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Per l'ultima volta quella mattina la campanella suonò. Presi frettolosamente l'astuccio ed i libri, infilandoli a caso nello zaino. Le mani tremavano, mi girava la testa.
È solo stanchezza.
Mi infilai la mia vecchia giacca nera , mentre tenevo le chiavi di casa tra i denti. Il sapore del ferro era ancora sulla punta della lingua.
Agata?
Agata!
Agata!
Voltai lo sguardo alle mie spalle, vidi Michele guardarmi preoccupato. - Vuoi che ti accompagni? - Chiese cauto, affianco a me. Mirea era già uscita, notai, carica di adrenalina per rubare qualche altro scatto alla natura. - No tranquillo.- Dissi sorridente, riacquistando un attimo di lucidità. Uscii dalla classe salutandolo, mentre mi asciugavo le mani sudate sui jeans.

Mi ritrovai sola in mezzo alla strada. Mio padre e mia madre erano al lavoro, così ogni giorno mi toccava tornare a casa in bici. Misi il foulard davanti alla bocca e salii in bici mettendo lo zaino nel cestino. Due giri di ruota e già sfrecciavo sulla solita stradina di campagna.

Il vento mi sferzava sul viso provocandomi brividi di freddo. Accelerai di velocità, con un senso di oppressione addosso. Avevo un sentore che mi stringeva alla bocca dello stomaco. Per tornare a casa dovevo percorrere lo stesso tragitto che avevo percorso con mio padre quella mattina: foresta, ponte e di nuovo stradine di campagna, per poi prendere una laterale arrivando a casa. Mi prese un tremito quando pensai alla foresta.
Piccola ed innocua.
Poi due piccoli occhi neri e vispi mi apparvero in mente.
Era piccola.
Era innocua.
Il solo pensiero di quella foresta, me la faceva immaginare come un'immenso Ring, dove io ero la perdente tra le fauci di quel mammifero. Il rumore di foglie schiacciate sotto la ruota della bici mi fece svegliare dal mio stato di trans. Alzai lo sguardo per poi scontrarmi con la fitta boscaglia dinanzi a me.
Eccola.

Le foglie secche d'autunno volteggiavano leggere, sollevate dalle carezze del vento, in una silenziosa danza. Lo sguardo freddo di quei luoghi remoti mi schiacciava sul sellino della bici. Trattenni il respiro, pronta ad aspettarmi il peggio, con il presentimento che da quella foresta non ne sarei uscita.

 Trattenni il respiro, pronta ad aspettarmi il peggio, con il presentimento che da quella foresta non ne sarei uscita

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