Marzo 1942. Territorio occupato, Nord della Francia. Dintorni di Le Blanc.
Nanaba scoccò uno sguardo al cielo, dove fitte nubi preannunciavano pioggia. Un vento freddo frustava la valle, costringendo la donna a nascondere il naso dietro una sciarpa di lana grezza. Strinse il cappotto color oliva, allacciandolo in vita, e tornò ad accucciarsi tra i cespugli.Le sentinelle al ponte avevano riferito d'aver scorto i camion tedeschi; erano soltanto cinque, proprio come annunciato dall'informatore il giorno precedente. Li avevano visti frenare bruscamente, squadrare la voragine con diffidenza e tornare indietro, piegando verso la via che conduceva nella gola. Quegli sciocchi avevano deciso di tentare comunque il passaggio, malgrado la strettoia ed il terreno sconnesso.
Si acquattò dietro un arbusto, osservando la strada sottostante attraverso i rami spinosi. Una quindicina di metri più in basso, la viuzza sterrata si snodava lungo le pareti della gola; per raggiungerla, le sarebbe bastato affrontare la ripida discesa a ginocchia flesse o strisciando tra i sassi e le sporgenze. Viceversa, salire sul crinale era più semplice: da entrambi i lati, i pendii divenivano più morbidi ed erbosi, offrendo migliori appigli; certo, niente che un veicolo potesse scalare, ma i piedi allenati dei soldati avrebbero potuto facilmente guadagnare la sommità delle colline. Non poteva permetterlo: se i nemici li avessero raggiunti, li avrebbero costretti ad uno scontro in campo aperto, vanificando il loro vantaggio.
Poggiò l'indice sul grilletto del fucile, trattenendo il respiro al notare cinque sagome profilarsi all'orizzonte. Erano semplici camion militari, coperti da teloni verdastri e dalla carrozzeria infangata. Le buche sforzavano continuamente gli ammortizzatori, che producevano un fastidioso cigolio.
«Arrivano» sussurrò, scoccando una occhiata alla propria sinistra; Gabriel, Pascal e Pierre le regalarono un cenno d'assenso: erano pronti. Li scorse afferrare le micce e collegarle agli inneschi: le dita si muovevano sicure, senza alcun tentennamento. Lesse risolutezza sui volti; il loro compito era semplice, ma fondamentale: dovevano soltanto abbassare una leva e le mine sarebbero brillate immediatamente.
«Aspettate quando saranno a portata di tiro. Attendete il segnale del maggiore» un altro sguardo, questa volta oltre le spalle. Erwin si era appostato dietro un robusto masso. La capigliatura bionda sporgeva leggermente da un angolo, dando al sasso un aspetto buffo: pareva quasi che del grano avesse messo radici sulla roccia. Da quella posizione, tuttavia, non le era possibile scorgere il viso del tedesco: che cosa provava? Ansia? Delusione per quella Germania che si apprestava a tradire ancora una volta? Rimpianto per quei soldati che, di lì a poco, sarebbero saltati in aria, ennesime vittime di un'anima troppo nera per poter essere redenta? Scosse il capo, cercando di concentrarsi. I camion avanzavano velocemente, sobbalzando lungo lo sterrato.
«Tutto bene?» una voce la costrinse a voltarsi verso destra. Mike le aveva posato una mano sulla spalla, stringendo appena per confortarla.
«Sì» rispose soltanto, tornando a studiare la formazione «Dov'è l'Inglese?»
«Laggiù» suo marito le indicò un basso cespuglio, dietro cui si intravedeva una sagoma rannicchiata «Erwin avrebbe preferito che rimanesse alla cascina, ma... ha voluto raggiungerci a tutti i costi. Lo abbiamo confinato nelle retrovie»
«Perché?»
«È un pilota. Dubito che sappia come si combatte sulla terra ferma»
«È comunque un altro paio di braccia volenterose. Digli di avanzare quando attaccheremo»
Un cenno d'assenso e nuovamente silenzio, rotto solo dal motore dei mezzi in avvicinamento. Il primo camion entrò nella gola, con uno scricchiolio assordante.
«Dovrebbero ricontrollare gli assi delle ruote» colse il bisbigliare sarcastico del compagno. Mosse una mano, intimandogli di tacere, mentre gli occhi chiari rimanevano incollati al percorso. Scrutò attentamente il retro della vettura: oltre il bordo del telo scuro si intravedevano le ginocchia e gli stivali dei soldati. Fu così anche per il secondo, mentre sul terzo notò chiaramente le casse delle munizioni. Schioccò due volte la lingua sul palato, richiamando l'attenzione del maggiore; mimò un tre con la mancina. Gli ultimi due mezzi ospitavano ancora truppe. Scosse il capo, incerta: erano in numero nettamente inferiore, rispetto ai nazisti. La loro unica possibilità era farli saltare e sperare che questo bastasse ad annientarli.
Fremette quando scorse il primo camion arrivare al limite della gola. Ancora qualche metro e l'avrebbe superata del tutto. Che diamine stavano aspettando?! Guardò freneticamente attorno a sé, cogliendo gli artificieri pronti, accanto a Smith: l'uomo teneva il pugno alzato e le iridi incollate alla testa del convoglio.
«Che sta facen...?»
Un boato squarciò l'aria del mattino, mentre il fuoco si sollevava dal terreno, incendiando rapidamente i telai, le ruote, le divise dei soldati. Una seconda esplosione e poi una ancora. Il fragore si propagò lungo tutta la vallata, rimbombando tra i pendii erbosi. Il terzo camion saltò in aria, bruciando rapidamente. Schegge metalliche volarono in ogni direzione, ferendo e mutilando. Al frastuono delle esplosioni seguirono le urla, lo sgomento ed il dolore: scorse un ufficiale gettarsi oltre le fiamme, trascinando un compagno senza una gamba. Il sangue scorreva lungo il terreno, arrivando a bagnare gli stivali di improvvisate torce, contorte dal dolore e dall'affanno. Altri due scoppi segnarono la fine degli ultimi camion e la scena si ripeté davanti ai suoi occhi: la benzina schizzò alta quando una lamiera frantumò il serbatoio; il carburante si incendiò, attaccandosi agli abiti dei tedeschi vicini. Il panico corse nella gola, accompagnato dalla morte inesorabile. Quegli uomini stavano ardendo come fiaccole o giacevano dissanguati; i pochi superstiti cercavano di soccorrere i feriti, tamponando le fiamme con i teli dei camion. Altri tentavano inutilmente di arrestare le emorragie. I volti di tutti erano bagnati dal terrore, dallo sgomento, mentre una sola domanda correva sulla bocca di tutti: perché? Chi aveva scelto per loro quella fine orribile? L'odore di carne bruciata si propagò nell'aria, accompagnandosi a quello della gomma fusa, della benzina ed al calore scoppiettante del fuoco.
Rannicchiato dietro uno pneumatico, un cadetto pregava silenziosamente, le mani tremanti giunte al petto.
«Mutti! Mutti!»
Non conosceva il tedesco, ma Mike si era sforzato di insegnarle qualche parola.
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Operazione Chariot
FanficFrancia, Marzo 1942 - Un piccolo caccia della Royal Air Force viene abbattuto nella campagna francese, lungo il Fronte Occidentale. Per i due piloti non c'è alcuna speranza: catturati da una brigata tedesca, torturati per informazioni su una importa...