Faccio soffrire due eroi e un dio

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"Perseus Jackson. Cosa ti fa credere che tu sia il mio unico desiderio, mh?" dice Circe, ancora con quel suo ghigno sul viso. "Ho impiegato così tanto a costringere il divino Poseidone a scrivere il biglietto, ora voglio che la spada serva a qualcosa. Tu hai liberato i pirati sulla mia isola, io ucciderò la tua amata sorella davanti a te... e ovviamente a tuo padre".
"NO!" urla papà, tirando ancora le catene.
Sposto lo sguardo su di lui, gli occhi pieni di lacrime. È in queste condizioni perchè Circe l'ha costretto a scrivere quel biglietto. Tuo fratello non deve essere l'unico. A soffrire, forse? A patire il dolore per tanta sofferenza causata da me? Percy, papà... mi dispiace.
"Uccidimi" sussurro. Papà e Percy mi guardano col terrore negli occhi. Avete mai letto il terrore negli occhi di un dio? Non è un bello spettacolo.
"Prego?" fa Circe.
"Uccidimi, brutta strega. Uccidimi e lascia in pace mio padre e mio fratello" ripeto, a voce più alta. Il porcellino-Jason inizia a girarmi intorno, chiaramente il suo intento è un discorso convincente degno di Ottaviano, ma tutto ciò che sentiamo noi sono squittii.
"Bene, bene..." mormora Circe, facendo un rapido gesto. La spada si avvicina a me, e buca la maglietta del campo. Sento la lama fredda contro il petto, mi dà i brividi. Una lacrima riga la guancia di papà. Non posso vederlo così.
D'improvviso, mi sento forte. Come se niente potesse fermarmi. Una stretta allo stomaco, che Percy mi ha descritto mille volte. Percepisco l'Oceano, fuori, è tutto intorno a me. Comando all'acqua di portare via la mia famiglia. E l'Oceano fa il resto. Io e Circe non veniamo neanche sfiorate, ma quando il mare si ritira, sono ancora tutti qui. L'unica cosa che è cambiata è Jason, che è tornato normale ed è fradicio, e Percy che non è più legato.
"Non puoi costringere il mare a portarci via contro la nostra volontà" dice Percy, guardandomi con gli occhi lucidi. "Sono anni che uso i miei poteri. Tu li usi da meno di un mese".
Guardo tutti e tre, poi soffermo lo sguardo su Circe. E se...
Chiamo di nuovo l'Oceano, ma stavolta gli ordino di immobilizzare la maga. Stavolta, Percy e papà non mi ostacolano, anzi mi aiutano. Circe, poco dopo, è intrappolata in un vortice.
"Fai cadere quella spada" dice Percy a denti stretti.
"Questo mai" ribatte la maga. "Se mi rimandi nel Tartaro, Jackson, la tua sorellina verrà con me".
La spada si avvicina. Sento un rivolo di sangue scendere, e abbassando lo sguardo vedo il liquido cremisi macchiarmi la maglietta. Stringo i pugni.
"Percy, Jason... uccidetela. Rispedite questa strega nel Tartaro" dico.
"No. Ti ucciderà" ribatte Jason. Mi volto verso mio cugino. Anche lui ha lo sguardo velato di lacrime.
"Ma è ciò che facciamo, no? Rispediamo i mostri nell'Abisso dove devono stare" dico io, ma sento un nodo formarmisi in gola. Non devo piangere. Ma è più forte di me.
"Percy, torna al Campo. Torna da Annabeth. Tu puoi. Jason, sei un ragazzo meraviglioso. Non dimenticarlo mai, cugino" mi interrompo, e guardo papà. "Padre..." provo a parlare, tra le lacrime, "sono... così fiera di essere tua figlia".
"E io sono fiero di avere una figlia così coraggiosa" dice papà, le guance rigate di lacrime, guardandomi con quei suoi occhi verde mare.
Le lacrime ormai rigano copiose anche le mie guance, mentre Circe osserva la scena dal vortice in cui è rinchiusa con un ghigno.
"Bene, Jackson. Allora, volete tenermi qui e farmi venire il diabete?" domanda. Percy urla, e pone Vortice sotto la sua gola.
"Taci, brutta strega!" dice, a denti stretti.

Tan tan taaaaaan!
Ok, vi voglio bene. Anche se a voi non sembra. Capitolo corto solo per farvi venire l'ansia.
Ok, io me ne vado👋

Io al Campo MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora