Capitolo 5 "La ragazza dalle parole d'acciaio"

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Mi svegliai la mattina seguente sul pavimento. Ero distrutta, ma non per la stanchezza... Ero distrutta dentro... Subito dopo la telefonata di Ethalyn, mi chiamò il signor Devis rimproverandomi che un giorno poteva anche metterci una pietra sopra, ma che due erano inaccettabili, e mi annunciò che ero licenziata. Prima che chiudesse la chiamata sentii un singhiozzo strozzato. Il signor Devis è come un nonno per me, mi ha presa con se quando mi zia è partita con un biglietto di sola andata, e mi ha messa dietro al bancone. Mi vuole bene come una figlia, e sa punirmi quando è necessario... Questa volta però mi ha punita troppo duramente.

Ma il destino c'è l'ha proprio con me? Vuole che accetti il fatto che Peter è il mio fratellastro? Vuole che lasci questa casa? Ok, ma non oggi, non adesso.

Mi cambiai, indossando una canotta bianca, un maglione blu marino largo e lungo fino alle ginocchia, dei jeans a lavaggio scuro e le mie adorate vans nere.

Arrivai in piazzetta ed entrai nell'edificio, ho avuto una ramanzina per i dieci minuti di ritardo.

Ed ecco l'ora di filosofia, ed ecco la persona che proprio quel giorno non avevo il coraggio di guardare negli occhi, ed ecco le domande che iniziarono ad assillarmi "Dovrei parlare con Peter? E se sbagliassi? E se lui non ne è ancora a conoscenza? E se invece lo sapesse da più tempo di me?" Troppi "e se" nella mia testa, volevo prendere il cancellino della lavagna e cancellarli dalla mente.
Non seguii minimamente la lezione della professoressa Harrison.

Suonò la campanella, e quando mi alzai incrociai lo sguardo con il biondino dagli occhi azzurri... Perché proprio lui doveva essere il mio fratellastro? Non ci siamo rivolti la parola per tutta la giornata, meglio così.

Al termine delle lezioni, presi la mia bici e tornai a casa. Stavo per portare la mano verso la maniglia della porta quando notai che quest'ultima era socchiusa... "Ladri" il primo pensiero che mi passò come un treno ad alta velocità nella mia mente.

Entrai cautamente, la paura mi stava provocando difficoltà a respirare, il mio cuore batteva così forte che quel silenzio piombato intorno a me mi permise di sentire il sangue scorrere tra le vene.

Guardai nella cucina illuminata a malapena dalla luce proveniente dalla porta-finestra. Niente di strano. Girai di scatto la testa verso la mia sinistra quando notai che il salotto non era affatto illuminato, immerso in un buio così spettrale. Mi inoltrai in quel nero, perché credo che sia questo il colore del buio, giusto? Perché suppongo che sia questo il colore della paura che mi stava travolgendo... Camminai alla cieca, con le braccia tese davanti, quando andai a sbattere contro il comodino accanto al divano, mi disegnai nella mente la posizione dei mobili, feci un passo in avanti, quando andai a scontrarmi contro qualcosa di possente, rilassato, che emanava un profumo di colonia, leggero, fresco, allo stesso tempo forte all'olfatto, che ti occupa completamente i polmoni, un profumo che... Riconobbi ... "Ciao sorellina"

Peter's Point of view

Ero appena tornato a casa. Quanto mi aveva divertito vedere quella ragazza gridarmi contro. I miei occhi si deliziavano alla vista della sua pelle candida come la porcellana e dei suoi occhi dal colore... Oh potrei rimanere a fissarli per ore e non capirei comunque il loro preciso colore, ma mi accorsi con grande stupore che questi si erano illuminati grazie ad una fiamma che divampava dentro di lei. Una fiamma che avevo acceso io. I suoi capelli, dal color del cioccolato, che alle punte si scioglie lasciando spazio al caramello, si sparpagliavano nell'aria mentre la sua voce tagliente cercava di ferirmi con quelle parole formate da lame d'acciaio. Sinceramente me lo sono domandato anch'io qual'è stato il motivo per cui ho voluto prenderle le chiavi. Un po' me ne pento ma almeno ho avuto l'occasione di parlarle, o meglio, ascoltarla per qualche minuto.

Dopo un . C'è sempre un inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora