Capitolo 27

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Quando rientrammo nel mio appartamento feci come se nulla fosse, perché se solo mi fossi fermato a pensare a quanto accaduto questa sera sarei sicuramente impazzito.

Emily mi passò accanto quando io avevo appena versato del vino in un solo calice, immaginavo lei non avrebbe bevuto ed io neppure provai ad offrire.
Si era sciolta i capelli, o almeno così mi sembrava di aver notato con la coda dell'occhio, guardarla mi avrebbe solo fatto rabbia anche se in tutto questo lei non aveva nessuna colpa.

"Vado a fare una doccia e poi mi metto a letto", comunicò con un sospirò:"Buonanotte".

"Buonanotte", ricambiai mandando giù il vino.

Ero rimasto da solo, ma a questa solitudine c'ero abituato ormai.

Questa volta però era diverso, forse lo era sempre stato, dopotutto Patrick ha sempre fatto parte di questa famiglia ma non era a lui che mi riferivo quando pensavo alla diversità di cui si stava dipingendo la mia vita.

Me ne uscii fuori ad assaporare l'odore di cloro della mia piscina: tre mesi con una donna in casa mentre solo una aveva respirato lo stesso ossigeno di ogni mia stanza per tutti i giorni, per diversi anni.
Dovevo essere sicuramente impazzito per aver creato intorno a me una situazione disastrosa dopo che, per lunghi anni, avevo lavorato affinché niente e nessuna avrebbe più calpestato il mio stesso pavimento.

Ero seduto su uno degli sgabelli alti della cucina con il portatile davanti, stavo svolgendo una delle mie mansioni inerente il romanzo di Jack Mirrov quando il mio cellulare avvisò l'arrivo di un sms.

Guardai la cartella lampeggiare sullo schermo del mio touch per alcuni secondi, poi afferrai il cellulare e lessi il messaggio.

Il mittente mi fece balzare il cuore: Eva Malbov.

Il messaggio era abbastanza breve e diretto, una sola parola che suonava molto come un ordine al quale io non provai neppure a sottrarmi.

"Chiamami", c'era scritto.

Abbassai lo schermo del portatile e mi alzai dalla sedia, attesi solo il tempo di riempire un altro calice di vino prima di telefonarla ed al quarto squillo Eva rispose.

"Credevo non telefonassi", disse.

Mandai giù un sorso di vino, giusto per bagnare la mia bocca secca:"Che cosa vuoi?"

"Quanto siamo scorbutici questa notte", punzecchiò Eva:"A quest'ora gli animi dovrebbero essere più pacati e... focosi", provocò con voce bassa e seducente.

Ma io non avevo pazienza di ascoltare le sue provocazioni lussuriose, volevo arrivare subito al sodo e chiudere la telefonata.

"Non lo ripeterò una seconda volta: che cosa vuoi?"

"Ti suonerà strano ma volevo scusarmi per ciò che è successo questa sera".

Bugiarda, pensai con rabbia.

"Forse non ti sei divertita abbastanza", risposi con la stessa rabbia con il quale pensavo al suo essere una perfetta menzognera:"La prossima volta proverò ad impegnarmi di più".

"Non è affatto come credi", si giustificò.

"Ah no? E com'è? Spiegami".

"Non pensavo seriamente sarebbe andata così, non pensavo che Robert si sarebbe comportato in questo modo".

Falsa, ringhiai nella mia mente.

Inspirai ed espirai rabbiosamente:"Non mi interessa, hai capito?" Alzai il tono della mia voce stringendo forte il calice di vetro nella mano:"Tu sapevi tutto perfettamente, hai macchinato ogni cosa per questo hai invitato anche lui, per questo volevi venisse anche lei".

"Non è come pensi, Russel", anche il tono di Eva si fece più alto:"Sapevo ci fosse stato qualcosa fra i due ma non credevo la loro fiamma fosse ancora così accesa".

Feci una risatina:"Non c'è nessuna fiamma fra quei due", tornai serio subito dopo:"Non cercare di convincermi che ci sia".

"Allora non portare più la ragazza se non vuoi vederlo con i tuoi occhi".

"Credo di non essermi spiegato bene, allora", ringhiai:"Ciò che dici tu non mi interessa, Emily sarà sempre presente ad ogni presentazione e organizzazione lavorativa programmata da me o da altri. Non sono interessi che ti riguardano se lei mi accompagnerà o meno, tu ed io non siamo una coppia, non devo spiegarti nulla". D'istinto, colto da un senso di rabbia incontrollata, il calice scivolò dalla mia mano frantumandosi sul pavimento:"Voglio solo dirti una cosa, se la prossima volta inviterai Emily in presenza di Robert Gibson, sappi che come entro dalla porta posso benissimo uscirne".

Eva scoppiò a ridere:"Tanta rabbia per cosa, Russel?" Chiese:"Per non ammettere che la polvere sarà l'unico granello della tua miserabile caduta che mangerai una volta aver perso la guerra?"

"Ancora non è detto", digrignai i denti mentre strinsi il telefono più forte.

"Non vuoi che i due si vedano perché vedresti il loro amore continuare a crescere fino a diventare di nuovo ciò che lei descrive nei suoi romanzi?" Ridacchiò:"Cosa ti preoccupa? Essere ancora una volta il terzo incomodo in una storia che non ti appartiene? O ti preoccupa provare di nuovo sulla tua pelle ciò che hai fatto provare a me?" Fece una pausa, sentivo la sua voce tremare:"E' causa tua se oggi non ho più mio marito".

"Tanto non lo volevi", replicai sopra la sua voce.

"E' causa tua se il mio matrimonio si è distrutto", ma lei fece finta di non sentirmi alzando di un altro tono la voce:"Ed è colpa tua se ho creduto più a te che ad
ogni altro uomo".

"E se anche fosse? Sei una donna attraente, non rinunciare al piacere di un altro uomo solo perché io desideravo solo scoparti".

Sapevo perfettamente come farla impazzire di rabbia e quella conversazione stava andando troppo per le lunghe, ancora una volta osava dare tutte le colpe a me del suo fallimento matrimoniale, della rinuncia nell'amore e dei suoi sentimenti non corrisposti per me. Ero sempre stato chiaro con ogni donna avuta dopo Tracy: solo sesso, nessun coinvolgimento sentimentale.

Era forse vero che Eva fino ad ora era stata l'unica donna che non avevo scopato per solamente una sola notte, l'intesa sessuale che c'era fra noi due non l'avevo provata con nessuna donna dopo Tracy, ma era diverso.

Mentre con la mia ex ero felice di farci l'amore, di dividere ogni solo istante con lei in ogni angolo della casa ad inghiottire ogni suo orgasmo e mia eiaculazione, con Eva era solo un fattore meccanico e carnale, non aveva interesse ad andare oltre al sano sesso.

"Te ne pentirai", urlò:"Ti pentirai ogni tuo singolo giorno di aver distrutto i sogni di una donna ed averla resa il tuo unico e solo gioco sessuale".

Ero allo stremo, quelle urla le avevo già sentite e risentite un miliardo di volte da quella bocca, non ero intenzionato a sentirle ancora.

"Basta Eva, sono stanco di ascoltarti. Chiudiamo qui la conversazione".

"No, non chiudiamo proprio niente", urlò:"Non riattaccare Russel, non ti azzardare... Russel, Russel, malede..." .

Riagganciai.

Come tu mi vuoi - Russel McRoverguy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora