Capitolo 19:"il ladro della mia fiducia."

55 2 0
                                    

"Ciao Chuck."
Ricevetti in risposta un grugnito da parte del vecchio che se ne stava dietro alla sua scrivania polverosa a fumare la sua pipa.
Ormai conoscevo a memoria il contenuto di ogni singolo scaffale. Feci un gesto istintivo: con le dita accarezzai i dorsi dei libri, come facevo da bambina quando mi accompagnava mio pad... Mi bloccai. Una sensazione strana mi pizzicò la testa... Dubitai sul ricordo che avevo di quel posto con mio padre. Scavai nella mente e cercai di rivedere quella bambina di tre anni che scorreva le dita sui titoli dei libri. D'un tratto in quella scena davanti ai miei occhi una figura snella ed esile mi dava le spalle e si rivolgeva alla me del passato "Hai scelto?" La voce era dolce e irriconoscibile, di sicuro non era quella di mio padre... Ma non era neanche quella di mia madre... Non era la voce di Ethalyn. O invece si? Mi vidi prendere il primo libro su cui i miei occhi caddero e glielo porsi "Questo!" La figura si piegò sulle ginocchia "Sei sicura? Non è la classica storia del principe dall'armatura lucente che corre a salvare la bellissima principessa intrappolata in un'alta torre." "Non mi piacciono le principesse!" "Ah no?" Ridacchiò la donna sentendo la risposta della bambina "No! Perché aspettano sempre di essere salvate. Da grande voglio diventare l'eroe che salva tutto il mondo!" Il volto della donna era oscurato, come se il ricordo fosse danneggiato "Piccola mia, sarai una grande eroina quando salverai te stessa dal mondo." "Ma ci riuscirò, vero mamma?" "Si tesoro, ci riuscirai."

Mi si mozzò il fiato. Il cervello mi stava giocando brutti scherzi. Doveva essere per forza Ethalyn. Chi sennò? Cercai di reprime quel ricordo aprendo un libro a caso. Basta pensare dissi a me stessa.
Prima di immergermi nella lettura, pescai nello zaino il mio paio di occhiali.
Li mettevo solo lì dentro, in quella nube che avvolgeva gli scaffali, che odorava del tabacco di Chuck. Era un segreto che solo quegli scaffali conoscevano.

Iniziai a leggere e non smisi fin quando non ebbi la sensazione di essere osservata... Alzai per un attimo lo sguardo dalle pagine e voltai la testa a destra e a sinistra, poi riportai l'attenzione sul libro.

"Sei carina con gli occhiali." Balzai per lo spavento e il libro mi sfuggì dalle mani. Sentii un ghigno alle mie spalle e mi voltai di scatto.
"Hai ancora paura di me? Non ti fidi per caso?"
"Dylan, giusto? Il fratello di..." 
"Peter, e - Avanzò di un passo verso di me -legalmente parlando, anche il tuo." Trattenni il respiro, stringendo i pugni lungo i fianchi, lui sogghignò, raccolse il libro che giaceva sulla moquette ammuffita e me lo porse sfoggiando quelle sue fossette. La mia mano lo afferrò mentre i miei occhi si paralizzarono davanti a quelle iridi verdi.
"Cosa posso fare per conquistare la tua fiducia?"
Io scossi semplicemente la testa e iniziai a dirigermi verso l'uscita quando la sua mano mi afferrò il polso. Un brivido mi percorse il braccio, come se avessi preso una scossa. Lui si portò un dito davanti alle labbra e fece cenno con la testa in direzione al bibliotecario, che russava profondamente.
"Stai al gioco." Mi sussurrò sorridendo maliziosamente e mi trascinò con sé in quel labirinto di carta e parole.
Aumentava sempre di più il passo finché non iniziò a correre tenendo  salda la sua mano nella mia. Scoppiammo a ridere e ci azzittimmo a vicenda.
Continuavamo a correre per gli stretti corridoi fin a quando lui non si bloccò di blocco ed io non inciampai su di lui. Mi strinse tra le sue braccia e un'altro brivido mi attraversò la pelle. Senza rompere il contatto visivo, Dylan allungò la mano destra su uno scaffale, prese un libro e se lo mise all'interno del suo cappotto "Che stai facendo?!" Cercai di riprendere quel libro ma lui mi azzittì e sogghignò. Mi trascinò fuori dalla biblioteca e quando fummo abbastanza lontani voltammo l'angolo e ci ritrovammo in un vicolo stretto.

Lasciò la presa sul mio polso ed io scoppiai ad urlare "Hai rubato!! Ora torni indietro e lo restituisci!" "Ehi calma, non ho scassinato mica una banca." Rise. L'adrenalina pompava velocemente nelle mie vene, come poteva starsene così tranquillo?! "Tu sei pazzo." Esclamai, lui scoppiò nuovamente a ridere "Sei la pecora nera del gregge." Continuai "No piccola... Io sono il lupo che ha puntato l'agnellino indifeso." Si morse il labbro e fissò i suoi occhi nei miei "Solo che quell'agnello è cresciuto con l'idea che i lupi sono sempre cattivi... E se invece ne esistesse uno buono?" Tirò fuori dal cappotto l'oggetto rubato. Era un libro dalla copertina rossa, privo di un titolo e di un autore. Dylan lo aprì e sfogliò le pagine pallide e mute. Alzò lo sguardo su di me e sorrise "Scrivici la storia di un pazzo che ha rubato da una biblioteca la fiducia di un agnello nero in fuga dai candidi manti."
Mi ammiccò ed uscì dal vicolo, per scomparire poi alla prima svolta.

Dopo un . C'è sempre un inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora