"Colui che porta troppe cicatrici"

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"Emh... È aperto?" La voce candida di quella donna si fece spazio tra i giocattoli fino ad arrivare all'orecchio dell'uomo "Certamente. È qui per cercare qualcosa in particolare?" Disse alla voce femminile, portandosi la mano tra i capelli rossi, i suoi occhi verdi erano fissi sulla figura a pochi metri da lui, che non rispose alla sua domanda, ma che si limitò a girovagare tra gli scaffali, con uno sguardo incantato. Il suo cappotto di un blu opaco e scuro era bagnato da piccoli fiocchi di neve sciolti a causa del calore che copriva come un mantello quella stanza. Le guance della donna erano rosee e il naso arrossato, le labbra però erano nascoste da una sciarpa nera di lana che le avvolgeva il collo.

L'uomo ritrovò una briciola di coraggio sul pavimento di legno e si avvicinò a colei che aveva una voce familiare "Serve aiuto?" Egli attirò l'attenzione di quelle iridi dal colore indecifrabile che si appoggiarono sulle labbra di lui. All'angolo sinistro del labbro inferiore vi era una piccola cicatrice "Come si è ferito?" Domandò lei, e il giovane Carl, con voce sorpresa rispose "A volte le cicatrici si formano per le scelte che fai nella vita... Questa - disse portandosi il pollice destro sul labbro - È la conseguenza delle mie scelte" La donna però non distolse per un secondo lo sguardo, non batté ciglia, e con voce tremante disse "Aspetti... Lei è... Carl Parker?"

Adesso quella voce familiare fu riconosciuta dall'osservatore... Vece un passo avanti, diminuendo lo spazio tra loro.

"Wend Jones?"

La donna si portò una mano alla bocca per non permettere ai singhiozzi di rompere quel silenzio che circondava il negozio, però un istante dopo, tolse la presa dal libro dalla copertina rossa che teneva stretto al petto e si buttò sulla figura alta dell'uomo, e le loro lacrime si unirono.

...

"Che ci fai qui? Pensavo fossi rimasta nella tua piccola città" Domandò Carl, i suoi occhi erano colmi di gioia, le sue mani erano serrate intorno a una tazza di quella strepitosa cioccolata calda che lo spingeva sempre in quel piccolo bar che il mondo aveva dimenticato... Forse però la donna che sedeva davanti all'uomo dai capelli rossi non lo aveva fatto...
"Sono qui perché ho troppe ferite aperte... E voglio che si rimarginano... Per l'ennesima volta ho lasciato tutto alle spalle, e adesso sto cercando un nuovo lavoro, un nuovo appartamento... Una nuova me" Il suo sguardo era puntato sulla sua cioccolata. Carl si domandò se anche lei poteva intravedere immagini di una ragazza e di un ragazzo sorridenti passare come cortometraggi su quel liquido scuro, come accadeva a lui ogni volta...

"Ti sei tagliata i capelli." Disse Carl osservando quei capelli che un tempo ricadevano sulle spalle di una diciottenne, non molto diversa dalla donna seduta davanti a lui in quel momento, le mancava solo quel titolo: diciottenne.
"Erano troppo legati al passato, lo so, è stupida come affermazione, ma per uno strano motivo che non ignoro, l'aspetto è sempre legato al cambiamento" Un sorriso si accennò sulle sue labbra macchiate di cioccolato.
"Già, penso anch'io che l'aspetto è legato in qualche modo al "cambiamento", come lo chiami tu." Il sorriso dell'uomo nascose quella piccola cicatrice.
"Perché, tu come lo chiami tutto questo?" Chiese Wend agitandosi la mano davanti al viso.
"Ribellione da te stessa" Rispose Carl portandosi la tazza ancora calda vicino alla bocca.
"Ah."
"Per questo mi feci il piercing sul labbro Wend, credevo che volessi cambiare, e invece era solo per far innervosire mio padre... Ed ecco la mia cicatrice."
"L'hai tolto perché tuo padre non lo accettava?"
"No Wend, l'ho tolto perché bisogna crescere prima o poi, e dovevo smetterla di rovinare il mio rapporto con lui... Anche se..." Non finì la frase, si limitò a fissare la strada fuori dalla finestra.
"Anche se... Continui ad evitarlo... Sbaglio?"
"...No, non sbagli... Si è fatto tardi, tu dove abiti?" Chiese Carl alzandosi dalla sedia.
"Nell'appartamento di Jessica Jenkins, Michael Williams e il loro piccolo Jonah" Carl si girò di scatto verso il volto di Wend "Jessica e Michael si sono sposati?" "Già, il matrimonio è stato l'estate scorsa" Disse la donna alzandosi a sua volta con quel libro nella mano sinistra "Ah, ehm... Dagli gli auguri da parte mia..." "Potresti farlo tu visto che mi stai portando a casa loro" "No, è meglio di no." "Per quale motivo?" "Perché no, Wend" "Devi solamente salutarli, dargli un bacio sulla guancia, vedere per la prima volta Jonah, e andartene, non è difficile" Carl alzò gli occhi al cielo "Sarai pure cresciuta, ti sarai pure tagliata i capelli e truccata un po' di più, ma rimani sempre insistente e impertinente" Il sorriso di Wend ricomparse ancora una volta sul suo volto, e le mani bianche strinsero con più forza il libro al petto.

...

"Perché giri con quel libro?" Domandò Carl per rompere quel silenzio imbarazzante che aveva riempito il grande spazio del suo fuoristrada "Sono solo tante pagine bianche in attesa di essere sporcate d'inchiostro" Rispose Wend mentre fissava fuori dal finestrino "Che guardi?" La donna si portò una mano tra i capelli e disse "E tu sarai cresciuto, vestito un po' meglio è tolto il piercing, ma rimarrai sempre curioso e ficcanaso!" In quel momento una risata si liberò dalla gola di Carl, spaccando, come vetro sul pavimento, l'imbarazzo di quel momento, "Comunque... Ammiravo un quadro..." L'uomo piegò un po' la schiena verso il volante e rivolse la testa verso il finestrino accanto al posto del passeggero "Quale quadro?" Il suo sguardo era perplesso, ma riportò la sua attenzione davanti a sé "Un quadro che noi non siamo capaci di vedere, perché siamo troppo intenti a vivere la nostra vita, senza mai fermarci ad osservare quello che ci circonda, ovvero la vita di Tutto, perché alla fine siamo solo dei ciechi in mezzo alla luce" E dopo quella frase, il silenzio ricompose i suoi cocci e continuò a tormentare lo spazio di quella macchina.

Arrivarono davanti a un palazzo di vetro, dove all'ingresso vi era un signore alto, il viso dalla pelle scura, una lieve barba e i capelli bianchi, vestito in giacca e cravatta, e con un sorriso accogliente salutò Wend "Buonasera signorina Jones" "Buonasera Fred" Rispose ricambiando il caloroso sorriso "Buonasera anche a lei signore" Disse Fred portando due dita della mano destra coperta da un guanto bianco vicino alla fronte e piegò la testa leggermente in avanti in gesto di saluto "Salve" Rispose rudemente Carl, ma l'uomo in divisa non perse la gioia nei suoi occhi scuri.

"Sicuro di non voler salire?" Chiese Wend appena arrivarono davanti all'ascensore "Sicurissimo. È stato bello rivederti, Wend" "Anche per me Carl, cerca di risolvere la faccenda con tuo padre" Disse la donna con il cappotto blu e il serpente di lana al collo un istante prima che le ante dell'ascensore si chiudessero "Ci proverò Wend..." Detto questo tornò all'ingresso e Fred lo salutò nuovamente "Arrivederci signore"
"Nono, mi chiami Carl" Il giovane mostrò un po' di bontà in quel sorriso sul suo volto.
"Arrivederci...Carl" Disse l'uomo dai capelli bianchi, accontentando colui che portava troppe cicatrici profonde.

Dopo un . C'è sempre un inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora