ridacchiare, mi abbassai al suo orecchio:"Non divertirti troppo".Spinsi indietro la sedia e quando le passai accanto lei mi bloccò per il polso:"Stai davvero andando dietro due persone che si amano ancora?"
La guardai ritirando il polso dalla sua stretta:"Questo non è amore", mi congedai senza neppure salutare gli altri invitati.
STAI LEGGENDO
Come tu mi vuoi - Russel McRoverguy
ChickLitEnigmatico, misterioso, manipolatore, ricco e giovane uomo il cui fascino lo rende ancor più ambito e desiderato oltre che richiesto per la sua professionalità. Russel McRoverguy non è solo il direttore della casa editrice più conosciuta al mondo ma...