La città era in movimento: macchine che urlavano una contro l'altra, gente che consumava il marciapiede con la suola delle scarpe, vetrine di negozi che venivano decorate da addobbi natalizi, e poi... Un piccolo bar davanti al Central Park, come dimenticato da tutti, come se fosse stato messo lì per sbaglio... Ma proprio in quel locale, seduto ad un tavolino messo in disparte, vi era un uomo con la capacità di cogliere ogni singolo particolare che arricchiva quello scenario che si svolgeva sotto i suoi occhi.
Tutta la città sembrava essere messa in una di quelle palle di vetro con la neve, e difatti quel giorno, cotone scendeva dalle nubi, e si posava con così tanta delicatezza al suolo... L'osservatore rimaneva su quella sedia, ad immaginare la vita di ogni passante, davanti alla sua tazza di cioccolata calda... In quella bevanda scura e bollente l'osservatore poteva rivedere il ragazzo che il tempo aveva portato via. Quanta nostalgia poteva contenere ogni sorso di quel cioccolato sciolto? Solo l'uomo che sedeva a quel tavolo di quel minuscolo bar di New York poteva saperne la risposta.
Il telefono richiamò l'attenzione dell'osservatore, e quest'ultimo appoggiò la tazza sul tavolo e rispose alla chiamata:
"Pronto?"
"Ehi figliolo, è da tanto che non ti fai sentire" Una voce anziana, stanca e colma di tristezza parlò.
"Scusa papà, ho avuto da fare con il negozio" Rispose l'uomo con la prima scusa che gli passò per la mente.
"Ah, giusto... Il lavoro... Senti, che ne pensi di fare un salto a casa per Natale? Ci manchi molto a me e a tua madre" Quella voce fu illuminata da un piccolo lume di speranza.
"No papà, non credo che sarà possibile quest'anno, lo sai perfettamente che in questo periodo aumenta la clientela"
"Carl... Stai veramente considerando più importanti dei giocattoli, mettendo al secondo posto la famiglia?
Ti ho sempre appoggiato, ti ho sempre aiutato, sono sempre stato fiero dei tuoi risultati... Ma ho aspettato cinque anni e potevi almeno fare una telefonata, sapere se eravamo ancora vivi, ma nulla... E anche questo ho accettato, ma adesso... Ti chiedo solo un favore, ti chiedo di rendere felice un povero vecchio che desidera rivedere suo figlio, non credo che sia uno sforzo così grande per te... Ti prego... Non distruggerti la vita pensando solo agli affari..." E detto questo, la voce anziana chiuse la chiamata, riportando l'attenzione dell'uomo sulla sua cioccolata ormai fredda.
Erano le quattro di pomeriggio, l'orario d'apertura era alle cinque. L'uomo si alzò, pagò il conto e uscì dal locale.
L'osservatore si diresse verso il suo negozio. Si mischiò alla folla, sentì bambini che chiedevano alle madri di comperare un determinato giocattolo, vide un uomo vestito di rosso, con una barba finta che gli copriva le labbra, con in mano una campanella, ed urlava "BUON NATALE!! BUON NATALE A TUTTI!!". Ne incontrò altri sei, tutti vestiti con un cappotto di un rosso acceso, stivali neri, una bianca barba finta sul mento ed un cappello in testa, tutti a scampanellare e a chiedere qualche spiccio. L'osservatore non diede neanche un soldo, a nessuno di questi -come li definiva lui- imbroglioni.
Camminò per una mezz'oretta, percorrendo sempre la 5th Avenue, quando si fermò davanti ad un uomo steso per terra, con dei sporchi pezzi di stoffa come vestiti per coprire il suo esile e debole corpo. Lo osservò baciare il terreno, così si avvicinò a lui e gli domandò "Signore ha bisogno di aiuto?" L'uomo steso a terra negò con la testa, alzò lo sguardo e sorrise, l'osservatore lo guardò con stupore "Come fa a sorridere?" E il povero uomo gli rispose "Sorrido a te che ti sei accorto della mia esistenza... Sorrido a Dio... Sorrido perché... Vivo" L'osservatore non domandò altro, l'unica azione che sentì il dovere di fare fu togliersi il cappotto, stenderlo sull'uomo e regalargli cento dollari, infine lasciarlo dicendogli un semplicissimo "Buon Natale".
Arrivato davanti alla porta del suo negozio, prese le chiavi dai suoi pantaloni ed entrò in quella sala, lì dove non si cresceva mai, lì dove ogni bambino poteva dare sfogo alla sua fantasia, lì dove ogni giocattolo attendeva il suo padrone, lì dove l'osservatore veniva divorato lentamente da quello che comunemente viene nominato lavoro.
Passò un'ora, e in quei sessanta minuti entrarono tanti bambini di diversa età accompagnati dai propri genitori, con la speranza di trovare il giocattolo perfetto. Tra tutti questi non ne uscì uno insoddisfatto.
Quel pomeriggio sembrava trascorrere tranquillo, fin quando non entrò un cliente diverso da tutti gli altri: non era un bambino o un genitore in cerca di un regalo stupendo per il proprio figlio... Dalla porta di quel negozio entrò una giovane donna dai capelli corti e castani, come il legno degli scaffali che ospitavano i giocattoli in quella sala, la pelle bianca e candida, come la porcellana che formava le bambole per bambine, e gli occhi... L'uomo non riuscì a capire a prima vista il preciso colore di quelle iridi... La donna portava stretto al petto un libro... Un libro dalla copertina rossa.
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Dopo un . C'è sempre un inizio
RomanceOgni essere vivente ha paura. C'è chi ha paura dei fulmini, chi dei ragni, chi del fuoco, chi del buio... Lei ha paura del suo passato. Lei ha paura delle ombre che non appartengono più a nessuno. Ombre che segretamente la perseguitano, la amano...