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Uscii dalla camera imbarazzata. Indossavo un morbido vestito di tulle rosa, che cadeva morbido sulle mie forme. La porta cigolò quando la chiusi alle mie spalle, Øystein non mi avrebbe accompagnata quella sera, ancora desideroso di vivere il suo letargo. Voltai lo sguardo alla mia destra, per poi rincontrare gli occhi neri del ragazzo che mi aveva accompagnata in quel luogo incantato immerso negli anni trenta. Accanto a noi, appoggiata su di un piccolo tavolino in legno, vi era una bajour in stile liberty a forma di tulipano, che illuminava il freddo corridoio. Dan, così lo aveva chiamato Madame Viviane, fece un passo verso di me. Il pavimento in legno di acero scricchiolò sotto il suo peso. Si sistemò la cravatta color lavanda e con aria impacciata mi porse il braccio.

Scendemmo le scale, finemente rivestite con una moquette rossa. Voltammo a sinistra fino ad arrivare davanti ad una lunga tavola imbandita. I bicchieri di cristallo illuminavano l'ambiente appena la luce del lampadario li sfiorava. In soggezione nel vedere tale sfarzo, osservai Madame Maude, che mi sorrideva affettuosa dal suo posto a capotavola. Era una delle poche persone, in quella stanza, di cui potevo avere un riferimento. Ero dispiaciuta per quello che le avevo detto molte Lune addietro e vederla sorridermi mi sollevò il morale. Ricambiai il suo sorriso grata, mentre Dan mi faceva accomodare su di una sedia vuota. Storsi il naso quando vidi accanto alle posate una Nikon D800. Mirea mi guardava entusiasta, ma io non mi fidavo di lei. - Signori, bon appétit! - Disse Madame Viviane, in un elegante accento francese. Tutto era effettivamente elegante in quella dimora. Dalle piccole posate e ninnoli, fino alla struttura stessa della casa. Ogni cosa era finemente lavorata in stile liberty, mentre il legno scricchiolava nei più bui e nascosti angoli della dimora.

Dubbiosa nel vedere tante posate, osservai Dan, che si era accomodato dinanzi a me. La prima portata era un antipasto di pesce. Vidi Dan in dubbio per la prima e la seconda forchetta alla sua sinistra. Optai per la seconda, ma appena la inforcai Madame Viviane mi osservò disgustata ed immediatamente presi la prima. Sudavo freddo tra una portata e l'altra, mentre osservavo Dan davanti a me sempre più dubbioso.
A cosa serve la forchetta a destra?
Mi chiesi osservandola, tenendola tra il dito medio ed il pollice. La riposi con cura ed aspettai la portata successiva, trovandovi una deliziosa torta al cioccolato posata su un tappeto di mirtilli caldi. Rammentando vagamente che le posate davanti al piatto fossero per il dessert, presi il cucchiaino osservando con la coda dell'occhio la padrona di casa interessata. Il suo sguardo soddisfatto mi rilassò, gustandomi appieno la pietanza appena servita.

Terminato il sontuoso pasto, tolsi il fazzoletto che mi avevano imposto di posizionare sulle gambe e mi preparai per alzarmi, ma notai con somma sorpresa che tutti, in quella stanza, stavano disegnando sui piatti con le posate. Li guardai stupita, mentre vedevo Madame Viviane infilzare con il coltello ( non rammentavo quale tra i tanti ) in una delle forchette. La copiai, seguendo suoi movimenti e quando mi notò mi osservò dubbiosa. La guardai a mia volta, non capendo le sue intenzioni. Michele, alla mia sinistra, si chinò affianco a me. - Hai appena detto che non hai gradito il pasto. - Disse sorridente vedendo la mia espressione stupita. - Ma le portate erano buonissime! - Esclamai a voce troppo alta, subendo un occhiataccia dalla Madame. - Allora ti suggerisco di seguire Mirea. -Sussurrò ricomponendosi, mentre vedevo la mia compagna di scuola posizionare sul piatto le posate orizzontalmente, verso destra.

Terminata la cena seguì un silenzio di tomba, dove Madame Maude e Viviane mi osservavano attente.

Terminata la cena seguì un silenzio di tomba, dove Madame Maude e Viviane mi osservavano attente

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