Capitolo 31

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Avevo mostrato ogni passaggio lavorativo a Mirrov con considerazione di ogni suo parere o consiglio; dal font per il titolo alla spaziatura ad ogni inizio capitolo.

Era rimasto per più di un'ora ad ascoltarmi, esponendo pareri, consensi e dissensi sulle idee che avevo previsto per il suo romanzo. La data di uscita che avevo programmato gli andava bene ma non era d'accordo sull'orario: troppo presto, aveva detto.

Così, di comune accordo, spostammo l'orario di pubblicazione al tardo pomeriggio in modo tale che ogni suo lettore fosse aggiornato.
Mirrov, passate le ore a seguire passo per passo il mio lavoro, guardò il suo orologio da taschino di un argento brillante.

"Credo sia fatta ora di tornare alla base", ripose l'antiquario:"Direttore Russel, è stato un vero piacere poterla vedere all'opera".

Mi lasciai sfuggire un mezzo sorriso:"Il piacere è stato tutto mio".

"Quando ci sarà occasione, potrò dire apertamente di aver visto il mio editore lavorare al mio romanzo con vera e propria professionalità e passione", mi strinse la mano:"Certo che suo padre ne sarà orgoglioso".

Gli strinsi la mano, questa frase mi mise buon umore:"Lo spero anche io".

Il tempo in studio a lavorare per il libro di Jack Mirrov era passato così velocemente che non mi ero accorto fossero arrivate già le 17:00. Quando entrai in auto e lasciai il parcheggio con le ruote a fischiare sull'asfalto, la prima cosa che feci fu telefonare Patrick.

Tre squilli e mezzo e la sua voce riempì l'abitacolo della macchina:"Sì, Signor Russel".

"Oh Patrick, non sai cosa è successo stamattina al lavoro", dissi senza far trasparire agitazione ma neppure entusiasmo.

"Qualcosa di grave, Signore?"

"Assolutamente no".

Tenevo ben fissi gli occhi sulla strada libera mentre con il piede premevo sempre di più sull'acceleratore.

"Signore, sta forse correndo?"

"Non come al solito", mentii.

Correvo e veloce, volevo esprimere con il brio al volante tutta l'esaltazione della giornata lavorativa. Avevo bisogno di scaricare nervi e tensioni che quel bacio mi aveva dato modo di provare, e fui grato per la sorpresa ricevuta questa mattina.

"Dunque, sta rientrando per raccontarmi quanto accaduto?"

Decelerai quando da lontano mi accorsi che la strada iniziava a non essere più libera per una corsa spericolata, ne fui amareggiato poiché la mia intenzione era quella di non smettere affatto di mandare giù il piede sul pedale e lasciare i segni delle ruote sull'asfalto.

"No Patrick, vado a fare un giro in macchina".

"Sia prudente", mi raccomandò.

"Patrick", lo bloccai prima che potesse riagganciare.

"Sì?"

Pochi secondi di silenzio seguirono:"Emily si è svegliata?"

Porre quella domanda fu più difficile di quel che pensassi.
Non mi aspettavo avrei mai potuto chiedere di lei, di una donna in generale, eppure lo avevo appena fatto. Mi sentivo strano per questo ma dovevo smetterla di provare a chiedermi i motivi per il quale quella ragazza destasse in me strani comportamenti da concedermi perfino il pensiero di chiedere di lei.

"Sì, Signore", ma se solo Patrick non avesse risposto ero convinto gli avrei chiesto di non farlo:"Ma è uscita poco prima dell'ora di pranzo".

Ma poi proseguì e quella notizia accese in me seguente curiosità inaspettata.

Come tu mi vuoi - Russel McRoverguy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora