23. Il settimo uomo

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Jungkook si è svegliato due giorni dopo la mia dichiarazione d'amore.

-Mamma voglio andarci. Non puoi vietarmi di farlo- dico sfinito, cercando di convincere la donna davanti a me.
-Jungkook sei ancora molto debole, i dottori hanno detto che devi riposare- mi accascio sui cuscini e sul materasso asettico dell'ospedale, cercando di ribattere le sue parole. Inutile, quando mia madre tira fuori il suo lato da infermiera professionista c'è proprio poco da fare.
Quando mi sono svegliato, la prima cosa che ho visto è stato il volto addormentato di Yoongi, seduto sulla scomoda poltrona accanto a me.
La consapevolezza di trovarmi su un letto d'ospedale ha fatto riaffiorare gli eventi dolorosi di qualche giorno fa, quando, distrutto e martoriato dalla lettera di Jimin, decisi di lasciar perdere, di cedere, perchè non avevo motivo di respirare ancora. Vedere al mio risveglio il volto tranquillo e assopito di Yoongs, con una mano a sostenergli la testa scura, non mi ha mai fatto sentire così in colpa.
Mio fratello era una ragione valida per non farlo.
I miei genitori, che ora sono qui di fronte a me.
Taehyung era la ragione.

-Devi raccontarci cosa è successo Jungkook- conferma mio padre, con lo sguardo serio e preoccupato puntato su di me. So che loro sono all'oscuro di tutto, che nessuno ha fatto parola di ció che è accaduto, nessuno ne ha avuto il coraggio. Chissà se per codardia o perchè volevano che la scelta aspettasse a me.
-Vi racconteró tutto promesso. Ma non ora, c'è prima una cosa che devo fare e lo sapete- spero davvero di riuscire a convicerli. Non sono ancora in forze, ma sono sveglio e vivo e oggi è una giornata importante.
Non so come io abbia fatto a svegliarmi proprio oggi, se il mio subconscio ha avuto un ruolo fondamentale in tutta questa storia ne sono eternamente grato.
-Non voglio che ci vai da solo Jungkook- chiarisce mia madre. Forse la sto convincendo, ed è arrivato il momento di giocare la mia carta.
-Ma io non sono solo mamma. Ho tutti loro- dichiaro con una sorta di felice malinconia, e porto lo sguardo fuori dalla finestrella che dá sul corridoio, incontrando le figure riunite del mio bellissimo ragazzo, Namjoon e Hoseok, mio fratello e addirittura Jin, che parlano fra loro.
Nonostante la lettera di Jimin, nonostante il dolore, nonostante il mio patetico tentativo di suicidio, nonostante tutto, non mi sono mai sentito cosí in pace nell'ultimo anno. Una pace profondamente triste e tedia, ma che fa riposare il mio cuore stanco.

Perchè Jeon Jungkook non è piú solo, ed è arrivato il momento di tornare a vivere davvero.

Ma prima c'è una cosa che devo fare, che segnerà la fine di questa vita e l'inizio di una nuova.

Mi balza il cuore in gola quando vedo Taehyung entrare nella stanza. Ho espressamente chiesto ai miei genitori di lasciarci soli un attimo, chè non ho ancora avuto l'occasione di parlargli per davvero, o toccarlo o baciarlo. Si avvicina lentamente, con un sorriso triste stampato sulle labbra, come se fosse timoroso di vedermi o parlarmi, come se non riuscisse a credere che sono davvero qui.
-Tae- dico con voce piccola, quando lo vedo cedere sotto il suo stesso peso e afflosciarsi sul pavimento, puntando le ginocchia per terra e aggrappandosi disperato alle mie mani.
-Jungkook- non fa che ripetere il mio nome, sussurrando debole con la voce soffocata dal materasso, le spalle gli tremano per colpa delle lacrime e dei singulti trattenuti.
-Pazzo. Perchè lo hai fatto? Perchè?- mormora piangendo frustrato, e i suoi occhi colmi di lacrime mi lacerano il cuore.
-Pensavo di averti perso per sempre. Pensavo fosse troppo tardi, troppo tardi. Non sarei mai riuscito a dirtelo, mai- aggiunge imperterrito con la voce incrinata dal pianto.
-Dirmi cosa Taehyung?- chiedo disperato, ormai le lacrime hanno cominciato a scendere anche sul mio viso, copiose e inarrestabili.
-Che ti amo brutto idiota- dice guardandmi fisso negli occhi. Il respiro mi muore in gola e il mio corpo sussulta inevitabilmente alle sue parole. Rimango in silenzio per qualche secondo, incapace di reagire, troppo scioccato per rispondere.
Ma la risposta non è mai stata cosí facile, cosí immediata e vera, e non ho piú paura.
Non ho più paura.
-Ti amo anche io- è questione di un attimo; Tae si alza il necessario per infilare una mano calda dietro alla mia nuca, protendersi in avanti e far scontrare le nostre labbra.
Affogo in questo bacio, perchè ho davvero bisogno di lui, di sentire la sua bocca sulla mia, di crogiolarmi nel calore delle sue mani che mi toccano come se fossi di porcellana, attento ad ogni gesto.
Ci stacchiamo solo i secondi necessari per sussurrarci quanto ci amiamo, e i minuti seguire sono solo pieni di ti amo e ti amo da impazzire, e lo schiocco delle nostre labbra bagnate e dei nostri sospiri.

𝘈 𝘜𝘯 𝘙𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘰 𝘋𝘢 𝘛𝘦 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora