15. Quattro bicchieri

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Marzo 1942. Territorio occupato, Nord della Francia. Dintorni di Lachelle.


Petra scese agilmente dal carretto avvicinandosi alla casa: la porta era spalancata, e nel vicino pollaio, gli animali starnazzavano irrequieti. Dei ladri? Forse banditi o vagabondi. Di quei tempi ci si poteva aspettare di tutto. Auruo la raggiunse:
«Non entrare» le disse, ma la ragazza scosse il capo. Non intendeva lasciarlo solo ad affrontare dei malintenzionati. Qualcuno aveva violato la loro dimora e non l'avrebbe passata liscia.

Recuperò un bastone di legno, passandone un secondo al marito, prima scivolare oltre la soglia.

All'interno, il caos regnava sovrano: le ante delle credenze erano aperte o divelte, mentre tazze e piatti erano frantumati a terra; le sedie ribaltate e persino il tavolo giaceva riverso. I cuscini del basso sofà erano stati buttati in un angolo ed ogni armadio aperto ed attentamente ispezionato. Nella confusione generale, cinque uomini in divisa nera stavano frugando tra le cassapanche ed i ripostigli.

«Che state facendo?» scattò la donna, spingendone uno di lato. Raccolse le vecchie foto di famiglia, stringendole al petto «Questa è casa mia! Chi siete e... che diavolo volete?» strillò, mentre un giovane sergente dall'aria arcigna si parava davanti a lei.

Raddrizzò la schiena e le spalle, in un cipiglio fiero: se pensavano di intimidirla, sbagliavano. Non si sarebbe piegata! Quei tedeschi – perché le uniformi tradivano la loro nazionalità –non avrebbero portato via nulla: capitava spesso che i soldati saccheggiassero abitazioni private, in cerca di denaro, gioielli o semplicemente cibo. Lì, tuttavia, non avrebbero trovato niente, se non bastonate gratuite.

«Andatevene!» sollevò un dito, accennando all'uscio ancora spalancato.

«Herr Konrad, fragte die Frau. Wir brauchen Informationen» un uomo dall'aria crucciata si fece avanti: gli occhi porcini la stavano osservando attentamente, sforzandosi forse di scrutarle in fondo all'animo. Cosa voleva quel maiale? Sulla giacca di panno scuro portava appuntate delle mostrine da capitano.

«Non parliamo tedesco, qui... e adesso, fuori di qua!» ripeté.

«Perdonate Fraulein» quello chiamato Konrad le si era avvicinato, mimando un falso inchino di cortesia, sfoggiando un francese fluido e privo di esitazioni «Non vi disturberemmo se non fosse importante. Tradurrò per voi le parole di Herr Kapitan: egli desidera ricevere informazioni»

Informazioni? Cosa mai potevano desiderare da due semplici contadini? In un attimo, le tornò in mente la Kommandeurwagen: l'avevano lasciata dove era, addossata all'albero che l'aveva distrutta. Erwin, d'altronde, aveva ventilato quell'ipotesi: sapeva che se i tedeschi l'avessero trovata, li avrebbero interrogati; non si aspettava però facessero tanto presto! Il Maggiore li aveva scongiurati di negare, di fingere indifferenza. Deglutì, sforzandosi di mostrare un'espressione affabile e sicura:

«Naturalmente. Come possiamo esservi d'aiuto?» gettò una rapida occhiata allo sposo che, nel mentre, stava cercando di risollevare almeno le sedie ed il tavolo.

«Come avrete notato, poco lontano da qui c'è una macchina incidentata, che ci interessa particolarmente. Dobbiamo sapere se avete ospitato i fuggiaschi che vi erano a bordo. Sono persone pericolose, dobbiamo fermarle prima che raggiungano la capitale.»

Scosse il capo con disinvoltura. Non avrebbe saputo nulla da lei: avrebbe tenuto la bocca cucita ed i guai alla larga.
«Abbiamo controllato la macchina, signore. L'abbiamo rinvenuta ieri mattina, ma era completamente vuota. C'erano tracce di sangue, però... abbiamo supposto che l'autista fosse ferito. L'abbiamo cercato nei dintorni, ma non siamo riusciti a trovarlo»

« Lügnerin» di nuovo la voce del capitano, soppiantata poco dopo da quella di Konrad:
«Il mio superiore crede che vi stiate ingannando, signora. Siete certa che non vi fosse nessuno?»

«Assolutamente!» che diamine significava quella parola? Lo intese come un "si sbaglia" oppure un "approfondisci" «Riferite al vostro capitano che sono sicura! Ho controllato personalmente le campagne vicine, mentre mio marito frugava i boschi: non c'era nessuno»

«Perché avete lasciato lì l'auto, allora? Avreste dovuto avvisare la polizia e farla rimuovere. Non appaiono segnalazioni in merito»

Avrebbero dovuto denunciare il ritrovamento della Volkswagen, ma chi mai avrebbe immaginato che i tedeschi si sarebbero mossi tanto presto? Credeva di poter fare con calma, di potersi concedere qualche giorno per riordinare le idee e per scegliere il miglior piano d'azione, ma l'avevano battuta sul tempo.
«Mio marito è un appassionato» sussurrò, improvvisando una spiegazione «Quando ha visto la vostra macchina, se ne è interessato. Pensava di smontarla e rivendere i ricambi»
Contrabbandare oggetti bellici era un reato certamente minore dell'ospitare due ricercati. Non l'avrebbero passata liscia, ma se la sua storia avesse convinto i nazisti, se la sarebbero cavata con un avvertimento ed una multa salata. Sempre meglio della fucilazione.

«Siete consapevole, Fraulein, che rivendere un'auto di proprietà sul mercato nero è un reato?»

«Sì» per la prima volta, Petra abbassò il viso, contrita. Si mostrò incerta per appagare l'orgoglio nemico: quegli sciocchi desideravano vederla tremare e invocare il perdono? Non avrebbe mai concesso una soddisfazione simile... e poi era tutto parte della recita: un modo per accontentare i nazisti, perché credessero d'averla in pungo; in realtà, avrebbe diretto lei i giochi. Alzò piano lo sguardo, modulando uno tono di scuse «Però comprenderete, spero... di questi tempi, ognuno si arrangia come può»

« Lügnerin»

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