Capitolo 7 "Come fa un ricordo a tormentare il presente?"

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"N-non ci sono quelli di Jessy e Michael..." Pensai ad alta voce, Peter si avvicinò a me e rispose "Non hanno scelto di farti un regalo." L'ira mi stava riscaldando le vene, sentii l'impulso di urlare "Non la voglio la festa!!" Il volto di Peter fu coperto da un velo d'incomprensione "Per quale motivo? Fai diciotto anni! È un crimine non festeggiar..." "Per quale motivo? Te li elenco tutti se proprio desideri!! Primo: so perfettamente che Jessica non inviterebbe mai solo persone di cui sono a conoscenza, secondo: non ho mai partecipato ad una festa, terzo: non desidero affatto mettermi uno di quegli stupidi vestiti striminziti per giocare a "chi è la più bella", e quarto: detesto ricordare questo giorno! Ora, se non ti dispiace, vado in camera mia e ci rimango finché non saranno passate tutte le ore che formano questa giornata!" La gola iniziò a pizzicarmi, avevo urlato troppo, diedi le spalle alla statua di pietra dal volto cupo e mi diressi verso la mia camera da letto.

Arrivata in stanza, mi buttai sul letto e portai le mani sul viso "Perché... Perché tutti sono riusciti a dimenticarti ed io no? Dimmelo... Ti prego..." Bisbigliavo a qualcuno che speravo potesse sentirmi, ma quelle parole non furono udite da nessuno... Si dispersero nell'aria in cerca di qualche orecchio dove poter appoggiarsi, o qualche labbra dove poter ricomporsi... Ma nulla...

La porta emise uno stridio trascinandosi sul pavimento, e pochi istanti dopo fu sbattuta con così tanta forza che la chiave che riposava nella serratura cadde a terra, e saltò due volte prima di cessare di muoversi e riaddormentarsi.

"Perché non vuoi ricordare questo giorno? E se non hai intenzione di rispondermi, giuro che non usciremo di qui fino a quando non mi darai una ragione" Si ritrasformò in quella statua che avevo lasciato in cucina, ma questa volta, sul viso era scolpita un'espressione di rabbia e preoccupazione. Lo sguardo era fisso su di me e non vi era muscolo che si permetteva a muoversi, persino il suo cuore, perché in quel silenzio inquietante gli unici battiti che riuscivo a sentire erano quelli del mio. Mi alzai, mi ritrovai a pochi centimetri dal ragazzo di pietra e dissi "Non sono obbligata a dirtelo", allungai la mano verso la maniglia della porta, quando due braccia possenti mi presero per i fianchi e mi portarono contro il muro, il corpo del biondo si rimise in funzione, riuscii persino ad udire il suo sangue scorrere per le vene.

Il muro e Il ragazzo di pietra non mi permettevano di muovermi, il respiro del ragazzo diventava sempre più profondo, lo potevo sentire sul mio viso, pochi millimetri ci distanziavano... Le sue iridi azzurre mi fissavano così intensamente che sembrava che potessi affacciarmi sull'oblio... La paura percorreva la mia pelle... Peter si decise a parlare "E chi ti dice che non lo sei? Credi che non mi accorgo dei tuoi occhi dipinti con un pennello di tristezza? Credi che non mi importa vedere disegnarsi un sorriso su quelle tue labbra? Credi che non desidero sentirti ridere? Tu non hai idea di quanto sono felice che questo giorno, simile a tutti gli altri, è Il giorno in cui il tuo esistere ha dato un motivo al mio... Perché è vero... Tu ed io non siamo importanti per far andare questo mondo avanti, ma se non ci fossimo... Sarebbe l'universo a bloccarsi..."

In quel momento fui io a bloccarmi, come un giocattolo a pile scaricate... Dovevo dare un nome a questo giorno che per me è così tanto insopportabile... "Oggi non è solo il mio compleanno Peter... È stato proprio questo oggi a farmi separare da mio padre..." Lacrime di nostalgia mi marcarono le guance, mentre negli occhi del ragazzo si accese un piccolo lume "Grazie per avermelo detto Wend" Mi riprese per i fianchi e ruppe la distanza che ci separava, il suo abbraccio mi trasmise felicità, e fu proprio in quel momento che compresi: non gli interessava il vero motivo... Voleva solo che io mi fidassi di lui...

"Questo ricordo ti tormenta così tanto da farti dimenticare il presente?" Quella domanda mi trafisse come la freccia scagliata sul tallone di Achille... Peter voleva una risposta che aspettavo anch'io... Passò qualche minuto e poi, ancora legati come due anelli di una catena, mi domandò "Sei sicura di non voler andare alla festa?" Negai... In fondo ci volevo andare... "Ma non ho un vestito adatto" Ed ecco che Peter fece spuntare un sorriso sulle sue labbra "Il regalo di papà è arrivato tardi, è di sotto all'ingresso".

Dopo un . C'è sempre un inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora