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Stavo correndo. Il fiato corto. Era estate, il sole filtrava tra i rami e le verdi foglie degli alberi. Correvo come mai avevo fatto prima. Ero sola. Schiacciavo sotto i miei piedi le foglie cadute a causa del vento. Il cuore sembrava pronto a librarsi per fuggire dal mio petto. Le gambe venivano graffiate dalle radici, mentre i piedi nudi dolevano sotto il terriccio umido ed i sassi sporgenti. Aveva piovuto da poco. Affannavo nella selva. Piccoli insetti scappano dalla mia corsa stanca. Gli occhi lucidi, le lacrime pronte a fuggire, imprigionate tra le ciglia lunghe.

Scorsi improvvisamente una figura tra l'erba alta. Ero vicina ad un lago dalle acque scure e profonde. Gli alberi si inchinavano ad esso, sfiorando la sua superficie ed incrinandola con piccole onde sospinte dal vento. Era una donna bellissima, i capelli bianchi e lunghi le sfioravano i fianchi, gli occhi stretti a due fessure. Accarezzava cauta la testa di un Allocco degli Urali. Un bellissimo rapace dal becco giallastro, che spuntava tra le sue folte piume grigie. I suoi occhi ampi e scuri, mi fissavano irrequieti. Mi soffermai, stanca dalla corsa. Notandomi, la donna si avvicinò a me, mentre il suo lungo vestito verde le fasciava le gambe, trasportando con se alcune foglie cadute. I miei occhi nei suoi. Solo il silenzio riempiva la nostra distanza. Il suo volto pallido, gli occhi dell'Allocco ancora su di me.

Feci un passo verso di lei, curiosa. Notai solo in quel momento che il vestito copriva a tratti scure linee sulla sua pelle perlacea. Un altro passo e capii che erano le sue vene. Lunghe strisce su tutto il corpo, i suoi occhi grigi osservavano ogni mio minimo gesto. Il suo corpo era fasciato tra fili scuri e neri che la intrecciavano in un intrico di buie vene. Ci guardammo, non una parola, non un sussurro.

Poi lei mi sorrise.

Sembrava serena, sembrava un sorriso vero. E poi lei svanii.

***

Mi svegliai con la fronte sudata. Fuori la neve continuava a cadere lieve sui rami pesanti. Sospirai.
Un sogno. Era solo un sogno.
Non sapevo il motivo, ma avevo paura di quella donna. Sentivo che era un pericolo per me ed Øystein. Accarezzai la sua calda pelliccia, con la consapevolezza che nessuno ci avrebbe separati. Socchiuse piano un'occhio, leccando giocoso la mia mano sinistra. Gli sorrisi. Improvvisamente aprii entrambe gli occhi ed alzandosi ringhiò piano verso l'esterno. Mi affacciai a mia volta, scorgendo tra gli arbusti la figura di Madame Maude. Irata presi l'ancia alla mia destra. - Perché sei tornata? - Le urlai, cercando la sua figura immersa nella neve. In mano stringeva un panno. - Posso salire? - Chiese ormai sotto di noi, i suoi occhi verdi su di me. Osservai Øystein stringendo i denti. Non era un pericolo ed in ogni caso lui mi avrebbe protetta. - Sali. - Dissi soltanto, buttando una fune per farla salire. La sua figura magra si mescolò tra le ombre degli alberi. Si fece forza con le braccia ed esausta si sedette accanto a noi.

 Si fece forza con le braccia ed esausta si sedette accanto a noi

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